Venerdi, 13/12/2013 - Flash mob il 14 dicembre alle 12 davanti all'ospedale San Camillo promosso da SeNonOraQuando Sanità
Perché le donne dovrebbero occuparsi del servizio sanitario nazionale? Perché sono le donne che affollano quotidianamente gli
ambulatori e le corsie degli ospedali, che rincorrono gli sportelli delle ASL, che sono sempre a fianco dei propri malati, o dei pazienti. Esperte per amore o per forza nel lavoro di cura, le donne sono le prime a subire nella carne viva delle proprie vite gli effetti dei tagli al sistema sanitario nazionale istituito nel 1978 con la legge 833: una legge che il mondo ci invidia.
A 35 anni dalla sua approvazione, SeNonOraQuando Sanità rilancia e promuove un flash mob sabato 14 dicembre alle 12 davanti all’ospedale San Camillo (Circonvallazione Gianicolense 87).
Al fianco degli operatori e dei pazienti, delle associazioni di malati e di cittadini - tra cui “Libera”, l’associazione contro le mafie
fondata da Don Luigi Ciotti- anche alcuni attori- Lunetta Savino, Giulio Scarpati, Rosanna Banfi, Claudia Potenza e Paola Minaccioni: letture, riflessioni e testimonianze per rilanciare una straordinaria conquista di civiltà, figlia dell’articolo 32 della Costituzione e della grande mobilitazione delle donne.
«La salute è il diritto primario che riconosce e promuove tutti gli altri diritti», spiega Maura Cossutta, coordinatrice di SNOQ Sanità. «Il diritto che parla dei nostri corpi, delle nostre vite, delle nostre differenze, del lavoro che c’è e non c’è, dell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, delle relazioni umane. Questa conquista è messa a dura prova oggi dalle politiche di austerity e dalla burocrazia».
Per questo, al ritmo della danza “Virus” della compagnia di Raffaella Appià il flash mob si concluderà con l’appello finale: "Tutte e tutti in movimento per la salute pubblica", che è il titolo della petizione (http://chn.ge/1dY1Rv1) che SNOQ Sanità - con l’appoggio di molti comitati SenonOraQuando di tutt’Italia - ha rivolto al Capo dello Stato.
A 35 anni, la legge 833 è troppo giovane per morire: riprendiamoci il futuro.
Da chi ci chiede di essere “moderni”, continuando a costringere le donne al lavoro di cura obbligatorio e gratuito
Dalle ricette di un welfare familiare che impongono la schiavitù delle donne all’interno delle mura domestiche
Da chi sostiene che “non si può più dare tutto a tutti”, continuando a tagliare senza cambiare
Da tutti quei “tecnici” che pretendono di essere “neutrali” e che invece tradiscono l’articolo 32 della Costituzione
Dagli incapaci
Dall’ideologia dell’austerità che ha portato la sanità pubblica in “codice rosso”
Dalle bugie sui sistemi assicurativi, che lasciano le persone sole e disuguali
Dall’equivoco che la salute sia un problema personale e non un bene comune
Dal ricatto vergognoso: o la salute o il lavoro
Dalle politiche industriali che ricercano soltanto il profitto, inquinano e devastano l’ambiente e il territorio
Dalle tante Terre dei Fuochi, che fanno morire i nostri figli
Da chi ha mercificato i rischi per la salute
Dall’autoreferenzialità dei servizi, che non rispettano la dignità e la libertà delle persone
Dalle barriere e dalle discriminazioni, che trasformano le differenze in disuguaglianze
Dai ticket, che sono la tassa più iniqua, quella sulla salute
Dalla lottizzazione dei partiti nella sanità
Dal “tetto di cristallo” che impedisce alle donne di diventare dirigenti
Da chi uccide il merito e premia solo l’appartenenza
Da chi spreca le risorse pubbliche
Da una sanità pubblica “a due velocità”: tempi veloci per chi può pagare, lunghissime liste di attesa per chi non può
Da chi non si indigna perché oggi il costo della cura dei malati cronici o con malattie rare è diventato “un lusso” e si scarica sulle famiglie e quindi sulle donne.
Dal conflitto di interessi
Da chi fa pagare ai malati il costo della corruzione
Da chi boicotta le leggi dello Stato, prime fra tutte la legge 194 sull’aborto
Da chi calpesta l'autodeterminazione delle donne
Dai fondamentalismi che non rispettano la laicità dello Stato
Dalla mancanza di prevenzione e di servizi territoriali, che si riflette sulla salute di tutti, ma è sulle donne che ne fa ricadere il costo sociale
Dal precariato, che umilia la dignità di chi lavora e abbassa la qualità dei servizi
Da chi decide al posto nostro
Da chi vuole dimenticare
Da chi continua a dimenticare che l’Italia non è un paese per donne, e noi vogliamo che lo sia!
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