Occupazione femminile - Il nuovo Programma-Obiettivo e le osservazioni di Santina Giorgio, vicepresidente del Comitato Nazionale di Parità
Castelli Alida Lunedi, 13/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010
Incrementare e qualificare l’occupazione femminile, superare le disparità salariali e i percorsi di carriera, creare, sviluppare e consolidare le imprese femminili per la creazione di progetti integrati di rete (ex legge 125/91). Queste le finalità del Programma-Obiettivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 luglio 2010. L’obbligo di formulare un programma obiettivo è stato demandato dalla legge alla vicepresidente del Comitato nazionale di Parità.
In un’intervista (pubblicata nel nostro giornale on line www.noidonne.org) Santina Giorgio, vicepresidente del Comitato Nazionale di Parità, ha sottolineato alcuni passaggi salienti del Programma-Obiettivo che “ha mantenuto i cinque punti già contemplati nei precedenti interventi, rimodulandoli sulle esigenze e le innovazioni intervenute nel mercato del lavoro in questo ultimo periodo”. Giorgio ha osservato inoltre che “particolare attenzione è stata riservata alle giovani, al reinserimento delle lavoratrici in Cassa integrazione, alla stabilizzazione della situazione occupazionale, alle over 45, alle immigrate”, mentre per la valutazione dei livelli di attuazione delle politiche di pari opportunità e la conseguente modifica dei modelli organizzativi “è stata introdotta la ‘certificazione di genere’, e le azioni di sistema mirate all’eliminazione delle disparità di genere dovranno tenere conto della strategia di Lisbona, del Piano Italia 2020 e della ‘Carta delle Pari Opportunità’”. Ci ha fatto molto piacere che quest’anno le linee guida siano state emanate. Si tratta di un atto previsto per legge, ma lo scorso anno questo obbligato è stato disatteso. La spiegazione di quest’assenza - che ha comportato, per la prima volta dall’approvazione della legge 125/91, il fatto che non sono stati finanziati progetti di azione positiva - ce la offre la stessa Santina Giorgio nella sua relazione annuale sulle attività del Comitato nel 2009 quando afferma: “Il continuo decremento dei finanziamenti, che ha interessato negli ultimi anni i capitoli di spesa 5062 e 5061, rispettivamente riferiti ai progetti azioni positive e alle spese di funzionamento del Comitato, hanno notevolmente limitato l’azione stessa dell’organismo. Al tal riguardo si fa presente che le risorse stanziate per il 2007 e destinate al finanziamento dei progetti presentati entro il 30 novembre 2006 non furono assegnate: il Comitato, nella seduta del 18 novembre 2008 deliberò di finanziare quei progetti con le risorse previste per l’anno successivo (2008). Ne è conseguito che i progetti presentati a novembre 2007 sono stati finanziati con le risorse di competenza dell’anno 2009, ed i progetti pervenuti a novembre 2008, in corso di esame, verranno finanziati con le risorse del 2010. Per interrompere l’effetto trascinamento, nella riunione del 22 aprile 2009 si decise di non emanare il Programma Obiettivo: non sono stati quindi presentati progetti e nel 2011 si ripristinerà l’ordinario sistema di imputazione contabile.”
E occorre aggiungere che il decremento dei finanziamenti di cui parla è notevole. Siamo partiti dai circa 5 milioni di euro nel 2005, via via a scendere, fino a saltare come si è visto il finanziamento del 2007, per arrivare ad un finanziamento di poco più di 2 milioni di euro per i progetti di azione positiva dell’ultimo anno. Progetti che sono diminuiti nel tempo anche loro, dai 47 del 2007 (con risorse del 2008) fino agli attuali 16 progetti finanziati nell’ultimo periodo. A tutt’oggi non sappiamo se e quanto saranno finanziati i nuovi progetti che potranno essere presentati entro la fine di novembre in base alle nuove linee approvate.
Anche su questo tema la vicepresidente Giorgio nella sua relazione offre una sua, molto condivisibile, opinione quando afferma che: ”Appare necessario che i progressi ottenuti nel proteggere e promuovere i diritti delle donne, in special modo nel mondo del lavoro, non siano erosi da misure varate per affrontare la crisi economica. E’ dunque essenziale che la crisi non debba essere usata come tema per ridurre le risorse pubbliche assegnate a politiche ed azioni per combattere le disuguaglianze di genere.”
Sempre più assistiamo a tagli, spesso indiscriminati, e non si tratta di difendere il proprio orticello: proprio la crisi dovrebbe farci cambiare ottica, proprio in questo periodo, l’occupazione femminile e giovanile è in grande sofferenza. Si tagliano servizi essenziali, quali gli asili nido, le scuole a tempo pieno, come se già non fosse sufficientemente gravoso il carico del lavoro di cura per i propri figli da parte delle donne. Ed avanza sempre di più un fenomeno grave di donne che “volontariamente” si dimettono dal lavoro. Solo lo scorso anno quasi 13.000 neo mamme si sono licenziate durante il primo anno di vita del bambino (dato fornito dal Ministero del Lavoro) e la motivazione che ne è stata data? Tutta legata alle difficoltà di occuparsi del bambino e di lavorare, per carenza di asili nido, per assenza di nonni, per non aver ottenuto il part-time.
Programma-Obiettivo 2010 – Azioni positive
Come previsto dall’art. 10 lettera c) del decreto legislativo 198/2006
Linee di indirizzo
- un investimento qualitativo su un numero più limitato di progetti di azioni positive
- la ripresa di azioni positive all’interno delle aziende
- la promozione di azioni positive nell’ambito di interventi di sviluppo locale e derivanti dalla programmazione negoziata
Finalità delle azioni positive finanziabili
1) promuovere la presenza delle donne negli ambiti dirigenziali e gestionali
Destinatarie/i: occupate, iscritte, associate
2) modificare l’organizzazione del lavoro, del sistema di valutazione delle prestazioni e del sistema premiante aziendale, adottando la certificazione di genere
Destinatarie/i: occupate
3) sostenere iniziative per:
a) lavoratrici con contratti non a tempo determinato
b) disoccupate, inattive, in cassa integrazione, in mobilità
c) l’avvio di attività imprenditoriali
4) consolidare imprese a titolarità femminile o prevalentemente femminile
Destinatarie/i: imprese femminili attive da almeno due anni
5) promuovere la qualità della vita personale e professionale anche delle lavoratrici migranti
Destinatarie/i: persone che risiedono nell’ambito di riferimento dell’ente pubblico partner obbligatorio dell’azione
Durata: massimo 24 mesi
Finanziamento massimo: 200.000,00 euro
Scadenza della presentazione dei progetti: 30 novembre 2010
Nota: gli Enti Pubblici che si vogliono candidare al finanziamento delle azioni positive devono aver approvato il “Piano triennale di azioni positive” ai sensi dell’art. 48 del dlgs 198/06
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