Lunedi, 13/09/2021 - Un successo memorabile per la squadra dei 114 atleti italiani su cui soffermarsi con un'attenzione partigiana in più, rivolta alle atlete che hanno animato le Paralimpiadi e conquistato molti e significativi traguardi, fra quelle 69 medaglie che hanno posto l’Italia al nono posto nel medagliere.
“Se sembra impossibile allora si può fare” , è questa la considerazione incredibilmente forte e incancellabile, per il valore vitale e virale con cui Bebe Vio , uno dei simboli di questi giochi, ha sintetizzato l’avventura vissuta per arrivare all’oro nella scherma e all’argento nel fioretto a squadre insieme a Ionela Andrea e Loredana Triglia.
Abbiamo imparato infatti, solo a oro conquistato, che Bebe ad aprile ha scoperto di avere un'infezione grave per cui non solo rischiava ovviamente la partecipazione ai Giochi ma l’amputazione dello stesso braccio con cui ha poi vinto l’oro.
Ciò che è incredibile non è solo avercela fatta grazie all’équipe del Prof. Accetta - del quale non a caso la nostra Bebe, con quel sorriso contagioso, ne ha sottolineato il cognome che nel caso specifico è tutto un programma - ma la serietà e la solidarietà concreta che l’ha avvolta per cui nessuna indiscrezione sia trapelata durante quegli incredibili e unici 119 giorni in cui si è svolta la sua preparazione .
Una squadra, quella dei 114 atleti e atlete paralimpici, dove è stato bandito pietismo e compassione e dove ha sempre prevalso la difesa della dignità degli atleti e atlete che non vogliono essere eroi sfortunati ma lottatori che gareggiano e rilanciano, proiettati a prepararsi per vincere. Concetti che hanno sottolineato e confermato in maniera univoca in ogni intervista e che in particolare è stato fortemente ribadito e motivato in tutte le dichiarazioni di Luca Pancalli già atleta e da anni presidente del Comitato Paralimpico Italiano.
E sono proprio i valori e le modalità “culturali” che abbiamo imparato ad apprezzare e la grande dignità e partecipazione con cui ci si è confrontati che ha reso possibile aprire nell’informazione a un tema di rilievo riguardante il compenso alla vittoria delle medaglie delle paralimpiadi attualmente dimezzato rispetto a quello delle Olimpiadi.
Una “discriminazione” che deve essere superata nel futuro prossimo.
Tornando alle nostre atlete che abbiamo visto vincere nel nuoto, judo, tiro con l’arco, la carabina, equitazione, ciclismo, snowboard, paratriathlon, lancio peso e disco, per arrivare a quella vittoria nella corsa dei cento metri, dove l’oro di Ambra Sabatini, l’argento di Martina Caironi e il bronzo di Monica Contrafatto si sono trasformate in una apoteosi fotografica di tre atlete che avvolta la loro gioia nella bandiera e mostrando con orgoglio i loro arti di supporto – posticci ad alta tecnologia - hanno riempito d’orgoglio il paese.
Considerato che, come è stato per Marcel Jacob che alle atlete ha inviato un saluto e un apprezzamento significativo: "grazie di avermi fatto emozionare, siete delle lottatrici nate", si è trattato della tripletta vittoriosa di 3 Italiane in quei cento metri considerati la gara simbolo e più significativa di ogni altra ai giochi olimpici.
Una vittoria che ha poi portato con il bronzo di Monica un ulteriore legame di incredibile attualità e significato con quanto stiamo seguendo degli avvenimenti afghani. Monica infatti è proprio in Afghanistan, da militare, che ha perso una gamba per un colpo di mortaio. Lei che commentando il fatto, ovviamente ampiamente ripreso dall’informazione, ha lasciato una dichiarazione di tale profondità e valore da scuotere chiunque l’abbia ascoltata e divenire un'ulteriore medaglia che ci regalano questi giochi. Monica infatti ha dedicato la sua medaglia di bronzo all’Afghanistan dicendo che ..”è il motivo per il quale mi trovo qui e non da un'altra parte. E’ il paese che mi ha tolto una parte di me, ma in realtà mi ha regalato tante emozioni e una nuova vita fighissima “.
Mario Draghi quando proprio commentando le Paralimpiadi a seguito della vittoria delle tre centometriste ha detto con parole cariche d’emozione “siete orgoglio e ispirazione per tutto il paese“ ha sintetizzato con l’incisività che lo distingue il grande valore ed esempio che queste e questi atleti ci hanno regalato e su cui soffermarsi per trarne energie positive e considerazioni fondamentali per affrontare con successo le negatività della vita individuale, ma non solo.
Quello che certo non va sottovalutato, per cui è indispensabile non cancellare tutto questo, è che questa “ vittoria sull’handicap”, di cui le Paralimpiadi sono traguardo d’eccellenza, ha bisogno di “ispirare” appunto un forte coinvolgimento della società dei servizi, della sanità, in sintesi dello Stato nelle sue plurime espressioni. Il compito non può essere lasciato e delegato in modo massiccio al coraggio e capacità delle famiglie, il cui peso fondamentale, come si impara leggendo le singole storie, risulta decisivo ma non può e non deve essere esclusivo. Fra le altre cose rischierebbe di divenire discriminante davvero rispetto a chi non può godere di una “famiglia all’altezza“ economicamente e non solo.
La vitalità, l’amore e la sfida di ogni persona per vivere la vita sempre e comunque che queste Paralimpiadi ci costringono a considerare rappresentano una testimonianza di enorme valore dove ogni singolo ha un ruolo e una funzione incisiva nella società e va sostenuto per poterla svolgere.
Finendo quello che vuole essere, da parte mia, un pensiero a voce alta scritto per continuare a riflettere, evolvendolo e approfondendolo “in compagnia”, mi sembra importante ricordare come prima, durante e dopo i Giochi sia stato ripetutamente ricordato il ruolo fondamentale, l’energia, l’esempio che negli anni ha rappresentato e ancora oggi rappresenta, come è noto, Alex Zanotelli nel dare senso all’impresa di misurarsi e competere e non arrendersi mai all’handicap. La sua bicicletta è stata data, con un atto assai più che simbolico, dalla moglie a chi correva la stessa gara di suo marito, per ribadire il legame profondo che unisce questi atleti e queste atlete formidabili che hanno da insegnarci davvero tanto.
Paola Ortensi 13 settembre 2021
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