Mercoledi, 02/01/2013 - Qualcuno lo ha definito “un parroco ad alto consumo di vino da messa”, ma lui don Pietro Corsi, di San Terenzo di Lerici, è assolutamente sobrio e lucido come pochi. Il don, infatti, a coronamento delle sue numerose e ardimentose imprese omofobe e misogine, è assurto agli onori della celebrità per aver mandato fuori dai gangheri mezza Italia, attaccando alla bacheca della sua chiesa una lettera che così farneticava: “Femminicidio: le donne facciano autocritica….Donne e ragazze in abiti succinti provocano gli istinti, facciano un sano esame di coscienza: forse ce lo siamo andato a cercare”.
Adesso è possibile che io sia di memoria labile e corta, ma non ricordo nemmeno un femminicidio che avesse un qualsiasi larvato nesso con gli abiti della vittima, succinti o meno. Nella quasi totalità, infatti, le donne muoiono sotto il coltello del partner perché si sono prese la libertà di lasciarlo, credendo, le sciagurate, di essere proprietarie di se stesse e della propria vita.
Vero è che ci sono anche donne che prima di essere uccise vengono stuprate, ma per solito nemmeno quelle hanno subito violenza e morte a causa di ciò che indossavano. Per esempio non era certo in abiti succinti Yara che usciva dalla palestra in tuta e scarpe da tennis, e men che meno erano provocanti le due ottantenni che, alla loro veneranda età hanno subito l’affronto di una violenza sessuale e una morte violenta. E se è per questo vanno in abiti tutt’altro che succinti le povere islamiche del cui corpo è possibile vedere soltanto i calcagni (saranno provocanti anche quelli?) e ciò malgrado vengono stuprate dovunque, tutti i giorni. E vogliamo spendere una parola pietosa per gli animali, stuprati dagli uomini anche quelli? Il punto è che lo stupratore viene giustificato a prescindere da quello che stupra e perché lo/la stupra, tanto è vero che stuprare gli animali sarà ignobile, disgustoso e crudele finché vuoi, ma in Danimarca, per esempio, non è reato.
Quest’anno soltanto in Italia sono state assassinate 122 donne (più alcuni familiari, più le suicide di cui non si fa neanche cenno) e non mi risulta che, a parte Parolisi, ci siano 122 assassini in carcere con la pena dell’ergastolo.
Dunque di che si lamenta il nostro Din-Don?
"Non è solo un problema di forma o di dignità lesa – dice Maria Gabriella Moscatelli, presidente dello storico nazionale Telefono Rosa - Riteniamo che questo messaggio sia una vera e propria istigazione a un comportamento violento nei confronti delle donne perché si offre una inaudita motivazione ad atti criminali contro di esse”.
E chiede l’intervento di Benedetto XVI dimenticando che nell’ultima guerra questo papa faceva parte delle SS, portava la pistola e sparava, dimenticando che quel Sant’Uffizio che torturò e bruciò vive due milioni di donne non è mai stato chiuso e ne è a capo proprio lui: Ratzinger, lo stesso Ratzinger che ha riammesso i lefebvriani, una setta fondamentalista, antisemita, negazionista dell'Olocausto, omofoba e misogina come nessuna. Al tempo don Farinella chiese le dimissioni di questo papa. Poveretto! secondo me deve ritenersi fortunato se non lo hanno fatto “misteriosamente” sparire…
Ma mia cara e stimatissima Maria Gabriella, la pecora non può chiedere al lupo di non mangiarsela. Il papa rappresenta una chiesa cattolica che (al pari di tutte le chiese di tutte le religioni patriarcali) hanno coltivato, diffuso e inculcato la cultura dell’odio e del disprezzo per le donne. La lettera del nostro parroco di Lerici, infatti, è un estratto dalla lettera apostolica 'Mulieris dignitatem' di Giovanni XXIII.
