Intervista a Enrichetta Susi - il rapporto tra donne e scienza, l’utilità del progresso scientifico e tecnologico, le discriminazioni nel mondo della ricerca. Argomenti che dovremmo maneggiare con più dimestichezza. Anche per dialogare di più con le
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2009
“Come è noto, fino a non molto tempo fa lo studio delle materie scientifiche era vietato alle donne. Questa lunga segregazione ha portato alla nascita ed allo sviluppo di un pensiero unilaterale, frutto di una struttura sociale interamente maschile che si dichiara, a garanzia dell’ oggettività della conoscenza prodotta, soggetto neutro di conoscenza, occultando la propria specificità sessuale. - Osserva Enrichetta Susi, dal suo punto di vista di ricercatrice (CNR di Bologna) e continua - Le numerose scienziate che nonostante tutto hanno lasciato traccia di sé nella storia hanno dovuto affrontare ostacoli di ogni genere. Ancora in pieno Novecento nella Europa che stava eliminando le discriminazioni più evidenti verso le donne, ci sono stati i casi di Rosalind Franklin, a cui i futuri premi Nobel Crick e Watson rubarono letteralmente le immagini a raggi X che dimostravano la struttura del DNA, di Jocelyn Bell – Burnell che scoprì da studentessa la struttura delle pulsar, scoperta degna di Nobel, attribuito però al suo professore, e di Lise Meitner, che fornì la prima interpretazione esatta della fissione nucleare, ma vide il Nobel andare al collega Otto Hahn. Attualmente le donne che lavorano nel campo scientifico sono molte: in alcune discipline non è raro incontrare gruppi di ricerca formati solo da donne. Questo dato fa giustizia non solo dello stereotipo maschile che giudicava le donne inadatte per natura agli studi scientifici ma anche di alcune posizioni antiscientifiche che hanno avuto larga popolarità in alcune fasi del movimento delle donne. Queste posizioni partivano da una critica della scienza e della sua pretesa neutralità, nel filone aperto da femministe americane come Evelyn Fox Keller, Carolyn Merchant ed altre, per arrivare a giudicare tutto il pensiero una costruzione irrimediabilmente maschile a cui le donne sono per natura estranee. E’ evidente la debolezza di queste teorie che non facevano i conti con il desiderio di molte donne del presente né con la grandezza di tante scienziate del passato. Il lavoro delle scienziate si è scontrato con le difficoltà ed i problemi che incontrano quelle che arrivano in una professione prima riservata agli uomini: si tratta di inserirsi in una comunità che non riconosce la differenza femminile ed in cui circola un’ autorità maschile che si presenta come neutra. Più che discriminazioni esplicite pesa la pressione verso una prospettiva emancipatoria, di uguaglianza che può danneggiare l’ originalità del pensiero e la grandezza dei desideri. Questa contraddizione tra l’ amore per la scienza e la fedeltà al proprio essere donne è ora molto meno sentita, sia per l’ indebolimento della forza simbolica del maschile, sia per la possibilità di stabilire relazioni positive di genealogia con altre donne più grandi per età e capacità scientifiche. Manca invece una capacità femminile di creare mediazioni efficaci con le scienziate , in particolare le molti giovani impegnate nella ricerca, e quindi di creare un pensiero originale che dia significato sociale a questa presenza”.
Il progresso scientifico aiuta il progresso delle donne, della loro libertà?
Il progresso scientifico ha certamente migliorato la condizione materiale delle donne, perché è stato alla base del tumultuoso sviluppo economico e sociale che ha prodotto il mondo in cui viviamo attualmente ed in cui le donne hanno diritti e possibilità molto maggiori che in qualunque altra società storicamente conosciuta. Penso al lavoro, all’ accesso all’ istruzione ed alle professioni, alla libertà sessuale garantita anche dalla scoperta degli anticoncezionali. Non si può poi trascurare il fatto che l’ affermarsi del pensiero scientifico, fondato sul primato dell’ esperienza rispetto al principio d’ autorità, ha contribuito ad incoraggiare le critiche agli stereotipi culturali che giustificavano la condizione subordinata delle donne nelle società patriarcali. Questo è avvenuto perfino a dispetto dei desideri e delle intenzioni delle varie comunità disciplinari, che quando si sono occupate delle donne non di rado hanno cercato di dare basi oggettive a questi stereotipi. Un esempio illuminante è quello delle ricerche sul cervello umano, dai rozzi tentativi ottocenteschi basati sul peso, alla moderna neuroscienza . C’ è sempre qualcuno che cerca di piegare i dati sperimentali a dimostrare “ scientificamente” l’ inferiorità delle donne, ma è anche vero che alla fine la stessa comunità scientifica rifiuta questi lavori e ne certifica la non scientificità. La libertà, però, non è un fatto materiale, ma simbolico: può esistere anche in condizioni sociali e materiali non favorevoli, come sappiamo dalle vite di donne grandi e libere vissute nel passato. Quindi penso che il processo scientifico abbia aiutato la libertà femminile soprattutto in modo indiretto, contribuendo alla crisi del sistema patriarcale e facilitando il raggiungimento dell’ indipendenza materiale e sociale delle donne.
