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Se la società è plurale - di Maria Rita Tassi

Se la società è plurale - di Maria Rita Tassi

Giornata di studio ‘Istruzione e Integrazione nella società plurale’. L’esperienza del Distretto Scolastico di Correggio

Lunedi, 25/05/2009 - 6 marzo scorso si è tenuta a Campagnola Emilia una giornata di studio che ha riunito una folta platea di operatori della scuola, cittadini impegnati nel volontariato ed emigrati provenienti da diversi continenti. Fra i relatori vi son state le autorità degli enti locali, dirigenti scolastici, docenti universitari e due esponenti dell’Osservatorio del Ministero della PI sull’educazione interculturale.

E’ stato evidenziato il lungo cammino fatto dalle istituzioni scolastiche in questo ambito, con impegno e perseveranza, che hanno accolto una percentuale di ragazzi che è andata aumentando nel tempo fino all’attuale 20% (media fra i diversi livelli di scuole nel territorio di Correggio).

E’ stata analizzata e riconosciuta come molto positiva e vantaggiosa la modalità inclusiva che si basa sull’inserimento da subito del bambino migrante nella classe dei pari d’età,modalità che favorisce la socializzazione e un rapido apprendimento della lingua utilizzata a tal fine, base per il percorso d’apprendimento vero e proprio. Questa modalità è definita “la via italiana all’integrazione” e si rifà alla cultura dell’inserimento dei disabili nella scuola di tutti; esperienza solo italiana in tutto il mondo, dopo la chiusura delle scuole speciali e l’avvento della legge 104/92).

E’ stato riconosciuto alla scuola un ruolo difficile “di frontiera” ma fondamentale nell’integrazione delle diverse culture di cui sono portatori i migranti, ruolo essenziale nell’insegnamento della lingua italiana e nel favorire il raggiungimento di un livello di istruzione che possa portare ad un lavoro più qualificato.

Il dialogo con le altre culture spaventa; fa temere che per andar incontro agli altri si debba rinunciare a qualcosa di proprio. Al contrario, il dialogo è stato sperimentato come una opportunità, non “integrazione che toglie “ ma “integrazione additiva”, che aggiunge, che conduce ad una contaminazione positiva,un “meticciamento fecondo” che arricchisce, “che allarga i confini della mente”. Vivere nella diversità è stata definita un’opportunità per crescere nel confronto, esperienza che allena alla democrazia.

Le buone prassi di collaborazione fra enti pubblici e scuole sono state raccolte e inquadrate in un Protocollo d’intesa sottoscritto dalle parti che impegna tutti a non procedere a caso o solo se vi è la sensibilità di qualcuno ma in modo ordinato.

Sono state anche ricordate le esperienze degli italiani che in un passato non molto lontano sono stati migranti e a migliaia anche dalle nostre terre emiliane.

Ed infine sono state rese testimonianze dirette da alcuni migranti provenienti dal Pakistan, dal Magreb e dalla Tunisia, sulla loro storia di integrazione, con passaggi anche difficili su questioni come casa e lavoro ma tutti sottolineavano come fosse stato fondamentale l’apprendimento dell’italiano, per loro e per i loro figli. Molte donne hanno ringraziato per aver potuto frequentare i corsi di italiano; uscivano di casa coi bambini e mentre alcuni volontari insegnavano, altri tenevano i loro bambini per lasciarle libere di studiare.

E per allietare la giornata di studio vi sono stati due momenti particolari: la cena a buffet interetnico e un intermezzo teatrale creato dall’attrice M.A. Centoducati che ha narrato drammatiche storie di donne provenienti dall’est-europa, dall’Asia e dall’Africa, donne discriminate e ridotte in schiavitù, con diritti, istruzione e libertà negate nel loro paese e che nella migrazione hanno trovato una possibilità di vita migliore, un riscatto sociale se pur parziale.

Resta molta strada da fare ma la sensazione diffusa al termine non era di sconforto, come spesso accade di questi tempi pensando alla scuola così penalizzata e mortificata, ma di determinazione a proseguire su una strada che ha mostrato nei fatti che l’integrazione è possibile, è un buon investimento per il futuro e soprattutto non è rimandabile.

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