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Se non ora quando/1 Da Siena un patto tra donne - di Tiziana Bartolini

Se non ora quando/1 Da Siena un patto tra donne - di Tiziana Bartolini

Il messaggio delle donne da Siena

Lunedi, 11/07/2011 - "Non vogliamo fare un partito, ma lanciare un patto tra donne diverse che si realizzi attraverso una rete permanente e aperta su obiettivi condivisi". Ecco, con l'obbligo della sintesi, il messaggio che da Siena le donne chiamate ad un confronto dopo il 13 febbraio scorso all'insegna dello slogan Se Non Ora Quando hanno lanciato all'Italia con il grande incontro di Siena il 9 e 10 luglio 2011. E' un progetto orgogliosamente definito 'politico' da Titti di Salvo e che intende relazionarsi con i partiti e con le istituzioni, non percepiti come 'nemici' bensì ritenuti interlocutori dai quale pretendere ascolto e accoglimento delle istanze. La precarietà delle condizioni di vita e di lavoro, la maternità e la dignità delle donne sono gli assi portanti intorno ai quali questo movimento ha messo radici un po' in tutta Italia con i 120 comitati locali che si sono spontaneamente costituiti dopo il 13 febbraio. Ma a Prato Sant'Agostino tanti interventi hanno puntato alla stringente attualità definendo 'misogina' la finanziaria che taglia risorse ai servizi sociali e agli Enti Locali e scarica i costi della crisi e tutto il peso del lavoro di cura sulle donne. Le circa 2000 donne, con alcune presenze maschili, erano una rappresentazione (quasi) fedele per età e provenienza geografica e sociale dell'Italia di oggi e dei problemi economici e strutturali che la attraversano. La relazione della Direttrice Istat Linda Laura Sabbadini ha efficacemente illustrato lo specifico femminile del nostro Paese se analizzato con una lettura di genere delle rilevazioni ufficiali: le discriminazioni permangono e i talenti delle donne non sono utilizzati. Se l'età media della piazza era piuttosto alta a causa di una predominante presenza di donne 'grandi', si può dire che il gap generazionale non è questione all'ordine del giorno, grazie all'attenzione nella miscela di presenze e interventi ma anche in ragione di una trasversalità di interessi che le questioni sul tappeto investono: i tagli alla spesa pubblica tolgono alle giovani precarie la speranza di un lavoro ma gravano anche sulle donne mature che devono accudire genitori anziani e nipotini, la rappresentazione offensiva della donna offende giovani e anziane così come la svalorizzazione dei talenti delle donne. Le varie generazioni concordano anche nel richiamo alla Politica, affinché accolga la "domanda di cambiamento dell'etica pubblica". Gli interventi conclusivi valorizzano i percorsi delle donne che "vengono da lontano" e che hanno permesso di arrivare a Siena passando per le piazze del 13 febbraio. E rilanciano. "Oggi ci sono domande nuove con cui fare i conti - ho sottolineato Serena Sapegno – e l'aspettativa messa in moto non può essere delusa. Occorre far pesare nella scena pubblica la forza delle donne e occorre fare dell'Italia un paese per donne". Per anni le donne si sono dette che dovevano fare 'massa critica', ed ecco che oggi questa prospettiva appare a portata di mano. "E' una sfida che raccogliamo e che cerchiamo di rendere concreta superando le differenze e con la gioia di stare insieme". La rete che a Siena ha avuto il battesimo ufficiale in realtà da mesi ha testato la sua efficacia e con gli oltre 45mila fan su Facebook. "E' saltato il metodo classico di contatto e di comunicare e per noi è un'esperienza incredibile, che si rinnova continuamente con migliaia di contatti - hanno sottolineato Giorgia Serughetti e Elisa Davoglio a nome del gruppo di giovani che hanno animato la rete e i social network – e che anche per Siena ha dimostrato tutta la sua efficacia persino facilitando il reperimento di alloggi e ospitalità". "Puntavamo alle giovani in rete abbiamo trovato donne di tutte le età e lo spazio di FB è diventato spazio politico, fondamentale per conoscerci e per cambiare questo Paese". E' dalle modalità tipiche della rete che il movimento Se Non Ora Quando prende esempio nel darsi un'organizzazione, volendo diventare paritario senza prevaricare. Le modalità con cui si sono svolte le due giornate ne sono state esempio: interventi tassativamente di tre minuti per tutte. Da Susanna Camusso che ha criticato la finanziaria a Rita Visani che ha portato la testimonianza delle donne dell'Omsa, da Giulia Rodano che ha sottolineato l'importanza di fare battaglie trasversali anche nelle assemblee elettive a Rosanna Scaricabarozzi che ha ricordato l'appuntamento a New York del Rapporto Ombra Cedaw, da Rosi Bindi che chiede alle donne di imparare a relazionarsi col potere a Giulia Bongiorno che propone una Class Action delle donne a tutela della maternità. Circa 60 interventi tra associazioni e donne che hanno parlato a titolo personale e poi i messaggi affidati ad una videocamera in un angolo della piazza hanno dato possibilità di lasciare testimonianze e riflessioni dando spazio alle diversità, alla ricchezza e anche alla trasversalità che SNOQ indica tra le caratteristiche vincenti di questa realtà. Le standing ovation con cui la piazza ha spontaneamente accolto e salutato Lidia Menapace, intervenuta in rappresentanza del coordinamento Donne dell'Anpi, hanno sottolineato che in questo, forse, non tutte le donne di SNOQ concordano.



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Ecco alcune testimonianze raccolte a Siena il 9 e 10 luglio 2011.