In che relazione one la parcellizzazione dei saperi con la libertà delle donne?
La parcellizzazione dei saperi è un dato di fatto; la complessità del patrimonio accumulato nel tempo dalle comunità scientifiche è tale che la separazione dei campi di indagine in settori sempre più ristretti è inevitabile. In sé non è un dato negativo, perché consente gli straordinari risultati che il metodo scientifico ottiene e che ci permettono di capire sempre di più l’ universo, il mondo e noi stessi. Del resto la necessità di trovare forme di comunicazione e di scambio tra settori disciplinari diversi è ben presente nel dibattito all’ interno delle comunità scientifiche, perché l’eccesso di specializzazione danneggia la creatività e l’ efficacia del lavoro di ricerca. Quello che manca è l’ attenzione da parte della società, quel lavoro di mediazione ed elaborazione che solo permette di collocare le novità scientifiche e tecnologiche in un orizzonte di senso. Quindi i cambiamenti radicali sia materiali che simbolici indotti dalla diffusione delle scoperte scientifiche, vengono percepiti e pensati come tali con un ritardo sempre maggiore. Viene così danneggiata non solo la libertà femminile, ma la libertà più in generale, perché si sottrae alla collettività la capacità di esprimersi su questioni fondamentali che toccano tutti gli aspetti della nostra vita, da quelli pubblici e collettivi a quelli più intimi e personali. Un esempio particolarmente chiaro di questo rischio è la vicenda della legge sulla fecondazione assistita e del successivo referendum. Su un tema che riguarda così direttamente il corpo della donne ed il loro desiderio di maternità si è aperto uno scontro tra la Chiesa cattolica e la comunità scientifica, combattuto a colpi di principi e valori, la Laicità dello stato, la Difesa della Vita, la Libertà di ricerca, in cui non si è mai sentita la voce delle dirette interessate. Chi difendeva la vita dall’ invadenza della scienza pensava solo a quella dell’ embrione, un grumo di cellule le cui potenzialità dipendono totalmente dalla possibilità di trovare un utero disposto ad accoglierlo e farlo crescere. Specularmente nel fronte opposto la difesa dell’ autodeterminazione delle donne ha trovato pochissimo spazio. Al silenzio o addirittura all’ invito all’ astensione nel referendum da parte di esponenti di rilievo del movimento delle donne ha certo contribuito la difficoltà ad orientarsi su un terreno così nuovo, la diffidenza verso la scienza, anche sulla scorta delle posizioni critiche presenti nel femminismo, come quelle di Barbara Duden, il rifiuto di entrare sul terreno della politica tradizionale. Quello che ci era riuscito nel caso dell’ aborto, entrare in un confronto aperto sul controllo del corpo femminile portando il punto di vista della libertà ed autodeterminazione delle donne, non siamo state capaci di farlo su questo argomento, che gli è pure così vicino, ma che evidentemente non siamo riuscite a sentire nostro.
Una forte alleanza tra donne e scienza potrebbe accelerare processi di protagonismo femminile per tornare ad essere determinanti nel processo culturale nazionale e mondiale?
Più che di un’ alleanza tra donne e scienza io parlerei della necessità di costruire pratiche di relazione con le tante giovani donne che lavorano nel campo scientifico. Quello che mi colpisce di più nelle giovani scienziate che conosco è la naturalezza con cui hanno seguito il loro desiderio e l’agio con cui vivono la loro professione rimanendo fedeli a se stesse, segno di una idea di sé più libera e forte di quella che avevamo noi delle generazioni precedenti. Proprio per questo la maggior parte di queste giovani non accetta e neppure capisce proposte politiche basate sulla lotta alle discriminazioni o sulle azioni positive. Solo così potremo avviare un rinnovamento del patrimonio di riflessioni e pratiche politiche che il movimento delle donne ha accumulato nei decenni passati, ma che rischia ora di apparire obsoleto o comunque non interessante alle nuove generazioni.
