Mercoledi, 13/07/2011 - Sono stato a Siena sabato e domenica dall’inizio alla fine dell’incontro delle donne italiane di “Se non ora quando?”. Ero uno dei 100 uomini presenti (li ho contati uno più uno meno, esclusi i giornalisti e i tecnici). E’ stata una esperienza intensa, molto interessante, bella, anche per me. Conoscevo alcune delle organizzatrici e quasi tutto il gruppo delle veneziane, avendo vissuto 30 anni in quella città. Sono andato convinto che mi avrebbe fatto bene e così è stato. Mi ha dato ancora più fiducia sia in questa Italia in movimento sia nelle donne promotrici e partecipanti, sia nelle idee e nelle attività che sto facendo da anni, in un misto indistinguibile fra la mia vita e il mio lavoro, fra scrittura di articoli, libri, siti, pagine in rete, progetti ed iniziative legate alla cooperazione internazionale, alle migrazioni e la multietnicità.
Il momento più forte e significativo delle giornate di Siena, nella sua essenziale capacità di comunicare, è stato il ballo finale sul palco delle promotrici, di ogni età, trascinate dalla bellissima canzone di Patti Smith “ People have the power”, che nel titolo indica una possibilità e una necessità. Già a Roma in Piazza del Popolo il 13 febbraio mi aveva colpito questo momento liberatorio e coinvolgente del ballo vero, scatenato, di corpi di donne ventenni, trentenni…. ed anche settantenni, che dopo aver parlato, ragionato alto, proposto, lavorato, hanno espresso la loro forza, la loro gioia ed energia ballando: noi uomini non lo facciamo quasi mai e men che mai lo faremmo alla fine di un incontro politico nazionale al centro di un palco davanti a centinaia o migliaia di altre persone.
Tutte le 24 ore quasi consecutive, dalle 12.30 di sabato alle 13 di domenica 9 e 10 luglio a Siena, sono state comunque significative per la varietà di interventi, testimonianze, analisi e proposte fatte da donne veramente tanto diverse fra loro per età storia, formazione, provenienza, ruolo, comprese le attrici, le musiciste, le artiste.
I momenti più strani li ho vissuti io nel sentirmi guardato e vissuto come “estraneo” come “altro” e al massimo accettato come osservatore o compagno-marito di una delle donne presenti o appunto utilizzato come “fotografo” volante di amiche che volevano giustamente ricordare quei giorni in uno scatto.
Ho anche vissuto con imbarazzo critico l’assenza totale dell’intervento di un uomo, almeno uno (tranne il saluto del Sindaco) che parlasse del piacere e dell’interesse di essere lì e della grande potenzialità umana e politica di una nuova collaborazione fra movimento delle donne e uomini in cambiamento che pur esistono in Italia, da anni, in molte città, in piccoli gruppi o in alcune associazioni nazionali ( fra gli altri: Il Cerchio degli Uomini di Torino, Uomini in Cammino di Pinerolo, Gruppo Uomini di Viareggio, Gruppo Uomini di Verona, Uomini in Gioco di Bari, Maschile Plurale di Bologna, di Roma e di Napoli, Non più Sole di Modica, L’Associazione nazionale MaschilePlurale, la Rete italiana di Uomini Clienti con l’Associazione Le Ragazze di Benin City di Aosta). Sono stato molto tentato di provare a parlare ma ho deciso che la mia individualità non avrebbe espresso alcuna rappresentatività maschile e avrebbe rischiato di diventare una sorte di “esibizione”.
Ma a parte i gruppi e le associazioni esistenti di uomini, di cui ho anche fatto parte attiva negli ultimi anni, sono convinto che sia proprio ora (e Se non ora quando uomini italiani?) che il maggior numero possibile di Uomini Italiani di ogni età, origine, storia, formazione, città, si sveglino, si confrontino, in contemporanea, in parallelo, in momenti di autonomia e di collaborazione, provino a cambiare da soli e assieme, nella vita e nel lavoro, nella politica e nell’associazionismo, assieme fra loro e assieme alle donne, proprio come stanno facendo centinaia di migliaia di donne italiane in questo nuovo movimento trasversale apertissimo ma anche decisissimo e molto chiaro per alcuni principi, idee, proposte e capacità di azione.
