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Sampat Pal Devi

Sampat Pal Devi

La donna del mese - Sposa bambina a 9 anni, è ora una leader che combatte contro le ingiustizie

Silvia Vaccaro Lunedi, 19/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2010

Se si pensa alle donne indiane, la prima cosa che viene in mente è il sari, l’abito tradizionale indossato indipendentemente dal ceto sociale o dalla casta. Ho incontrato Sampat Pal Devi, che ha usato il sari per fondare una banda di donne che lottano contro le ingiustizie e i soprusi perpetrati dagli uomini. Questa donna ha compiuto un’operazione simbolica molto forte, stravolgendo l’uso del sari, divenuto così uniforme da battaglia e ribaltando l’immagine della donna indiana da sottomessa a combattente. In altre parole, Sampat Pal Devi rappresenta la forza del cambiamento. Lo si intuisce dal tono deciso della sua voce, dalla gestualità e dal messaggio che vuole trasmettere, che seppur mediato dalla traduzione, arriva semplice e chiaro. Il suo lavoro è talmente rivoluzionario che sta diventando un caso mondiale. L’ho incontrata a Roma, dove è arrivata per la promozione del libro Con il sari rosa (PIEMME Edizioni), presentato per la prima volta in Italia a Torino, durante la Fiera del Libro. Sposa Bambina a nove anni, costretta ad abbandonare la scuola e a rimettersi alla volontà di un marito semisconosciuto, il suo destino sembrava identico a quello della maggioranza delle donne indiane. Circa quattro anni fa ebbe l’intuizione di poter stimolare un cambiamento nella sua vita e in quella di altre donne e grazie alla sua determinazione é riuscita a radunare circa 400 combattenti provenienti da diversi villaggi della zona meridionale dell'Uttar Pradesh che, armate di lathi (il bastone tradizionale indiano) e di tanto coraggio, hanno affrontato mariti e padri maneschi, stupratori e poliziotti corrotti. Gli uomini che le componenti della Gulabi Gang (letteralmente la banda rosa) fronteggiano, spesso reagiscono con la forza ma questo non le spaventa, e continuano a marciare verso i commissariati, quando giunge loro notizia di indagini condotte male nei casi di abusi in famiglia; si radunano attorno alla casa di un marito violento minacciando ribellioni; impediscono i matrimoni delle spose-bambine. A fronte di questa sua grande esperienza, le ho chiesto dunque di raccontarmi delle donne indiane, di come vivono, di cosa sentono. “Le donne nella mia terra non godono degli stessi diritti degli uomini. Si può vedere da tutti gli ambiti della vita: quando si tratta di rispetto dei diritti umani, le donne sono sempre al servizio dei mariti e spesso maltrattate. Dalla politica, all’educazione, in India non c’è uguaglianza.” È sopratutto sull’istruzione che Sampat conduce delle battaglie molto dure, ricordando alle “sue” donne l’importanza dell’educazione, il rispetto dell’igiene personale, l’attenzione per l’ambiente e il grande rispetto per il prossimo. L’azione che Sampat Pal sta portando avanti è un coraggioso tentativo di ristabilire un equilibrio tra i sessi, missione difficile anche quando lo scenario non è più quello indiano, ma quello occidentale. In merito a questo, le ho domandato cosa pensa di noi, donne dell’occidente: “abbiamo alcuni problemi comuni perché, anche se le donne, ad esempio qui in Italia, sono indipendenti e istruite, spesso mancano di coraggio e non lottano abbastanza per migliorare alcuni aspetti come le condizioni sociali e il riconoscimento dell’uguaglianza della donna di fronte all’uomo. Bisogna dunque lottare insieme, in un movimento che abbracci tutto il mondo.” Prima di scomparire dietro il suo sari, Sampat mi ha raccontato una fiaba indiana che voglio riportare. “Il sole un giorno scomparve dal cielo e nessuna stella si sentiva in grado di rimpiazzarlo temendo di non emettere abbastanza luce. Tutti si tiravano indietro e il mondo rischiava di rimanere al buio. A quel punto si levò la voce di un lumino che disse che avrebbe cercato di illuminare il mondo, seppur nel suo piccolo. Ciascun essere umano può essere quel lumino, capace di portare un contributo all’umanità, se lo vuole davvero.” Sampat non si è spaventata né arresa di fronte al buio e alla solitudine che avvolgono, ancora troppo spesso, la vita delle donne in India e in altre parti del mondo, e noi ci siamo salutate nella speranza che il suo sogno “di creare un luogo dove le donne possano lavorare e vivere insieme” si realizzi presto.

 



(19 luglio 2010)

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