Arte a Torino - Le opere, giganti o minuscole dei coniugi Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, colpiscono per il colore, il dinamismo e la freschezza creativa. Due artisti diversi e complementari
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
Trovano una collocazione perfetta e volano fantastiche nella luminosità delle sale del Castello di Rivoli le creazioni plastiche di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Sono opere immense o minuscole, progetti strabilianti e pieni di colori, realizzati da una coppia inseparabile di artisti che ha felicemente rivoluzionato la scultura contemporanea. I due artisti – marito e moglie, americano di origine svedese lui, olandese lei - definiscono “interventi” le loro opere destinate a svettare fra le architetture urbane di tutto il mondo. Le hanno progettate sempre in sintonia: insieme le hanno realizzate, e di comune accordo le hanno disseminate su terreni, nelle strade, nei parchi o accanto ai musei delle più grandi città, sottolineando con forme e colori legati alla stagione della pop art i tratti distintivi dei luoghi. In ogni continente hanno accostato alle rigorose strutture geometriche delle architetture le linee più morbide e sinuose delle loro forme plastiche, ingrandendo a dismisura la riproduzione di oggetti comuni e semplici che si incontrano nella quotidianità più banale: un Ponte a cucchiaio con Ciliegia, una Sega, dei Birilli, una Bicicletta sepolta, una Spilla da balia. Sono nature morte giganti che testimoniano la vivacità d’immaginazione dei due artisti e la loro capacità di percepire la realtà con l’intelligenza della fantasia: ora fissando, come nelle nature morte, un istante del tempo, ora accostando alle rigorose strutture geometriche dell’architetture linee più morbide e sinuose, oppure sottolineando i tratti distintivi dei luoghi.
Negli spazi del Castello di Rivoli si scorgono i passaggi di due decenni di un processo creativo trentennale, i metodi di lavoro di questi artisti, la natura dei materiali impiegati, e soprattutto si intuisce l’intesa che unisce gli artefici di tante piccole e grandi meraviglie, una collaborazione tessuta con fili diversi di cultura, di vita, di arte, capace di armonizzare gli opposti e di realizzare un bel gioco di rimandi, istintivo e sintetico nelle prime fasi della creazione, fortemente razionale e analitico nella resa successiva.
Nella mostra di Rivoli (organizzata da Ida Granelli e Marcella Beccaria e visibile fino al 25 febbraio 2007) emergono tutti questi intrecci. Zampillano opere governate dal colore, dal dinamismo e dalla freschezza creativa di due artisti diversi e complementari, autori anche di performance straordinarie, come quella giocosa e scintillante all’Arsenale di Venezia nel 1985. Era intitolata Il corso del coltello e vi dominava un’enorme imbarcazione rossa galleggiante a forma di coltello svizzero con lame semoventi. Alcuni degli elementi di quel geniale e strampalato gioco teatrale animato intorno a grandi, morbide, variopinte sculture, sono presenti nello spazio introduttivo. Dotati di una loro autonomia, i grandi, buffi frammenti hanno il compito della prima accoglienza. Ed è subito stupore e divertimento. Poi la curiosità punge e sospinge di sala in sala attraverso una parata di sorprese. La rassegna è dedicata alle creazione degli ultimi vent’anni dei due artisti: lavabi, tostapane, giocattoli, cravatte, mozziconi, avanzi di cibo… Poi è chiamata la musica con i suoi strumenti: distorti, capovolti, strizzati, appaiono violini, trombe e tromboni. È uno zampillare di invenzioni, un moltiplicarsi di idee che trasportano il segno della genialità, di una vitalità inesauribile, di un fervore di ispirazione scaturiti appunto da ricchezza culturale e dal confronto dinamico di due linguaggi eloquenti.
Si osservano i progetti di opere monumentali già realizzate che rivelano una fusione con le architetture di destinazione e quelli ancora in fase di attuazione, anticipati dagli studi di base documentati nelle sale: modelli e disegni bellissimi, piccole costruzioni in scala ridotta che annunciano prossime enormi espansioni. Dalla contemplazione di questi dettagli, una varietà infinita, emerge la grande precisione, il rigore severo che governa le opere già realizzate e quelle in fase progettuale. Nell’apparente confusione, che non è mai ammasso – al Castello di Rivoli tutto respira – nulla è lasciato al caso. In questo è smentito il titolo: Scultura per caso. Ma è un godimento penetrare i passaggi di un processo creativo inesauribile, i metodi di lavoro, la natura dei materiali impiegati. Ne sono un esempio le “isole”: con il loro contenuto di modellini variopinti in materiali corrente (legno, plastica, cartone), sono un’apoteosi di oggetti umili ingranditi, capovolti, stravolti da un’interpretazione traboccante di fantasia. Ma serpeggia anche una vena filosofica, letteraria, metaforica e più europea: come nella Biblioteca entropica, dove nell’ammasso di libri sul punto di crollare si ravvisa il rapporto fra cultura europea e terre di conquista coloniale. E diventano flusso costante le antiche suggestioni culturali che si manifestano con discrezione, ironia e un filo di malinconia in molti recenti lavori, come nella La camera buia, con il suo richiamo ad un dipinto di Vermeer; o nel Clarinetto gigante e sghembo. Ma la meraviglia è il commovente, enorme papavero, il Fiore caduto, che nei petali vermigli ancora gonfi di vento esprime l’ultimo attaccamento alla vita ormai recisa.
(2 febbraio 2007)
Foto
Dropped Flower (Fiore caduto), 2006
Schiuma poliuretanica, plastica fibrorinforzata, feltro, iuta, corda, alluminio, rame, polistirene espanso, pittura acrilica
295 x 498 x 737 cm
Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Deposito permanente
Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea
Foto Paolo Pellion, Torino
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