La scorsa settimana, in occasione dell’arrivo a Roma della Carovana femminista -progetto di attivismo itinerante partito lo scorso 8 marzo da Kobane, transitato in Grecia, nei Paesi balcanici ed in quelli dell’est Europa per continuare, dopo la tappa romana, verso il resto del continente- impegnata a costituire una rete tra le donne e le loro pratiche di militanza femminista, è stata consegnata da una rappresentante di Se non ora quando ad una componente della Carovana un documento di solidarietà alle donne curde, impegnate a fronteggiare l’Isis. In esso è presente l’esplicita richiesta alle istituzioni pubbliche italiane di sollecitare un intervento della Commissione europea al riguardo del turpe fenomeno degli stupri perpetrati ai danni delle combattenti curde, stupri considerati dalle norme internazionali vigenti quali crimini di guerra. Segue il testo del comunicato.
Quando pochi mesi fa le donne curde lottavano nei confronti dell'Isis, da estremo baluardo nei confronti dell'integralismo islamico, l'opinione pubblica mondiale, nonchè le istituzioni internazionali, le acclamavano come eroine. Invece oggi, che una di loro, conosciuta con il nome di battaglia Ekin Wan, il 10 agosto scorso è stata torturata, violentata ed uccisa da agenti dello stato turco, esponendone il cadavere al pubblico in pieno dispregio della Convenzione di Ginevra, l'indifferenza la fa da sovrana. Tanto che il successivo 23 agosto la polizia ha arrestato Figen ahin, l’ha torturata con abusi sessuali e minacciata di condividere le fotografie del suo corpo nudo.
Non fanno notizia le violenze subite dalle donne curde, sempre più spesso usate come campo di battaglia e sui cui corpi si compiono tali efferati crimini di guerra, così come attestano le norme internazionali. Sarà perchè condannarne quali autori gli agenti speciali del governo Erdogan potrebbe incrinare i rapporti internazionali con il leader turco. Invece sarebbe più che congruo ed opportuno, ad esempio, che le istituzioni comunitarie intervengano sulla vicenda che si connota come un ulteriore sfregio alla dignità delle donne oggetto di palesi violazioni di diritti, soprattutto laddove le guerre legittimano ogni genere di abusi nei loro confronti.
Chiediamo, quindi, alle più importanti rappresentanti istituzionali italiane, Laura Boldrini e Valeria Fedeli, di sollecitare il governo italiano ad uno specifico intervento della Commissione europea, al fine di consentire alla sua rappresentante di politica estera, Federica Mogherini, una ferma e risoluta condanna politica delle violenze inferte ad Ekin Van e di impedirne di nuove.
Lavorare sinergicamente, per impegnare la Ue sul terreno ideale della tutela della libertà e della dignità delle donne, appare la migliore risposta a quanti ancora oggi ritengono impunibile la cultura dello stupro di guerra messo in atto con il femminicidio di Ekin Van, considerata un oggetto sessuale senza onore.
Lascia un Commento