Immagini pubblicitarie che riflettono stereotipi, visione collettive e femministe per ripensare il futuro
Mercoledi, 13/04/2011 - Un documentario può essere un forte strumento di comunicazione, soprattutto oggi che il numero di utenti del web è sempre più grande e ancora in crescita. Molte persone ormai si rivolgono prevalentemente ai media digitali come fonte primaria di informazioni e di approfondimento culturale. Del grande potere delle immagini era ben cosciente Lorella Zanardo quando, tempo fa, ha lanciato in rete “Il corpo delle donne”, efficacissimo video sulla de-umanizzazione del corpo femminile nei programmi televisivi italiani. Da alcuni mesi, circola sul web anche un altro contributo interessante, dal titolo “Se questa è una donna”. L’ho scoperto grazie ad un caro amico che, sapendo di farmi cosa gradita, l’ha “postato” sulla mia bacheca di Facebook. Mi ha subito conquistata l’idea del video, semplice e chiara, ma non per questo banale, di comporre un puzzle di immagini che mostrano l’uso machista del corpo femminile nella pubblicità a mezzo stampa: i corpi delle donne semplicemente come “carne”, private di identità, di soggettività e ancor più a monte dello stesso status di persona. Il finale del documentario però ci “tranquillizza” delineando la possibilità di un agire collettivo di donne che può scardinare stereotipi e controbilanciare le immagini sessiste. Le due autrici, Elisa Giomi, ricercatrice di Sociologia dei processi comunicativi a Siena e Daniela Pitti, educatrice per l’infanzia qui a Roma, hanno voluto ribadire l’importanza della soggettivazione politica collettiva e della ripresa di un’azione comune delle donne. Ovviamente i due piani, simbolico e politico, sono fortemente legati tra loro e il video dichiara apertamente quanto sia assolutamente necessario creare un nuovo linguaggio che rifletta un’idea più vera e rispettosa del corpo e dell’anima femminile, affinché su di esso si basi un agire politico coerente. Interessata dal progetto, ho incontrato Daniela Pitti per farmi raccontare cosa è successo dopo la circolazione in rete del video.
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