Versione Santippe - 'Cara, ti presento Tizia, moglie di Caio'... e su google trovi....
Camilla Ghedini Mercoledi, 02/12/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2015
Era un pezzo che mi ronzava in testa un certo fastidio in situazioni tipo, 'Cara, ti presento Tizia, moglie di Caio'. Il tutto in un teatrino a tre al femminile. E così stamattina mi è venuta la curiosità di 'googlare' e ho digitato due parole chiave: 'associazione' e 'mogli'. Non dico altro, chi legge vada a verificare il risultato. Perché: ESISTONO. Esistono donne che si riuniscono in realtà il cui comune denominatore è l'essere coniuge di un...professionista. Perché mica sono sceme. Le mogli dei taglia erbe e degli imbianchini non esistono. Bella roba, bei passi avanti. Certo costoro non si definiscono femministe, almeno spero. Ma certamente neanche maschiliste, che pare una brutta parola. Perché va svelata anche questa ambiguità. Nell'immaginario collettivo essere femministe è una cosa positiva, forse retrò e un po' anacronistica, ma significativa comunque di un'ideologia che sottende una lotta per l'emancipazione. Essere maschilisti equivale invece ad essere dei bruti che difendono modelli di comportamento arretrati. Ecco, io credo che nel mezzo andrebbe fatta molta, ma molta chiarezza. E credo che ad essere maschiliste, purtroppo, siano molte donne. A cominciare dalle mogli di.... Ma a cosa è servito battagliare per il raggiungimento della parità d'istruzione, di diritti, di carriera, di guadagno, se c'è ancora chi rinuncia alla propria identità per darsi valore con quella del compagno? Ma che senso ha avere nome, cognome, talento, se poi non ci si presenta col proprio nome, cognome, talento? L'unica risposta è che a queste signore, in fondo in fondo, sta bene fare passare la propria credibilità per quella del proprio 'lui'. È ben più comodo e non contempla responsabilità. Perché è qualcosa che va oltre la stima, l'orgoglio. È qualcosa che è sotto l'indipendenza, che la calpesta proprio, l'indipendenza. Eppure, io immagino la fierezza di sorseggiare the raccontandosi le assenze di uomini tanto impegnati, la vita dura in case vuote e splendenti, la pochezza di certi pomeriggi ad ammazzare la noia con lo shopping e ad inventare eventi culturali a tema. Che poi, fossero gruppi di auto aiuto, capirei. Si condivide la sfiga e vabbé. Ma qui la sfortuna non c'entra niente, perché si tratta di forme celebrative ed auto celebrative. Che infinita tristezza. Che poi, signore, fate la stessa ricerca in google, al contrario, digitando 'associazione' e 'mariti', e vedrete che visualizzerete ben poco, a parte l'associazione dei Mariti Maltrattanti, ossia di quanti riconoscono di avere un problema. Ma questo è un altro discorso, che attiene peraltro alla consapevolezza delle proprie vulnerabilità. E sapete perché le vostre metà mela non si riuniscono? Perché nel 'loro' maschilismo, alla loro identità tengono eccome. E sì, vi avranno anche messo l'anello al dito, ma poi si sono ritenuti a posto. E hanno fatto bene. Perché finché ci saranno signore che partecipano a queste fiction perbene e perbeniste, allora, strade verso il riconoscimento del proprio valore, le donne, faticheranno a farne. Ma non prendiamocela coi 'maschi', che a sbagliare questa volta sono le 'femmine'.
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