Ho seguito con molto interesse l’inizio di questo nuovo protagonismo femminile a partire dalla prima serata romana all’Accademia di Danza con la proposta dello spettacolo “Libere” scritto e diretto dalle sorelle Comencini e recitato da due attrici diverse come la Aragonese e la Savino. Quella sera di circa un anno fa eravamo almeno 500 persone, molte donne ma anche molti uomini ad assistere allo spettacolo teatrale e poi al primo dibattito in cui si iniziava a ipotizzare un risveglio nuovo delle donne italiane che collegasse la storia del Femminismo al presente di donne diverse e capaci i dialogare, fare rete, impegnarsi per reagire e provare a scuotere e cambiare un’Italia al collasso mentale prima ancora che sociale politico ed economico.
Ho seguito la nascita della pagina FaceBook e poi l’organizzazione del 13 febbraio, dove sono andato, e poi ancora di Siena. Mi pare, pur da uomo, che veramente questo nuovo movimento abbia la forza e l’originalità di coinvolgere molte più donne di prima, di quei gruppi movimenti di quarant’anni fa e di altri periodi.
E sento, da uomo che da altrettanti anni prova a cambiare se stesso con tutte le difficoltà e contraddizioni nel difficile cambiamento generale della società, che i gruppi e le associazioni di uomini esistenti che da tanti anni ormai si impegnano in modi diversi a cambiare le loro vite maschili, le loro coscienze, i pensieri, le abitudini, le relazioni individuali e familiari e sociali, sono troppo chiusi in sé, troppo auto-concentrati, troppo isolati, troppo elitari come in parte lo erano alcuni gruppi di femministe storiche.
Mi sono chiesto più volte come vivrebbe e sarebbe oggi un mio figlio maschio trentenne: ho solo una figlia di cui sono più che orgoglioso e sono sempre più convito dell’importanza e della grande difficoltà di sperimentare un nuova educazione alla Maschilità, oggi pressoché inesistente con molti genitori in crisi per le crisi dei propri figli adolescenti o giovani adulti.
Ma adesso, se non ora quando, anche noi Uomini in quanto tali in quanto maschi di ogni età, in quanto persone comuni ovunque siamo, in quanto mariti o compagni di vita, in quanto padri, figli, fratelli, in quanto impiegati, operai, intellettuali, politici, giornalisti, insegnanti, artisti, possiamo e dobbiamo provare a cambiare, in un’Italia e in un mondo in subbuglio, con grandi rischi e paure ma anche con grandi energie che si stanno esprimendo in ogni paese e cultura.
Se non ora quando Uomini Italiani, assieme fra noi e assieme alle donne, con il rispetto reciproco ma anche con la forza della collaborazione, sulla base di confronti sinceri, critiche, analisi e possibili proposte anche comuni.
Potrebbe nascere una rete italiana di SNOQ-U, uomini in una rete aperta, attiva, presente nelle diverse città, collegata da idee e proposte, alcune proprie e specifiche altre assieme alla rete delle donne, per arricchire e rafforzare l’Onda lunga che in Italia sta finalmente iniziando a modificare la situazione generale del Paese.
Le analisi fatte a Siena, ed anche prima, dalle donne del nuovo movimento facevano capire bene come non sia più sufficiente aspettare pur attivamente le nuove elezioni politiche sperando in un nuovo Governo di Centro Sinistra più o medo discreto. C’è bisogno di cambiamenti profondi culturali, comportamentali, sociali, politici ed economici, che attraversino tutti i Partiti e i Movimenti, in sintonia con un mondo che travolge dittature consolidate, rompe schemi, collega donne e giovani dell’Africa , dell’America latina, dell’Europa, della Cina, degli Stati Uniti. Un mondo che non aspetta “semplicemente” di superare la crisi finanziare rilanciando un nuova “Crescita Economica” come se fossimo negli anni Trenta o Sessanta o Ottanta. Le crisi ambientali, sociali, economiche richiedono ben altro e soprattutto i giovani e le donne lo stanno capendo più e meglio di milioni di Dirigenti Uomini al potere in tutto il mondo.
Se non ora quando, uomini italiani : proviamoci anche noi a cambiare e far cambiare, partecipando e ritrovando nuove e diverse energie maschili da scoprire o reinventare.
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