Se questo papa, dando una svolta epocale alla storia bimillenaria della chiesa cattolica, decidesse di dichiarare che lo stupratore è un criminale e basta, che l’assassino è un criminale e basta, avrebbe già oscurato il sito http://www.pontifex.roma la cui misoginia delirante quotidianamente offende la dignità di tutte le donne del mondo. E avrebbe, altresì, rinnegato tutto ciò che hanno detto i papi suoi predecessori nonché santi, beati e dottori della chiesa il cui elenco di insulti e maledizioni contro la donna è tanto chilometrico quanto raccapricciante.
Alcuni esempi? Eccoli
* "La donna è male sopra ogni altro male, serpe e veleno contro il quale nessuna medicina va bene. Le donne servono soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini." - San Giovanni Crisostomo, cui è particolarmente devoto Herr Joseph Alois Ratzinger, alias papa Benedetto XVI°.
* "Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi." - Sant'Agostino.
* "Le donne siano soggette ai propri mariti come al Signore, perché il marito è il capo della donna come Cristo è il capo della Chiesa." - San Paolo.
* "Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche e domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Sono da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna." - Papa Paolo VI°
* "Anche se stanche e alla fine devono morire, non fa nulla, lasciale affrontare la morte, esse sono qui proprio per questo." - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante.
* “La donna è un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito." - San Tommaso d'Aquino
Come vedete, dunque, Don Piero Corsi è un mite rappresentante di tutti costoro, ivi incluse le gerarchie vaticane di oggi che MAI si sono degnate di emettere un gemito di cordoglio per la strage di donne in atto in Italia e nel mondo né una parola di condanna per i loro assassini, rendendosi complici con il loro colpevole silenzio.
Al contrario, ci tocca sentire dal vescovo Benedict Groeschel che anche i bambini provocano, che sono loro che seducono i preti e che i preti accusati di pedofilia non devono andare galera perché non avevano intenzione di commettere alcun crimine. Infatti non ci vanno, gentile Groeschel!
E stante che nessun prete paga né per la violenza sulle donne né per la violenza sui bambini, insorge allegramente un altro parroco, tale Gianfranco Rolfi che sul presepe allestito nella sua chiesa di San Felice in Piazza (Firenze) ha messo un cartello con la scritta “Schiacciate l’Infame” e fra gli infami capeggiano le foto del giornalista-scrittore Corrado Augias, del teologo Vito Mancuso e dell’astrofisica Margherita Hack. Perché in questo paese di baciapile, chi si dichiara anticlericale e a volte perfino ateo, può essere pubblicamente maledetto e messo alla gogna senza alcun problema. Ma guarda caso, nel linguaggio mafioso, gli infami sono quelli che tradiscono la mafiosità!
Ma del resto che si può pretendere da una chiesa cattolica che non ha sottoscritto la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), né quella sui disabili (2008), né la moratoria contro la pena di morte (2008)? Che si può pretendere da una chiesa cattolica che, invece, ha stretto alleanze e firmato concordati con i peggiori regimi sanguinari del pianeta: Hitler, Franco, Pinochet, Videla, Mugabe, ecc…
Mi stupisce non poco, dunque, sentire donne che chiedono solidarietà e giustizia proprio a chi non le considera mai donne, mai esseri umani ma soltanto puttane e immondezza. E per di più, aggiunge, “per volere divino”.
Ma se la collera delle donne, degli uomini e di alcuni preti perbene monta giorno dopo giorno inarrestabilmente e inarrestabilmente cresce l’anticlericalismo della gente comune, una ragione ci sarà!
Sarebbe ora, infatti, che le varie chiese (cattolica, islamica, ebraica, ortodossa e compagnia bella…) si interrogassero sul loro atteggiamento nei confronti delle donne, sulla loro insensibilità e sulla loro correità nelle infinite violenze che avviliscono l’intero genere umano.
Rete Centri antiviolenza-antistupro-antistalking fondata e diretta da Raffaella Mauceri
Protocollata con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento P.O.
Capofila Coordinamento Donne Siciliane SOS 24 H per tutta la Sicilia
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