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Se vale per le donne…

Se vale per le donne…

Note ai margini - Durante i dibattiti sulle pari opportunità, sulla differenza di genere, sul maistreaming ...

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006

Durante i dibattiti sulle pari opportunità, sulla differenza di genere, sul maistreaming capita spesso di affermare che determinate politiche e/o interventi che sono efficaci per le donne sono sicuramente efficaci per “tutti”. Veramente questa argomentazione non mi convincerebbe del tutto, nel senso che misure, interventi ecc. ecc. se sono validi per le donne dovrebbe essere più che sufficiente! Ma tant’è! Personalmente giustifico questo atteggiamento dicendomi che tanto quello che vale veramente è il risultato, e non vale la pena di lottare tanto contro i mulini a vento. Le argomentazioni che uso (che si usano in genere, credo) sono di solito efficaci e convincenti, spesso di ordine molto pratico. Esse, riguardano ad esempio, l’organizzazione del lavoro, che nelle grandi fabbriche del nord del nostro Paese, si è dovuta adeguare in seguito alla massiccia entrata delle donne dopo l’approvazione della legge sulle pari opportunità ( la 903 del ’77), con tante modifiche, a volte apparentemente non rilevanti, ma che di fatto hanno reso l’organizzazione “più umana”, più femminile. In quegli anni si cominciarono a cambiare anche le prove per la selezione degli/delle aspiranti lavoratori/trici. Nelle Poste, ad esempio, c'erano prove fisiche, inutili e ingiustificate, gravose per le donne ma anche per gli uomini. Ultimamente invece mi sono scontrata con una diversa opinione che in teoria dovrebbe smontare questa tesi, ma che in ultima analisi non solo la avvalora, ma mi induce a pensare che invece, anche nel campo del lavoro, siamo davanti ad una fase difficile, non solo di rigetto delle teorie di pari opportunità e della diversità di genere, ma quasi quasi che la violenza nei confronti delle donne che abbiamo visto rinfocolata nella società , rischiamo di incontrarla prima poi anche nel mondo di lavoro e nei percorsi di carriera. L’episodio su cui ho discusso è semplice: l’entrata nell’esercito delle donne ha comportato alcuni cambiamenti organizzativi nelle caserme, per cui alle donne sono state assegnate non camerate, ma camere singole, riconoscendo loro il diritto a servizi igienici riservati e così via. Si è parlato anche della riserva delle donne rispetto ai turni di notte, ai servizi esterni, in cui l’assenza delle donne, da verificare, potrebbe significare in ultima analisi tenerle lontane da possibilità di carriera. Il punto era che le camere assegnate alle donne erano camere sottratte agli uomini, che sono stati rimandati in camerata. Deplorevole di sicuro, ma perchè i ragazzi, si sono adattati? Perchè le ragazze non hanno fatto, a sentir loro la gavetta? Forse perchè le ragazze anche nell’esercito entrano con più titoli di studio, rispetto ai ragazzi? O perchè trovano normalmente dignitoso usufruire di servizi igienici degni di questo nome? Indagheremo.Certo che anche questo di fatto potrebbe essere un esempio, più camere e meno camerate per tutti, non solo per le ragazze!



(18 dicembre 2006)

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