a cura di Tiziana Bartolini
DONNE E UTILITÀ DELLA SCIENZA NELLA E PER LA VITA QUOTIDIANA
Produzione e consumo di massa di scienza e tecnologia e carenze di senso nel mondo globalizzato
La diffusione di tecniche, strumenti e conoscenze scientifiche in tutti gli ambiti della vita quotidiana è l’ aspetto più immediatamente percepibile dei cambiamenti che hanno investito le società contemporanee. Volendo dirlo in due parole, viviamo in un mondo che corre, dove persone, conoscenze, modi di vivere e gli stessi oggetti di uso quotidiano cambiano ad una velocità che ci lascia sempre indietro, impegnate in uno sforzo continuo di adattare il nostro modo di vedere il mondo ad una realtà sfuggente. Saperi e competenze guadagnate nel tempo diventano improvvisamente obsoleti, le fonti tradizionali di senso, ideologie, religioni, istituzioni sono indebolite dalla loro evidente difficoltà a confrontarsi con le nuove possibilità offerte da tecniche in rapido sviluppo. Farò solo un esempio: un elemento decisivo nella nascita della tempesta finanziaria che sta imperversando è stato il fatto che i governi e le autorità sovranazionali che regolano i mercati non hanno fatto i conti con le possibilità di speculazione fuori di ogni controllo offerte dall’ uso di Internet e non hanno adeguato le regole ed i controlli a questa nuova situazione. D’ altra parte il pensiero scientifico non risponde a domande di senso né se ne pone. Nel vuoto di riferimenti che così si crea si diffonde un sentimento di sradicamento, quel sentirsi buttati in un mondo sconosciuto tipico dei periodi di crisi e che potrebbe anche essere di stimolo a fare nascere un nuovo orizzonte di significato. Però in assenza di pratiche capaci di costruire un nuovo pensiero il vuoto è solo fonte di ansie ed insicurezze che portano a voltarsi indietro, verso vecchie gerarchie rassicuranti. Vedo in questa luce il dibattito sui valori specialmente sulle questioni che riguardano più direttamente la libertà e l’ autodeterminazione delle donne.
Attenuazione del divario tra lavoro per il mercato e lavoro domestico
L’ organizzazione del lavoro necessario ad assicurare di tutti i giorni la vita per sé e per la famiglia quando se ne una richiede oggi forse meno fatica fisica ma più impegno e competenze di quanto sia mai stato in passato. L’ informatizzazione delle strutture commerciali e di servizio si è spesso risolta nel trasferimento all’ utente finale di alcuni parti del lavoro che prima erano compresi nei beni e nei sevizi forniti. Esempi vistosi a questo riguardo sono l’ e-banking, il self – service negli ipermercati ed altre strutture commerciali, in cui il cliente provvede alla pesatura, alla confezione ed alla prezzatura della merce, l’ acquisto via computer di beni e servizi, che in alcuni casi, come per i biglietti ed il check – in nei viaggi in aereo, si avvia a diventare l’ unica forma di acquisto possibile. Anche il rapporto con le istituzioni pubbliche, dalla denuncia dei redditi alle iscrizioni a scuola dei bambini viene sempre più delegata a queste forme di fai da te informatico che richiede, oltre alle competenze informatiche, anche conoscenze e capacità di destreggiarsi fra leggi e regolamenti.
Un altro settore che ha acquistato un’ importanza inedita è quello della cura del corpo e della salute, propria e dei propri familiari. Lo sviluppo della medicina ha aumentato le mediazioni necessarie per adattare ai bisogni i servizi offerti dalle istituzioni e le competenze che a questo scopo occorre sviluppare. Basti accennare ai problemi posti dalla crescente specializzazione dei medici, e dalla trasformazione del medico generico in un passa – ricette burocratico, che richiede sempre più un ruolo attivo ed una capacità autonoma di gestione della salute da parte dei pazienti o di chi si prende cura di loro. Anche gli stereotipi sulla casa, come luogo isolato e isolante hanno perso senso, dal momento che mentre i tradizionali luoghi di aggregazione e socialità pubblici (dai cinema agli stadi, dalle osterie alle sezioni di partito) stanno lentamente declinando, la televisione, il computer e tutte le altre tecnologie interattive che vengono messe ogni giorno sul mercato ci consentono di restare permanentemente in contatto con il mondo esterno senza muoverci da casa, anzi portano il mondo esterno in casa. Nel frattempo il lavoro per il mercato, con il dilagare del precariato e la mobilità imposta fra vari posti di lavoro e vari lavori, ha perso la capacità di dare un’ identità sociale e personale forte, e come tale contrapposta all’ identità debole della casalinga.
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