Letteratura in Cina - Seconda e ultima parte / Mutamenti culturali tra individualismo, voglia di libertà, di seduzione e di desiderio
Cristina Carpinelli Lunedi, 15/11/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2010
Nei primi anni novanta affiora in Cina una narrativa tutta al femminile, forte di un linguaggio di grande capacità evocativa, che trova le sue più convincenti interpreti in Wang Anyi e in Zhang Jie. Di quest’ultima si segnalano, per la loro acutezza psicologica, il racconto Ta xi de shi dai poloweir de yan (Fumava sigarette alla menta) comparso nel 1993, e una raccolta di novelle con il titolo Mandarini cinesi (Milano 1989).
Anche la ricerca di un rapporto con la realtà, poco incline all’edulcorazione delle vicende, caratterizza la letteratura femminile degli ultimi anni ottanta e degli anni novanta in Cina. Molte autrici sono, infatti, riconducibili alla corrente del “nuovo romanzo realista” (xin xieshi xiaoshuo). Questa corrente ha visto comparire giovani scrittrici di grande in¬teresse, tra cui ricordiamo Chi Li (1957), i cui romanzi sono definiti “opere di vita quotidiana” (guo rizi de xiaoshuo), e Zhu Lin, autrice di Nüwu (La sciamana), che ha riscosso nel 1993 un notevole successo editoriale. Parallelamente a queste forme letterarie, si afferma, sempre nei primi anni novanta, una partico¬lare letteratura cinese scritta in lingua inglese da autori cinesi che trattano temi cinesi. Tra di essi citiamo la scrittrice Jung Chang (1952), originaria del Sichuan e ora trasferitasi in Inghilterra, che nel suo romanzo autobiografico Wild Swans (1992 - Cigni Selvatici, Mi¬lano 1994) ripercorre quasi un secolo di storia cinese attraverso le vicende di tre donne della sua famiglia (la nonna, la madre e se stessa), e Anchee Min, nata a Shanghai nel 1957 ed emigrata negli Stati Uniti nel 1984. La sua Azalea rossa (1994) e tutti i suoi romanzi successivi sono scritti in forma autobiografica o storica, riflettendo un determinato periodo della storia cinese. Accanto a quest’ultima letteratura, ve ne è anche un’altra scritta in lingua inglese da autori di discendenza cinese ma nati negli Stati Uniti, i cui contenuti sono intrisi di cultura cinese. Tra questi scrittori rammentiamo la scrittrice Amy Tan, della quale sono stati pubblicati in italiano, tra l’altro, The Joy Luck Club (1989; Il circolo della felicità e della fortuna, Milano 1994), The Hundred Secret Senses (1994; I cento sensi segreti, Milano 1996) e The Kitchen God’s Wife (La moglie del dio dei fuochi, Milano 1992).
Negli ultimi decenni di fine secolo scorso, la scrittura femminile è ormai ampiamente affermata. Ciononostante, la sua prima grande occasione di trovare una visibilità senza precedenti, anche sul piano internazionale, sarà la Quarta Conferenza mondiale sulla Donna, tenutasi a Pechino nel 1995. In corrispondenza con quell’evento in ogni angolo del paese si organizzano convegni, riflessioni e dibattiti su temi femminili, e anche la letteratura scritta dalle donne riceve impulso notevole con un suo esplicito riconoscimento sul mercato editoriale. I tempi, del resto, sono maturi: la Cina ha trasformato radicalmente il suo volto. Nelle città, una nuova classe media emergente, beneficiaria delle riforme lanciate a suo tempo da Deng Xiaoping, è quella che gode di un benessere stratificato e differenziato, e che ha mostrato rapidamente uno spirito d’iniziativa individuale, non esente da avidità e cinismo. Proprio essa recepisce e fa proprie le forme del consumismo occidentale e della liberalizzazione dei costumi.
Alcune scrittrici sfruttano il nuovo clima culturale, che si va consolidando in una società antropologicamente mutata, mescolando abilmente nei loro racconti gli ingredienti che hanno scoperto “funzionare”: sesso senza limiti, alcol a volontà, droga, omosessualità, ogni tipo di esperienza trasgressiva. Dalla seconda metà degli anni novanta, si costruisce una nuova generazione di donne scrittrici che, con grande libertà di linguaggio, affronta argomenti ritenuti un tempo tabù come quello, ad esempio, della sessualità. Descrivendo la vita di giovani cittadine, assolutamente indifferenti alla vita politica e sociale, ma piene di voglia di vivere, esse tratteggiano un diverso profilo di donna cinese che sfida, abbattendoli, proibizioni e veti del puritanesimo comunista, e il sistema tradizionale patriarcale, che la relegava al ruolo di moglie sottomessa e di generatrice di figli, meglio se maschi. Queste scrittrici parlano di pulsioni sessuali, dell’attrazione nei confronti del proibito e di paradisi artificiali. Proclamano l’individualismo, auspicando un desiderio femminile indipendente non più assoggettato a quello dell’uomo. È una letteratura che tratta abbondantemente della sessualità, fornendo una visione tra realtà e finzione della miseria sessuale che pesa tra le coppie. Le autrici svelano particolari di vite intime spesso sconcertanti, gridano la loro voglia di libertà, di seduzione e soprattutto di desiderio, ma raccontano anche semplici cronache che mostrano un erotismo sfrenato, dove amore equivale solo a sesso. Si pensi, ad esempio, a Shanghai baby di Zhou Weihui o a Nove oggetti di desiderio di Mian Mian. L’immagine della donna che avanza è quella di successo, disinibita e che punta ad una vita professionale soddisfacente e alla conquista di una posizione sociale riconosciuta.
