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Sardegna: stop alla nuova legge elettorale

Sardegna: stop alla nuova legge elettorale

Il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge statutaria elettorale sarda ma non per le pari opportunità...

Lunedi, 05/08/2013 - Da Rete per la Parità (Associazione di promozione sociale per la Parità uomo-donna secondo la Costituzione Italiana) riceviamo e pubblichiamo.



Impugnativa davanti alla Corte costituzionale della Legge statutaria sarda: un'occasione persa, ma se vuole il Presidente del Consiglio dei Ministri fa ancora in tempo a rimediare.



Il Consiglio dei Ministri del 2 agosto ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge statutaria elettorale sarda ma non per le motivazioni espresse nella richiesta avanzata il 24 luglio da molte Associazioni sarde e nazionali, riguardanti l'incompletezza della legge, che con l'art. 4 comma 4 introduce soltanto un tetto alle candidature di ciascun genere senza garantire le pari opportunità.



Un'occasione persa, ma se vuole il Governo può rimediare: c'è ancora l'intero mese di agosto per integrare la decisione del Consiglio dei Ministri, secondo la richiesta formalmente inoltrata al Presidente del Consiglio dall'Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che riunisce 55 organismi tra i quali anche la Rete per la Parità.



L'unica norma considerata dal Governo è quella dell'art. 22 comma 3, che riguarda la previsione dell'incandidabilità/ineleggibilità del (della) presidente della Regione in caso di dimissioni prima della fine naturale della legislatura.



Il colmo è che il contrasto individuato dal Ministro Delrio, riferito all'articolo 22, comma 3, riguarda due articoli (3 e 51 della Costituzione), che sono tra quelli da considerare, secondo le associazioni, ai fini del ricorso alla Corte costituzionale ma con riferimento all'articolo 4 comma 4, che omette di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.



Il Governo, quindi, si è mosso solo per difendere i diritti di chi copre cariche istituzionali, trascurando del tutto le questioni di genere.



Il primo, grave e clamoroso effetto della delega alle Pari Opportunità a una viceministra- denunciano le Associazioni- e non ha neanche funzionato, com'era facilmente prevedibile, il pubblico impegno da parte di Enrico Letta a farsi carico nel CdM delle questioni per le Pari Opportunità e a invitare la viceministra ogni volta che tali questioni sarebbero state trattate.

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