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Sarà ‘Buona vita’ per le donne?

Sarà ‘Buona vita’ per le donne?

Futuro prossimo - Una lettura di genere del ‘libro verde’ del Ministro Sacconi sull’assetto del futuro stato sociale e sulle possibili politiche per i servizi e per il lavoro. Domande e risposte in vista della scadenza per le osservazioni (25 ottobr

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008

Con il titolo “La Vita Buona nella Società Attiva” il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha inteso avviare un dibattito pubblico sul futuro del sistema del welfare in Italia. Dopo tre mesi di consultazioni, (scadenza 25 ottobre) verrà predisposto, a partire dai risultati, il “Libro Bianco” che dovrà contenere “le principali opzioni politiche” emerse.
L’intento mi sembra buono ed il metodo pure. Diventa più difficile fare proposte all’interno di una filosofia difficilmente condividibile. Non che non ci sia qualche accenno alle molte questioni che il mondo delle donne pone da tempo sul tappeto della discussione politica, alla cultura che esso esprime. Ma appunto qualche accenno. Come non essere d’accordo con l’affermazione che “l’ obiettivo delle politiche del lavoro è un drastico innalzamento dei tassi di occupazione regolare”? o che “vanno favorite politiche di ingresso immediato dei giovani nel mondo del lavoro, come prima pietra della costruzione delle proprie scelte di vita”? Ed ancora: quando viene affermato che gli obiettivi di Lisbona – con il 60% di occupazione femminile, tra l’altro, non sono un miraggio? A me sembrano un miraggio: le occupate in Italia sono poco più poco meno circa il 46% da quasi 10 anni, e adesso in meno di un anno dovremmo raggiungere il 60%: magari!
E sul fronte lavoro in un box apposito il Ministro si pone e ci pone alcune domande, (pag. 9) una delle quali mi sembra inquietante e preoccupante: se “per creare maggiori e migliori posti di lavoro non serve (…) prima di tutto, una robusta semplificazione e de-regolazione delle regole di gestione dei rapporti di lavoro”. A questa domanda io rispondo subito di no, e comincio anche a capire perché uno dei primi atti di questo Governo, di questo Ministro sia stato l’abrogazione che normava l’istituto delle dimissioni in bianco, firmate dalle donne al momento dell’assunzione, ed utilizzate, quasi sempre, dal datore di lavoro non appena le donne rimanevano incinta. Per questa strada pensava forse di incrementare l’occupazione femminile? No, non è così e lo sanno bene anche le donne del suo governo che, unitariamente, lo scorso settembre approvarono la legge in questione.
Ma quello che non mi convince, dicevo, è la filosofia che viene sottesa a tutto il testo, e la prevalenza della questione “sanità” su tutto il resto.
Innanzitutto, è inutile cercare la dimensione “donna”, è invece costantemente presente la “famiglia” come elemento principale di riferimento di politiche sanitarie sociali o del lavoro. Ma una famiglia che ogni tanto sembra deludere il Ministro, una famiglia che non si carica delle dovute responsabilità in un momento in cui “la complessità ed eterogeneità dei bisogni, (…) assegnano alla persona, alla famiglia (…) nuove e maggiori responsabilità a tutela dei più deboli e bisognosi”. Ed è anche una famiglia che davanti al problema di raggiungere gli standard di Lisbona per i servizi di cura per l’infanzia, (e qui, bisogna dirlo, l’ottimismo si abbassa, passeremo dal 9 al 14 % nel 2009 invece di raggiungere la soglia minima del 33% di bambini accolti) può dare un suo contributo, se si “valorizzeranno maggiormente le libere scelte delle famiglie italiane”. Sarebbe utile farci spiegare dal Ministro cosa intende, perché se pensa allo sviluppo dei nidi privati e religiosi, non mi sembra che le famiglie italiane li abbiano ostacolati, i figli li portiamo dappertutto, dove è possibile, se intende che ce li teniamo prevalentemente a casa, che ce li guardano i nonni o le baby sitter, credo che le statistiche lo dimostrino ampiamente che lo stiamo gia facendo. Altro problema è che a volte si fanno pochi figli perché non abbiamo un lavoro.
Ma su questo anche il Ministro non ha ancora idee chiare e chiede (a pag .15) quali e quante risorse investire per incrementare nei prossimi anni, i servizi per l’infanzia e la famiglia in modo sostenibile? Come favorire maggiormente l’iniziativa delle famiglie in questo settore ? Credo che dovremo rispondergli.
Ma forse nelle risposte dovremo anche far pesare il nostro lavoro di cura, di assistenza, di solidarietà, di volontariato, che le donne dentro le famiglie stanno facendo e che non ha mai prezzo, e che non viene mai valutato. Un ruolo che non solo esprime in forme alte il principio di sussidiarietà, ma che spesso è vera e propria “sostituzione” di un sociale assente.
Ma un altro vero cruccio del Ministro Sacconi sembra essere la spesa per le pensioni. Credevamo che con le norme dello scorso anno fosse stato fatto un giusto passo in avanti, più vicini alle norme europee e non troppo lontano dalle giuste esigenze dei lavoratori. Non è così. Come donne potremmo assolverci, la maggioranza di noi va in pensione con il minimo, del resto entriamo tardi nel mondo del lavoro, ne usciamo spesso dopo la nascita del primo figlio o del secondo, e quindi i famosi 35 anni per la maggioranza di noi sono una chimera, e comunque guadagniamo sempre meno degli uomini. Viviamo di più è vero, ma costiamo anche poco, e la maggioranza di noi gode della sola pensione sociale, ma è quella fetta che anche nel libro verde viene definita invisibile. E anche qui ci viene posta una domanda (pag. 14) quali sono oggi le categorie più a rischio di povertà assoluta? Credo che le statistiche possano aiutare a dare questa risposta: non siamo una categoria, ma un genere, ma la condizione delle donne sole, e non solo delle grandi città, è un emergenza sociale: basta vederla.
Insomma tante le domande che ci vengono fatte, da questo libro verde, forse sarà il caso di
rispondere!
Ed infine, se si può fare anche una domanda: ma l’introduzione del mainstreaming di genere in tutte le politiche, le proposte le leggi ecc. come previsto dalla direttiva dell’UE 54/2006, non doveva essere adottata al più presto anche in Italia?
(www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/libro_verde_welfare)


BOX
Contiamo le parole

Parole contenute nel libro verde: 9.970
famiglia/famiglie è presente 25 volte
donne è presente 8 volte (4 però in analisi statistiche)
donna è presente 1 volta
madre è presente 1 volta (madre sola)
padre assente
pari opportunità per tutti è presente 1 volta
diritti è presente 6 volte
retribuzione è presente 1 volta
pari opportunità uomo - donna assente
parità assente
discriminazioni/e assente
congedi parentali assente
condivisione del lavoro domestico assente


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