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Se lo sviluppo è donna

Se lo sviluppo è donna

Confartigianato/Donne Impresa - Innovazione e welfare per far crescere l'impresa delle donne

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006

La recente Assemblea di Donne Impresa ha affrontato le tematiche relative “all’impresa delle donne nel mercato globale”, mettendo in evidenza alcune aspetti che penalizzano, in particolare, l’impresa al femminile quali l’innovazione e le difficoltà della conciliazione. Dall’indagine esperita dall’Osservatorio sulla impresa artigiana al femminile, risulta infatti che, nell’ultimo biennio, quasi la metà delle imprese guidate da donne non ha effettuato alcuna innovazione e questo soprattutto per gli alti costi che questa comporta ma anche per una conoscenza approssimativa di tali processi.
L’innovazione è quindi uno dei punti deboli dell’impresa al femminile a cui si associa anche una scarsa cultura delle reti che potrebbero permettere alle imprenditrici artigiane di misurarsi su una cultura imprenditoriale più ampia, portando all’interno del processo produttivo la possibilità di superare il locale e di misurarsi con la complessità di mercati più ampi. In tal senso Donne Impresa lavorerà perchè la cultura dell’innovazione possa divenire patrimonio della cultura imprenditoriale femminile promuovendo, fra l’altro, una imprenditoria non tradizionale, tecnologica, ambientale che nelle donne può trovare attenzione e sensibilità non altrove riscontrabili.
D’altronde fare impresa al femminile significa anche confrontarsi con le problematiche della conciliazione che, se pur complesse nel lavoro dipendente, divengono più pesanti quando si tratta di impresa. E’ chiaro che se si vuole rendere più competitivo l’intero mondo del lavoro al femminile, è necessario ipotizzare un welfare che riesca maggiormente a conciliare lavoro e famiglia considerando, fra l’altro, che fra i giovani la maggioranza femminile è molto accentuata e che le donne possono dare con i loro saperi un forte rinnovamento all’economia del Paese, in forza non solo della loro creatività, ma anche del grande grado di istruzione conseguito negli ultimi dieci anni.
Tagliare i fondi al welfare, come è stato fatto da alcuni anni, ha il significato di muoversi ancora con strumenti superati dalla effettiva realtà che vive il Paese ignorando più o meno volutamente che un welfare più consistente e mirato agli effettivi bisogni dei cittadini e delle donne è un investimento, come hanno dimostrato i Paesi nordici, e che una conciliazione che consideri più attentamente le specificità dell’impresa avrà ricadute importanti e stimolanti sull'economia del Paese.
(24 marzo 2006)

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