Giovedi, 09/12/2021 - Era nata Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, un nome lunghissimo (colpa - merito? di un padre avvocato potentino di lontane seppur aristocratiche origini svizzere) di cui si ‘vendicherà’, in seguito, con i titoli altrettanto lunghissimi dati ai suoi film, forse una piccola ed autoironica vendetta.
Si parla di Lina Wertmüller, scomparsa la scorsa notte, a 93 anni, eterna e sempre allegra ragazza del cinema italiano, regista donna di riconosciuto valore in un àmbito che, di solito, esige ‘regisséurs ‘maschi.
Ma lei era riuscita ad imporsi: è stata, infatti, la prima donna al mondo nella storia del cinema ad aver ricevuto una ‘nomination’ al Premio Oscar come miglior regista, con il suo capolavoro “Pasqualino Settebellezze” (1975).
E poi nel 2019 (2020), solo 2 anni fa, dunque, ad oltre 90 anni, finalmente aveva ricevuto a Los Angeles l’Oscar alla carriera – certo quello ‘tardo’, dato quasi per reconditi quanto insignificanti sensi di colpa, da parte del mondo dello ‘star system’, come quelli ad Antonioni o a Cary Grant, ma meglio che ‘non’, isn’t it? - consegnatogli dalle colleghe Greta Gerwig e Jane Campion.
Ironico anche il suo commento nei confronti del premio: "Bisogna cambiare il nome a questa statuetta, perché Oscar? Chiamiamolo con un nome di donna, chiamiamolo Anna".
Aveva iniziato con ‘i Garinei, i Giovannini, i Fellini’: non a caso, il suo inizio, come loro, con la radio – che allora era davvero apprezzabile, di spessore, cultura popolare ma di che livello, cose che ormai non sa più nessuno.
Poi era passata alla televisione, agli sceneggiati sempre – pur pieni di ‘levitas’ – più che apprezzabili come il “Giornalino di Giamburrasca”, il classico della letteratura per ragazzi di Vamba, mai eguagliato, con una Rita Pavone oltre le righe e comprimari mitici come Sergio Tofano, Elsa Merlini, Bice Valori, Arnoldo Foà, Odoardo Spadaro, Silvio Bagolini, colonna sonora del musicista per eccellenza di Fellini, Nino Rota, autore, tra l’altro della famosa “W la pappa col pomodoro”.
Qualche anno fa, nel 2015, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nella sezione Venezia Classici - Documentari, era stato presentato “Lina Wertmüller – Dietro gli occhiali bianchi”, un film di Valerio Ruiz, suo aiuto regista e stretto collaboratore, una bella biografia per immagini, narrazione e grande umorismo e malinconia sul viaggio esistenziale e professionale di Lina, ma anche uno straordinario pregnante viaggio nella storia dell’Italia del dopoguerra.
"Gran conforto è stata l’infanzia mia e di mio fratello. Erano gli anni dell’Avventuroso ( la bella rivista a fumetti della Nerbini editrice di Firenze, quella che aveva portato in Italia i ‘comics’ americani, n.d.r. " aveva confidato Lina, in conferenza stampa di presentazione.
Disegni bellissimi, opere d’arte di Alex Raymond, di Lee Falk, Ray Moore, i grandi disegnatori americani che erano cresciuti alla scuola di Michelangelo e che già realizzavano, coi loro piccoli capolavori su carta, inquadrature cinematografiche: una scuola visiva meravigliosa ed ‘ante litteram’ per Lina.
Dalle immagini inedite girate a Cinecittà, quando era stata anche aiuto-regista di Federico Fellini per “8 e 1/2″, il documentario ripercorreva i luoghi dei suoi film più celebri, per riscoprire l’universo artistico e umano di una donna che, sempre fedele alla sua vena ironica e grottesca (parola che deriva da ‘grotta’- diceva Lina), ha lasciato il segno in ogni ramo dello spettacolo in cui ha lavorato, cinema, teatro, televisione, musica, canzoni - un'eclettica, per l'appunto.
Un grande amore, nella vita, di una vita, di circa 50 anni, per suo marito, lo scenografo Enrico Job.
Ad accompagnare la visiva biografia – da rivedere, soprattutto adesso che ci ha lasciato - tante interviste esclusive agli artisti testimoni di una carriera intensa, in continua evoluzione. Tra questi, Isa Danieli, Giancarlo Giannini, Marina Cicogna e molti talenti stranieri come Martin Scorsese, Harvey Keitel, Nastassja Kinski e il severissimo critico cinematografico John Simon.
Il testo filmico contiene anche una lunga serie d’inediti tra video, immagini e canzoni scritte dalla stessa Lina Wertmüller: nostalgia per gli occhi, poesia per il cuore.
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