Emerge, insomma, una letteratura al femminile totalmente priva di freni inibitori e di romanticismo, con la quale è messa a nudo una società toccata dalla modernità e dal liberismo economico. Una società complessa che sta maturando dentro contraddizioni profonde, che si alimenta dei suoi progressi e delle sue “nuove” miserie, e che si barcamena tra nuove tolleranze e vecchie censure. Entro questo contesto fluido e incoerente, il genere di letteratura che conquista il posto dominante è quello “intimista”, dell’“io assoluto”, in contrapposizione al genere “ideologicamente impegnato”, che contraddistingueva la letteratura di propaganda. Chen Ran, nata nel 1962, appare come l’antesignana della letteratura dell’io femminile, con la pubblicazione nel 1996 di un romanzo intitolato Siren shenghuo (“Vita privata”: tragico itinerario di una ragazza che attraversa il divorzio dei genitori, esperienze etero ed omosessuali fino ad arrivare alla follia). Altre scrittrici come Hong Ying, Lin Bai, Xu Xiaobin sono interpreti di questa modalità di scrittura definita del privato, i cui temi sono spesso il matrimonio e la famiglia, l’aborto e la sessualità; una scrittura in genere satirica e asciutta, che ben collima con il clima di materialismo assoluto, in cui è immersa la nuova classe urbana consumatrice e snob, motivata prevalentemente dall’accumulazione.
Per concludere, l’attuale letteratura scritta dalle donne, distaccata dalla politica e dall’ideologia, lontana dalla letteratura trionfale e consolatoria di un tempo, può essere utile per meglio comprendere la Cina di oggi. Essa mostra progressi e nello stesso tempo storture di un paese sulla strada della crescita e dell’emancipazione.
Alcuni testi di autrici cinesi, disponibili in lingua italiana italiano nelle nostre librerie:
Can Xue, Dialoghi in Cielo, ( trad. e cura di Maria Rita Masci), Theoria, Roma Napoli, 1991
Chi Zijian, La ballerina di Yangge, ( trad. di Flavio Aulino), Pisani, Isola Liri, 2004
Chi Zijian , Il braccialetto di giada, ( trad. di Flavio Aulino), Pisani, Isola Liri, 2004
Chun Shu, Ragazza di Pechino, ( trad. di Mirella Fratamico), Guanda, Parma, 2003
Dai Houying, Shanghai, (trad. di Giorgio Brunicci), Sperling e Kupfer, Milano, 1987
Fang Fang, Il sole del crepuscolo, ( trad. di Corinna Tommasi e Jixing Lo), Garzanti, Milano, 2001
Hong Ying, Figlia del fiume, (trad. di Federica Passi), Mondatori, Milano, 1998
L’estate del tradimento, (trad. di rosa Lombardi), Mondatori, Milano, 1997
L’arte dell’amore, (trad. di Barbara Bagliano), Garzanti, Milano 2005
Lin Bai, La panca nel loggiato (trad. e cura di Silvia Pozzi), Hacca, Matelica (Mc), 2006
Liu Sola, Il caos e tutto il resto ,(trad. e cura di Raffaella Gallio), Theoria, Roma-Napoli, 1995.
Mian Mian, Nove oggetti di desiderio, (trad. e cura di Maria Rita Masci), Einaudi, Torino, 2001. Wang Anyi,Amore in una valle incantata, (trad. di Gabriella Capasso), Argo, Lecce , 1995
Nel volume curato da Frine Beba Favaloro, Fil rouge, Narratori e narrazioni dalla Cina contemporanea, Robin Edizioni, Roma, 2006 si leggono di Chen Ran “Le tasche della fame (1993), e di Lin Bai “Primavera, demone tentatore”(2002) .
Nel volume curato da Maria Gottardo e Monica Morzenti, Rose di Cina, Racconti di scrittrici cinesi, Edizioni E/O, Roma 2003, si leggono testi di Bing Xin, Zhang Ailing, Wang Anyi, Tie Ning, Chi Zijian, Lin Bai, Zhang Jie, Chi Li, Anni Baobei)
Nel volume Sette scrittrici della Cina d’oggi, curato dalla Casa editrice in lingue estere di Pechino, 1989, si leggono racconti di Wang Anyi, Zhang Jie, Zhang Kangkang, Zong Pu, Ru Zhijuan, Huang Zongying, Sheng Rong).
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