Dal mio punto di vista, stimolata da Paola Avetta, sull'assordante assenza delle donne nel conflitto all'apice del PD sia in chi rimane sia in chi ha promosso e consolidato l'uscita
Domenica, 26/02/2017 - Un'assenza femminile piena di parole.
Mi “accodo” nello spazio di NOI DONNE alle parole di Paola Avetta (articolo) per continuare dal mio punto di vista, riflettendo anche io sulla assordante assenza femminile nel conflitto all’apice del PD.
E questo sia all ’interno, nella corsa alla segreteria, sia rispetto al notevole gruppo che, iniziato il conflitto, ha dato vita a una fuoriuscita, più che una scissione, dando già corso a una nuova forza politica; il tutto con al centro il caso Renzi, qualunque sia la valutazione, di attacco feroce o di sostegno leale e riconoscimento di valore della sua leadership.
Gli uomini che si annoverano fra i candidati alla segreteria e i loro sostenitori e gli scissionisti, che hanno già lanciato il Movimento democratico e di sinistra, sono tanti e sono praticamente tutti uomini.
E allora, pur ritenendo importante e apprezzabile l’appello delle donne del PD con lo slogan: “Prendiamoci cura del Partito Democratico” -prima firmataria la senatrice Anna Maria Parente - e che va evolvendosi ed arricchendosi di uno sviluppo nelle proposte, non penso possa essere esaustivo in alcun modo delle riflessioni che come donne (innanzitutto del PD, ma non solo) sono iniziate ed è importante vadano avanti.
Per trovare una strada che incida dobbiamo non cancellare il dato di partenza: ovvero che nella competizione, nella spaccatura, nelle scelte che ne sono conseguite - molto pesanti - le donne non ci sono. Personalmente non mi convince assolutamente che la ragione più accreditata sia che le donne hanno una visione che si sottrae all’ipertrofia dell’io tutta maschile come marchio d’origine, anche se oramai purtroppo caratterizza molte donne.
La caratteristica tutta femminile, che condivido del tutto, ovvero “prendersi cura delle persone“ nel governo della cosa pubblica e nelle scelte di potere e di proposte programmatiche, ovviamente non ha permeato abbastanza il PD, che pure quando ne ha fatto componente del governo ha risposto a esigenze reali della gente anche con leggi approvate proprio dal Governo Renzi.
Ma tornando alle donne dirigenti del PD, penso che ci sono certi momenti in cui bisogna rischiare e scendere in campo, rompere il silenzio e “sporcarsi le mani“ per difendere il proprio patrimonio di idee e far pesare la propria forza, non rimanendo al bordo. Sono consapevole che ”sporcarsi le mani“, sia un concetto che in questa società evoca subito elementi negativi ma in effetti è quanto avviene per arrivare in qualunque lavoro (manuale, casalingo o artigianale) ad un finale positivo e pulito.
Siamo a fronte di vicende, violente, che stanno dilaniando e mettendo a rischio il PD e che vedono frantumarsi una visione di sinistra in plurime visioni difficili da comprendere, nelle quali come donne dobbiamo esserci, puntando a ricostruire quell’idea di partito di uomini e donne che era alla base della nascita del PD.
Renzi ha ragione di avere scelto e nominato tante donne in posti di Governo, ma questo non basta perché hanno altrettanta ragione le molte donne, in cui mi riconosco, che hanno aggiunto che Renzi sbaglia se non comprende che dibattiti, riflessioni confronti a cui le donne hanno dato vita nel passato e danno vita ancora oggi, sono importanti e vanno parallelamente portate avanti perché continui la ricerca di come si deve esprimere e affermare lo sguardo femminile e femminista nelle cose del governo del mondo.
Il 26 novembre scorso decine, forse centinaia di migliaia di donne, di età e culture sociali e politiche molto diverse, hanno manifestato a Roma sotto la sigla 'Non una di meno' e dalla loro energia e dibattito, che ne è seguito, nasce la proposta di uno sciopero delle donne per l’8 marzo, puntando a far comprendere quanto pesi il lavoro e l’impegno femminile.
Uno sciopero femminile, per strapparci un sorriso e una goccia di storia, ha un precedente illustre nella commedia di Aristofane Lisistrata, quando le donne, per far finire la guerra fra Ateniesi e Spartani, si sottrassero al piacere del sesso affermando che la rinuncia riguardava anche il loro piacere… (Grecia 400 anni prima di Cristo, da rileggere). Tornando all’oggi questa forza femminile si mostra e protesta per chiedere e suggerire riconoscimento, il che riguarda penso molto il PD ed in particolari donne dirigenti del PD in grado di raccogliere la richiesta che viene da queste voci femminili.
Sono passati trenta anni da quando Livia Turco, affiancata da molte donne dal loro impegno e lavoro, diedero vita alla CARTA delle DONNE che recitava DALLE DONNE LA FORZA DELLE DONNE, carta itinerante con idee, proposte, interrogativi. Fu una stagione eccezionale e definirei esaltante di crescita femminile e, ancora rileggendola, di incredibile attualità. Un cammino che forse s’interruppe proprio, semplificando, perché richiedeva che le donne contassero davvero e lo facessero con l’ambizione di essere in un partito ma anche in rete con le altre donne tutte e con i “diversi pensieri femminili”. Il difficile ma necessario obiettivo di appartenenza e autonomia.
Dunque discutiamo per ridefinire quella pratica del prendersi cura, ricchezza del pensiero femminile, che purtroppo non basta essere donne per testimoniarla in politica ma che è necessario rilanciare e far divenire parte decisiva del PD e che anche l’Appello delle donne può prendere e sta prendendo come orizzonte attraverso il proporre e fare.. il dibattito continua e ha bisogno di dubbi, interrogativi scomodi, e talvolta dialetticamente conflittuali ma necessari per ritrovare un percorso costruttivo e, oso auspicare, vincente.
Lascia un Commento