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Scandali da collezione

Scandali da collezione

Tabù -

Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007

Diceva Baudrillard che la sintesi è violenta. Ottenere spiegazioni faticoso. Siamo abitudinarie e ci dedichiamo al raccolto, in campagna come in città. Ieri come oggi. Guardiamo la violenza in famiglia e ci scandalizziamo per quello che succede fuori. Ci crogioliamo nella sciatteria ansiogena dei ritmi forsennati e dimentichiamo le bollette da pagare. Aspettiamo un discorso articolato e ci ritroviamo con un mugugno. Continuiamo a chiedere perché, come i bambini, illusi di poter contare sempre sull’aiuto materno. Viziati dai desideri produciamo e consumiamo oggetti e relazioni e finiamo col collezionare scarpe, libri, pentole di rame, articoli di giornale, kg sulla bilancia, bambole dal mondo, uomini. Ognuna con la propria raccolta. Siano la sfilza dei lavori precari o i punti delle merendine. Gli avvisi di garanzia o le querele per diffamazione. I Santini della Madonna o le immagini del Budda. C’è chi raccoglie amici e chi stampelle per andare avanti. Farfalle e francobolli sono in disuso. Non servono nemmeno per conquistare le ragazze, che a loro volta sono diventate collezionatrici di tatuaggi e pearcing da mostrare come scusa ai maschi, come un tempo facevano loro a noi con gli ambiti Gronchi Rosa. E di collezione in collezione anche l’Italia ha la propria. Dallo scandalo della Banca Romana ai delitti di Stato dell’epoca fascista ne abbiamo messi insieme un bel po’. Ma il vero boom ci è assolutamente contemporaneo. Da Irpinia-gate a Tangentopoli, il mondo di Topolino si è moltiplicato come neanche i miracoli di Gesù sarebbero riusciti a fare. Calciopoli, Moggiopoli, Vallettopoli, Bullopoli. Un esplosione che ha del prodigioso e che sarà la cifra di questo secolo breve e contratto. Sintetico come le parole che usa. Violento come la comunicazione per immagini. Faticoso come chi ha deciso di intraprendere una collezione di "No" senza perdere l’entusiasmo. Ma è la nostra storia ed è appena iniziata e noi ci dobbiamo impegnare perchè alla Pace Perpetua preferiamo la vergogna che, come diceva Marx, è rivoluzionaria.

(8 maggio 2007)

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