Venerdi, 09/12/2011 - Alice, la ricercatrice precaria di 36 anni sorride alla telecamera - accesa a Ferrara sulla ribalta del festival internazionale dei Giovani dove è attesa Susanna Camusso - e, quasi a piatire un diniego da quell’obiettivo che rimanda ad una tv avara di parole e di immagini sulle vite di gente come lei, chiede mesta: “noi donne, dobbiamo forse cambiare sesso?”
Una domanda irreale, certo, ma che meglio non può denunciare la debole condizione delle donne di questo Paese. Sottorappresentate ovunque, nei luoghi delle decisioni, nella politica, nell’economia, sul lavoro prima di tutto. Perché è lì, come in uno specchio maligno, che si riflette ogni altro aspetto della vita di fuori. Ma anche sovraesposte e sfruttate, quando è il sollazzo di certi potenti a riempire le cronache di giornali e tv.
A quella stessa domanda, la rete ‘aperta e trasversale’ di Se non ora quando aveva fornito con voce vibrata una sorprendente e corale risposta occupando le piazze del 13 febbraio. L’exploit che ha convogliato in un’ondata rigeneratrice l’insofferenza di donne e di uomini all’oltraggio della dignità della donna, al mercimonio della sua immagine e del suo corpo. E che non ha lasciato il Paese uguale a sé stesso. La determinazione delle parole d’ordine, e il dibattito decisivo che ha fatto seguito a quella giornata memorabile hanno separato con nettezza chi perpetra l’offesa da chi la subisce. Fino ad isolare, ma non ancora ad estirpare, una ‘cultura’ dimostratasi finalmente indegna di un paese civile, oltre che largamente minoritaria.
Lo scenario politico ora è un altro. A dieci mesi dalla ‘festa’ di allora e dalla tappa pur importante di Siena, Snoq riprende il percorso. E confidando nel ritorno di quel protagonismo, motivato stavolta “dalla necessità di esserci e di far contare le donne in questa fase di cambiamento”, come segnalano dal Comitato promotore, da appuntamento per l’11dicembre nello stesso luogo di allora, la piazza romana del Popolo, per una manifestazione-concerto che ai discorsi dal palco, alternerà esibizioni canore e concertistiche di grande richiamo. Esserci e contare, dunque. Questo è l’obiettivo che ha scalzato quella denuncia rabbiosa di febbraio, quel “basta” riecheggiato in lungo e in largo per lo stivale. Oggi le donne di Se non le donne chi, come intonano in vista del raduno, cambiano registro: “Abbiamo votato in cambio di niente –dicono nell’appello lanciato dal web- e questo paese non ci somiglia, non ci racconta…..Adesso, attenti: una donna un voto. Quando chiederanno il nostro voto non lo daremo più né per simpatia, né per ideologia, ma solo su programmi concreti e sulla certezza dell’impegno di 50 per cento di donne al Governo”. Più chiaro di così….!
E se allo start della mobilitazione qualche perplessità od incertezza si erano levate da alcuni Comitati territoriali di Se non ora quando –primo fra tutti quello toscano, con la scelta di rinviare la manifestazione alla definizione compiuta di una proposta politica delle donne- alla vigilia dell’happening romano ecco calare sull’evento, imprevedibilmente, la manovra di Supermario, L’ampio pacchetto di provvedimenti economici varato dal nuovo Presidente del Consiglio, Monti, e dal suo governo tecnico. Una parte dei ‘sacrifici’, certamente la più onerosa, peserà sulle solite spalle, quelle delle donne, già gravate dai costi della crisi e dai ripetuti tagli al welfare. Già provate dalla stretta sulle pensioni e nel lavoro pubblico. Già piegate dai licenziamenti, dalle discriminazioni e dall’esclusione dal mercato del lavoro. Già ‘espulse’ per maternità o per prepensionamenti. Già mortificate dai salari più bassi.
Come reagiranno le donne di Snoq? Cosa diranno sui ruvidi provvedimenti che, a partire dall’elevamento dell’età pensionabile, metteranno a dura prova la sopportazione delle donne? Staremo a vedere. E a sentire. Fiduciose. Certe, comunque, che anche grazie a Snoq, la rete delle donne non si fermerà. In un processo che, come la leader Cgil, Susanna Camusso, disse nel suo discorso di insediamento, oramai più di un anno fa, deve aprire “una nuova stagione di libertà femminile di cui sentiamo un gran bisogno per la democrazia di questo Paese”.
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