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Scendere in campo nel cinema e nella vita

Scendere in campo nel cinema e nella vita

A tutto schermo - La regista di ‘Into Paradiso’ Paola Randi, al suo primo film, parla dell’impegno delle donne

Colla Elisabetta Venerdi, 11/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011

Fa piacere, in questo momento storico più che mai, vedere le brave professioniste del mondo dello spettacolo, appassionate del proprio lavoro, impegnate anche nella “causa” femminile, per la parità di opportunità e diritti delle donne sul lavoro e non solo. È questo il caso di Paola Randi, una regista milanese naturalizzata a Roma, uscita nelle sale di recente con il suo primo lungometraggio “Into Paradiso”, una deliziosa pellicola low-cost, piena di fantasiose trovate, girata nel quartiere singalese di Napoli con un cast davvero eccezionale (oltre a Gianfelice Imparato e Peppe Servillo, il film si avvale di numerosi interpreti singalesi, alla prima esperienza come attori) prodotta da Fabrizio Mosca. Figlia di Maria Grazia Randi - un’imprenditrice impegnata fra cooperazione e no-profit, presidente di Wwb Italia-Women' s world banking, un ente nato nel 1979 per aiutare le donne dei Paesi del sud del mondo ad ottenere accesso al microcredito - Paola ha seguito per un periodo le orme della madre, scegliendo poi una strada tutta sua, quella del teatro prima e poi delle arti visive, regia e cinema, una passione iniziata girando short e music video. Ma Paola ha dato anche vita, con un folto gruppo di donne lavoratrici dello spettacolo, ad un movimento (presto associazione) di nome “Maude” - dal film Harold e Maude, diretto da Hal Ashby nel 1971 - per difendere e promuovere la facilità di accesso delle donne al mondo dello spettacolo e per realizzare progetti con e per le donne. Le chiediamo del suo bel film e del suo lavoro con “Maude”, è una giovane donna piena di simpatia, energia, coraggio, contagia tutti con il suo sorriso aperto e diretto.



Paola, parlaci del tuo film e di come ha preso vita la storia di Into Paradiso?


Volevo raccontare l’Italia multietnica con ironia e leggerezza, attraverso una commedia sulla coabitazione fra culture molto diverse e cercavo un’ispirazione, un luogo adatto, finché un giorno a Napoli ho visto una scena incredibile: da un lato di una piazza un gruppo di scugnizzi giocava a calcio con una pallina da tennis, mentre dal lato opposto una decina di ragazzini dello Sri Lanka giocavano a cricket. Così ho scoperto la comunità singalese di Napoli, nel quartiere Cavone: era il posto che cercavo, mi sono fermata per fare delle indagini per quattro mesi a Napoli, una città cosmopolita ed internazionale che offre tantissimo, e sono stata accolta benissimo. Spero di essere riuscita a proporre una Napoli non oleografica, fuori dallo stereotipo. Volevo anche ribaltare la prospettiva dello straniero, scegliendo un protagonista italiano che si sentisse straniero in patria: uno scienziato precario, non più giovane, che finisce in un guaio e per di più nel quartiere singalese! Ma il film ha un finale imprevedibile, l’ho voluto a modo mio, volevo girare una favola. In futuro ho in progetto di esplorare altri generi cinematografici nella città dove abito attualmente, Roma.



Ci sono molte idee creative nel film, scene a metà fra realtà e fantasia…

Sì è vero, ci sono scene di pura immaginazione, amo lavorare sulla memoria emotiva, sul sogno a occhi aperti e sulla capacità che tutti abbiamo, a partire dagli stimoli della realtà, di immaginare in anticipo cosa potrebbe accadere; mi piace lavorare con gli effetti in ripresa e, avendo pochi soldi per fare un film, queste cose servono, bastano scatole e proiettori, non m’interessava lavorare sul sogno ad occhi chiusi ma su quello ad occhi aperti, sui processi logici che collegano la realtà al sogno.



Parlaci del tuo impegno per le donne e del movimento Maude: quali battaglie devono fare oggi le donne?

Per prima cosa le donne devono scendere in campo e prendersi delle responsabilità: ci sono cose che davamo ormai per scontate, acquisite e invece non lo sono più. Fra le cose più urgenti c’è quella di conoscere la situazione: per questo abbiamo dato vita al movimento Maude (su internet è possibile vedere il blog) ed abbiamo una ricerca in corso sulle donne che lavorano nel campo dell’audiovisivo: quante e dove sono, se hanno disparità di trattamento economico rispetto agli uomini. In ogni tipo di professione sembra esistere ancora una scelta che le donne devono fare fra carriera e famiglia ma nella società contemporanea questo problema dev’essere superato. In Italia (e anche in USA, secondo dati del 1987) le registe donne sono solo il 7%, una specie rara, come i panda…dobbiamo cercare la parità di diritti e soprattutto di opportunità, perché è giusto che tutte le parti della società abbiano voce. Presto con Maude daremo vita ad iniziative cinematografiche con un appuntamento fisso a Roma. È importantissimo salvaguardare la creatività delle donne in ogni tipo di lavoro.



Paola Randi è laureata in giurisprudenza ed ha studiato disegno, pittura, tecniche d’incisione. Dopo aver lavorato per 12 anni come project manager a favore delle donne nell’economia (microcredito) presso organizzazioni no-profit internazionali, nel 1996 fonda TTR, trimestrale sul teatro e le arti visive da cui nasce un Festival Internazionale di Teatro di Ricerca a Milano. Dal novembre 2003 si occupa esclusivamente di cinema. Selezionata al Talent Campus della Berlinale 2004 (tra i docenti Ken Loach, Mike Leigh, Stephen Frears, Anthony Minghella, Walter Murch, Alan Parker), segue il seminario di Werner Herzog, alla Scuola Holden di Torino. Into Paradiso è il suo primo lungometraggio.

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