Saman Abbas, 'The italian girl', come amava definirsi su FB
A Novellara il funerale della giovane pachistana uccisa dalla famiglia tre anni fa. L'ha accompagnata con affetto e rispetto la popolazione, sindaca in testa
Martedi, 02/04/2024 - Il femminile “di giornata” / due Saman Abbas: 'The italian girl', come amava definirsi su FB
Il 26 marzo a Novellara in provincia di Reggio Emilia, con il massimo rispetto e affetto, si è svolto il funerale di Saman Abbas, dopo quasi 3 anni dal suo truce assassinio voluto dal padre.
La giovane italo-pakistana che su FB amava definirsi ”italian girl” e della quale abbiamo seguito a lungo (dal 2021 al 2024) le drammatiche vicende, indagini e ricerche per confermare la sua morte violenta. La storia di una giovane che riteneva di avere il diritto, in libertà, di decidere della sua vita: rifiutare il matrimonio deciso dalla famiglia e scegliere il giovane da amare e sposare.
Era scomparsa nell’aprile del 2021, dopo essere uscita dalla Casa protetta - dove si era rifugiata avendo denunciato le violenze psicofisiche della famiglia - per recuperare dai genitori i documenti che le avevano sottratto. Oggi conosciamo la verità e sappiamo come venne uccisa, orribilmente, dallo zio per volontà dei genitori e con la collaborazione dei cugini. Il padre è stato condannato all’ergastolo in Italia, lo zio condannato a 14 anni, i cugini assolti. La madre, ancora latitante in Pakistan; ci piacerebbe pensarla sommersa dalla vergogna più che dalla vigliaccheria di denunciare l’orrore di cui è stata complice.
Dalla morte di Saman è poi trascorso circa un anno e mezzo prima di ritrovarne le povere spoglie, quando finalmente lo zio, esecutore materiale dell’omicidio, ha collaborato indicando il luogo della sepoltura. Ma prima di ripercorrere brevemente il funerale, resosi possibile dopo che la procura dei minori di Bologna ha permesso la restituzione del corpo, è necessario un “ricordo“ in più.
Se i genitori hanno tradito Saman fino a farla uccidere e se la famiglia l’ha condannata alla morte, ad incastrare gli assassini è stato il fratello più giovane, Ali Haider, testimone chiave del processo insieme al ragazzo di Saman. Ali non è arretrato davanti a intimidazioni e minacce - che continuano ancora oggi - che mettono a rischio la sua vita. Ha raccontato tutto quanto sapeva, divenendo decisivo per arrivare all’orribile verità.
Tornando al funerale, il fratello ha voluto che al Cimitero al momento della sepoltura partecipassero in pochi, seppur altamente rappresentativi. Ed è così che accanto a lui, oltre pochi amici scelti, c’è la Sindaca Elena Carletti e il Presidente delle Comunità islamiche (UCOIL), l’Imman Yassine Lafram.
Saman ora non è più sola, sepolta nella parte più frequentata del Cimitero, vicinissima ad Augusto Daolio, leader dei Nomadi, che di Novellara è figlio e orgoglio indimenticabile. Ed è proprio di suo fratello Ali il commovente ricordo inciso sulla lapide: ”Sei sempre stata la sorella più forte e coraggiosa. Mi manchi ogni giorno, ogni momento, ogni notte”.
In serata tutta la comunità ha reso onore a Saman. Centinaia di cittadini, più di 400, hanno sfilato in silenzio verso la piazza centrale di Novallara e, ricordando la giovane, hanno pregato davanti al monumento che il paese ha voluto dedicarle: una grande foto, il suo viso bello, con gli occhi aperti verso i sogni del futuro, circondato da tantissimi volti di donne.
E ad esaltare il valore della convivenza, del dialogo, dell’integrazione, nel rispetto indispensabile delle diverse culture, che rappresenta un punto preciso della vita di Novellara, dove tanti sono gli emigrati, in risposta all’orrore di cui è stata vittima Saman, nel silenzio della piazza si è levata la preghiera dei rappresentanti di 5 religioni: islamici, induisti, cattolici, ortodossi, sik.
La storia di Saman è così definitivamente abbracciata e condivisa da un paese intero che, riuscendoci, ha voluto restituirle amore, rispetto e condivisione di quella visione del futuro che in Italia, dove era arrivata bambina, tanta forza le aveva dato nel ribellarsi. Una restituzione ben oltre le parole: è stata eletta, infatti, cittadina onoraria di Novellara. E da quando è stato scoperto il luogo dell’omicidio, e tutti hanno visto le serre dove è stata ripresa l’ultima volta dalle telecamere, non sono mai mancati fiori, bigliettini o peluche per ricordarla.
Nella cronaca della sepoltura, concatenata alla complessità della sua storia e alla vicinanza della gente, c’è qualcosa che mi rimanda a una vicenda recente: la morte di Giulia Cecchettin, così diversa ma con divergenze e convergenze così lampanti con quella di Saman, da non poter fare a meno di pensarci per capire sempre di più le contraddizioni e contemporaneamente l’imporsi della realtà in movimento con cui ci confrontiamo.
Giulia, circondata sostenuta prima e come non mai dopo la sua uccisione, dall’amore del padre, fino al libro ”Ciao Giulia” scritto, oggi, da lui per raccontare di sè e di quella figlia e il rapporto d’amore della famiglia tutta, che può parlare a tante persone. Saman, condannata a morte dal padre, da colui che doveva proteggerla e che l’ha venduta alle “usanze” inaccettabili, frutto di un'interpretazione contestabile, della cultura del suo paese. Elena Cecchettin che ha “urlato” la denuncia potente del femminicidio di cui sua sorella Giulia è stata vittima, chiedendo di non tacere sull’orrore di tali comportamenti e di lottare sempre per denunciare e opporsi a questi orrori. Saman, con un fratello come Ali Abbas che, per amore e con coraggio, correndo un rischio altissimo, ha denunciato le intenzioni dei genitori e dei parenti, per aver sentito e capito l’orribile piano dei famigliari rispetto all’organizzazione del delitto.
Saman e Giulia, due giovani tanto diverse, ma con desideri e speranze dettate dalla stessa forza vitale. Stroncate entrambe alla vigilia del salto verso il loro futuro. Per Giulia accompagnato dall’amore della famiglia, per Saman strappando e rinunciando a ogni legame con una famiglia che tradiva la libertà ad autodeterminare la propria vita. Giulia alla vigilia della laurea, Saman subendo l’umiliazione del divieto di andare oltre le medie, ovvero negandole lo studio che desiderava continuare, ma con il coraggio di denunciare le violenze subite. Giulia uccisa per non essersi sottratta dall’aiutare il ragazzo con cui era stata, scegliendo di ascoltarlo per affetto e amicizia, nonostante ritenesse finita la loro storia, Saman uccisa per stare con il suo ragazzo senza più nascondersi e volendo vivere la sua vita convinta di averne diritto.
Saman e Giulia - cittadine del nostro mondo - entrambe divenute in tempi diversi, ma non così distanti simboli da rispettare, giovani donne da non dimenticare, per quello che entrambe hanno lasciato nel loro ricordo, su cui continuare e riflettere. Sentimenti e valori testimoniati per entrambe dall’affetto, dalla vicinanza straordinaria e spontanea della gente. Da Novellara, a tutta l’Italia, il filo rosa delle loro storie chiede rispetto, affetto perchè si continui a riflettere e a non cancellare la memoria di queste due davvero speciali “Italian girls”.
Paola Ortensi
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