Sentir parlare Salvini di riapertura delle case chiuse a 60 anni dalla Legge Merlin verrebbe da piangere. Ma si sa sessismo e razzismo vanno di pari passo...
Martedi, 16/01/2018 - Sentir parlare Salvini a sessant'anni dall'approvazione della legge Merlin di riapertura delle case chiuse verrebbe da piangere. Ma si sa, sessismo e razzismo vanno di pari passo.
Ma poi, sentirlo dire "far l'amore fa bene" e associare questa affermazione con la riapertura delle case chiuse fa tirare un sospiro di sollievo: non sa di cosa parla!
E, non mi voglio qui soffermare sulla questione della sessualità umana, di donne e uomini, sul complesso intrigo di affetti, sentimenti, seduzione, corteggiamento, fisicità: ne hanno parlato in molte anche sull'onda del movimento #metoo.
No, qui voglio rimanere alle questioni di base, perché mancano le basi. Le basi di una lotta che sessant'anni fa ha varato, dopo 10 anni di tentativi, la legge che chiudeva le case chiuse: che chiuse lo erano davvero, senza finestre o con le finestre murate. Dove le donne erano "schedate a vita" e con loro i loro eventuali figli. Delle "sepolte vive" che scrivevano alla Merlin in quegli anni di non mollare. E, lei non mollò, nonostante tutto e tutti ed un Parlamento, anche se in parte riottoso, fu costretto ad approvare la legge perchè ce lo chiedeva l'ONU. (E, per fortuna che ogni tanto dall'estero qualcuno ci chiede qualcosa di buono!). Se l'Italia infatti, voleva aderire all'ONU, avrebbe dovuto sottoscrivere "La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo" che prevede esplicitamente la "repressione della tratta degli esseri umani e lo sfruttamento della prostituzione". Ma ci sono anche alcuni articoli della Costituzione che vanno in questa direzione.
Ma chi lo dice a Salvini? Nel 2014 e nel 2015 la Lega (ancora Nord) ha raccolto le firme per riaprire le case chiuse e proibire la prostituzione in luogo pubblico. Insomma ritorna anche di questi tempi il cattivo pensiero di una prostituzione organizzata dallo Stato. Più moderna di quella di Cavour, che l'introdusse nel Regno di Piemonte, tra una guerra d'Indipendenza e l'altra, alla fine degli anni '50 del 1800. Più moderna, perché Salvini vede la prostituzione come una "scelta" come un'altra, invece di fare l'avvocata, la giornalista, una ragazza, potrebbe secondo lui, decidere di fare la prostituta. Una proposta forse anche per fare cassa, un succedaneo alla lotta all'evasione fiscale che colpirebbe il suo elettorato?
Ma non basta! Chiama in causa i Paesi del Nord, ricordando però solo alcuni che gli interessano. Non conosce al contrario altri Paesi (la Svezia, ad esempio) in cui le leggi in vigore puniscono il reato di acquisto di servizi sessuali, con l'obiettivo di eliminare la prostituzione, che incentiva la tratta di esseri umani e viola la dignità delle donne. E, la legge svedese esclude la punibilità della donna in quanto riconosciuta vittima sia degli sfruttatori che dei trafficanti e anche dei clienti.
E allora, a Salvini vorrei rispondere, come Lina Merlin rispose al suo collega di partito Eugenio Dugoni, contrario all'abolizione dei postriboli: "Nei bordelli mandaci tua moglie" (chiedendo scusa come penso abbia fatto Merlin, alle innocenti mogli).
Di quello che ha detto Razzi non parlo. Lo farà Crozza.
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