Rosanna Marcodoppido, dell’Udi Romana La Goccia: “C'è un accumulo di saperi delle donne che rimane di nicchia e che invece deve diventare senso comune. Ad esempio le economiste hanno detto cose nuove, criticando anche il lavoro come  solo come concezione di vita, ma nessuno lo sa. Anche il mondo del lavoro riconosce l'importanza di quelle che vengono definite 'competenze deboli' – la capacità di fare relazione, di lavorare su più piani – sono fattori utili anche per andare al superamento della crisi. Tutte cose importantissime e  noi donne dobbiamo trovare i modi di farle conoscere perché è necessario portare una carica nuova, umana e politica, ad orientare le scelte. Occorre quindi da parte nostra il superamento delle diffidenze e dei circuiti autoreferenziali, dobbiamo fare ricorso alla trasversalità come pratica politica e all’interlocuzione con gli uomini che si stanno interrogando e che ci interrogano. Questo appuntamento porterà ad un passaggio in avanti nelle relazioni. Dobbiamo avere la capacità di saper riconoscere le differenze e tenere conto che l’organizzazione è un punto nodale, per aver spazi virtuali ma anche materiali di confronto”.

 

Isabelle Chabot è una storica, fondatrice della Società italiana delle Storiche: "Da questo movimento mi aspetto grandi cambiamenti, una seconda ondata dopo quella di trenta anni fa. Allora la protesta era sui diritti fondamentali, oggi il tema forte è il lavoro e la conciliazione, sentito soprattutto dalle giovani, che per ora non sono tantissime. Però cominciano a partecipare e non hanno più troppa paura di dirsi femministe. Il fatto è che loro fanno tante cose che noi non facevamo, c'è una creatività diversa e incredibile, usano le immagini. Il tema della generazione di ora è la precarietà: del lavoro, della vita. Non so quanto si interrogano sui rapporti tra uomini e donne, perché per loro molte cose sono già acquisite".

Paolo, il marito di Isabelle, è di Firenze: “Sono qui perchénon mi arrendo all'idea di aver fatto un percorso come uomo insieme al movimento delle donne e di assistere passivamente a quello che accade. Quando mi sono reso conto che tutto stava tornando indietro ho deciso di essere qui, spero che si riprenda il tempo perduto. C'è un grosso cambiamento rispetto al passato, il modo di affrontare i problemi oggi è diverso da come era negli anni ‘70, oggi non c'è una preclusione e mi sento completamente integrato come uomo. Questa è una grande differenza e mi sento un po' più a mio agio”.

 

Marina Pivetta, direttora de ‘Il paese delle donne’: "A me piacerebbe che tutta questa mobilitazione che si è messa in atto dal 13 febbraio ad oggi desse anche dei risultati a livello istituzionale, perché è lì che manca un protagonismo forte. Mi sembra che questa di Siena sia una buona premessa".

 

Astrid D'Eredità parla a nome di un gruppo di archeologhe costituitosi dopo l’8 marzo. “Siamo una costola dell’associazione nazionale degli archeologi, siamo circa 30 ragazze di tante regioni, da Trento a Lentini. Siamo a Siena per parlare del nostro mestiere e che per dire che esistiamo, che per noi c’è assenza di diritti e che abbiamo solo doveri. Vogliamo creare una rete, collaborare con le donne presenti a Siena e organizzare un paese a misura di donna. Se questo movimento dovesse avere una dimensione politica, vogliamo partecipare”.

 

Liviana Zagagnoni, dell’Udi di Ferrara: “Mi pare un movimento giovane e molto motivato, va bene questo secondo appuntamento dopo il 13 febbraio e spero che ci si dia una strategia di continuità. Ricordo la manifestazione del 2006 a Milano, che è stato un momento a sé…anche a Ferrara ci siamo perse. Grazie alla rabbia che abbiamo per come questo governo tratta le donne penso che oggi ci siano più possibilità di contiuare. Non ho aspettative, ma ho una speranza: che dentro ci siano tutte le associazioni.

Ornella Farinelli, dell’Udi di Comacchio: “Mi aspetto di fare il pieno di questa passione e dell’entusiasmo che vedo, in questo periodo ce n’è bisogno. Speravo di vedere più giovani, mentre noto che è la nostra generazione che continua. Le giovani probabilmente hanno altri strumenti, anche per seguire questo movimento, comunque ne trarranno giovamento”.

Lorella Bighi, dell’Udi di Ferrara: “E’ una giornata meravigliosa, come lo è stato il 13 febbraio, anche a Ferrara abbiamo vissuto emozioni che erano anni che non vivevo e il fatto di condividere questa energia, questo entusiasmo e voglia di cambiare è molto positivo. Credo  nella voglia di cambiare che tutte mostriamo e che sia percorso importante, da continuare e condividere con tante persone”.

 

Giuliana Brega, del SNOQ di Ancona:”Sin dal 13 febbraio ci aspettiamo un’organizzazione nazionale e la possibilità di organizzarci territorialmente, abbiamo avuto una buona risposta dalla città e sentiamo la necessità di lavorare con ampie vedute. Non è tanto un fatto di dare risposte, perché ogni realtà deve fare da sé, ma ci siamo rese conto che questa cosa nuova è anche la possibilità di essere autonome. Servono obiettivi comuni e tendere alla proposta di governo, non fare un partito,  ma penso alla possibilità di costruire le liste civiche, di far pensare la presenza delle donne. Nei partiti c’è una perdita di connessione con la realtà, il problema del lavoro è ampio perché coinvolge l’economia, ma lo risolvi se lo riconnetti alla dimensione governativa e amministrativa. E’ importante anche il problema della salute e dei servizi e della poca solidarietà, ma tutto è collegato. Dopo Siena  non siamo sole, ci sentiamo più forti”.



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