Fiera del Libro di Torino - Avirama Golan, Zeruya Shalev e Sara Shilo: la risposta femminile alla triade maschile classica
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
Tre scrittrici israeliane, tre donne straordinarie, dotate di sensibilità, capaci di riverberare la luce di intense atmosfere interiori hanno portato alla Fiera del Libro di Torino la loro risposta femminile alla triade maschile classica: Grossman, Yehoshua Oz. Sono Avirama Golan, Zeruya Shalev e Sara Shilo. Al loro paese quest’anno il Salone ha attribuito il posto d’onore, assegnato a rotazione sempre a d un paese diverso. Nella fitta schiera di autori presenti, le tre scrittrici e i loro libri che regalano personaggi e immagini indimenticabili hanno avuto un successo grandioso.
Zeruya Shalev, nata in un kibbuz nel 1959, è una scrittrice apprezzata re molto premiata nel suo paese e all’estero per i suoi quattro romanzi dove incanta una rara capacità di compenetrazione fra elementi di fantasia e di duro realismo. A Torino ha presentato “Dopo l’abbandono”, (Frassinelli), dove racconta in un clima di acceso erotismo una relazione intima intessuta di giochi sadici. Fra la protagonista e un amico del padre durante una veglia funebre scatta un’attrazione furibonda. Personaggi difficili e complessi, si cercano e si respingono costantemente nel loro rapporto. Ma la loro relazione più che assegnare l’autenticità cercata finirà con il profanare la vita. L’autrice, specialista di studi biblici, si è dichiarata sorpresa della reazione suscitata dagli aspetti erotici del libro. «In quelle descrizioni – precisa - dove non c’è uno sforzo maggiore che in ogni altra scena, mi applico con la massima serietà. L’erotismo è uno specchio dell’anima che riflette aspetti intimi: per questo è più tangibile, palpabile e attira l’attenzione. Ma in questa dimensione non mi identifico né mi ritrovo». Come molte scrittrici che spesso in Israele nel passato non hanno trovato vita facile, Zeruya Shalev ha scritto inizialmente poesie e libri per bambini. Allo stesso modo ha esordito Avirama Golan, una graziosa signora dalla zazeretta bionda, dotata di vivacità e spirito pungente, redattrice e giornalista di punta sui quotidiani Davar e Haaretz e conduttrice televisiva in una trasmissione letteraria. Traduttrice di fama, ha scritto due romanzi e un saggio dove dà prova di una capacità tutta ebraica di fondere allegoria e realismo. Il suo romanzo per adulti, “I corvi” (Giuntina) ha ottenuto un successo immediato e il Golden Prize in Israele. Ne sono protagoniste due donne, un’emigrante dell’est che si allontana dal nido con l’immaginazione, l’altra è redattrice di un programma televisivo. Si legge in una pagina: “Perché mai il corvo cammina saltellando? Una volta un corvo vide una colomba che camminava più aggraziata di tutti gli altri uccelli. Il passo della colomba lo incantò e decise in cuor suo: anch’io voglio muovermi come lei. Ma in tal modo gli dolevano le ossa. Gli uccelli lo prendevano in giro perciò il corvo, vergognoso, decise: tornerò all’andatura di prima. Ci provò, ma invano: aveva ormai dimenticato i suoi movimenti originari. Da allora saltella, perché non è capace di camminare in nessuno dei due modi”. Anche i personaggi di questo splendido romanzo ambientato in Israele, come i corvi dell’antico apologo ebraico, vivono le loro vite alla ricerca di un’armonia originaria perduta: con se stessi, con gli altri, con la natura. Ma nella trama serrata e compatta affiora l’impossibilità dell’intreccio di un nido, simbolo di serenità, sicurezza e quell’armonia che sembra sopravvivere intatta solo nell’infanzia, nello sguardo di una bimba, che osservando i corvi capisce gli adulti.
Sara Shilo è la terza di queste autrici, definita con appassionata partecipazione da Chiara Gamberale un genio della scrittura, una voce che è grido e furore, così efficace da essere paragonata a quella di Falkner. Nel suo primo libro intitolato “La pazienza della pietra” (Giuntina) narra di una famiglia che si sfracella, privata improvvisamente del padre a cui si ferma il cuore. La protagonista, sua moglie, pazza dolore esprime la sua propria disperazione con un linguaggio concitato. E ugualmente sconnesso è quello dei suoi sei figli, lacerati da un dolore sordo e confuso. Il libro è complesso, originale, (come prova la riflessione profonda, lucida, delirante suggerita da un formicaio sulla bontà o la cattiveria di Dio). Se Sara Shilo, dopo avere letto “Che tu sia per me il coltello” di David Grossman non avesse mandato una lettera all’autore che la incoraggiò a mettersi a scrivere questo suo primo romanzo, il libro, quasi intraducibile, non sarebbe fra noi. «Mi sono accorta per la prima volta che non dovevo essere una donna per forza. Scrivendo di tre protagonisti maschili ho trovato un periodo di libertà che me lo ha fatto dimenticare».
Quelli che emergono da tutte queste pagine sono personaggi attivi, dotati di forza e non stereotipati, sui quali sempre e comunque la realtà storica manda i suoi tragici riverberi. La vita privata è insidiata e lacerata dall’esterno. Le certezze sono rare. Per questo la famiglia è una realtà a cui si fa riferimento. Dice Zeruya Shalev «Io parlo della vita privata e intima, ma è indubbio che le vicende esterne influenzino la vita di famiglia e che le mie sensazioni siamo illuminate da una luce esterna estrema. E io, a mia volta, trasmetto in famiglia le cose esterne. Per questo in me è tutto così complicato». La famiglia è centrale, dice Sara Shilo. Ma al suo interno si crea una situazione dove i muri, troppo spessi, custodiscono segreti. Le famiglie allargate e numerose sono famiglie arroccate e le loro vicende sono ignorate all’esterno. È la donna ora che vuole tirarle fuori».
Per le donne non è mai stato facile farsi strada con la scrittura in Israele. Avirama Golan: «La donna qui è un’immagine simbolica della società israeliana . C’è sempre una gran differenza fra donne e uomini che scrivono. Noi donne scriviamo poco di politica, ma non per questo siamo meno profonde». «È vero, conferma Sara, la vita privata è scassinata dall’esterno e in Israele la famiglia è un punto di riferimento , un’isola solitaria dove sopravvivere alle ansie e alle paure e tanta politica intorno. La realtà in cui viviamo ha fatto sì che la famiglia ha avuto un ruolo centrale, con un duplice aspetto. In positivo, è la partecipazione per cui le persone non sono sole. In negativo famiglia è condizionante, la donna specialmente è segnata dalla volontà e dalla necessità della famiglia» . Ma ultimamente qualcosa è cambiato. Nei primi anni della fondazione dello Stato di Israele non c’era molto spazio per le scrittrici. Erano rare e componevano solo poesie . Da dieci anni le cose sono cambiate. Ultimamente c’è richiesta di scrittura femminile ,. Sempre più uomini scrivono su donne , non ci rimane che scrivere di donne. E se l’esterno fa irruzione nel privato e cancella la parete di casa, il distacco è rappresentato dall’ironia e dall’umorismo».
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