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Salviamo il Blue Horse Café

Salviamo il Blue Horse Café

Turchia - Il Cavallo Azzurro di Basaglia è il simbolo di un piccolo caffè di Ankara, nato per l’inclusione lavorativa dei giovani schizofrenici, che rischia oggi di chiudere per carenza di fondi

Colla Elisabetta Sabato, 13/10/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012

La famiglia Taºkent vive ad Ankara, in Turchia. La madre, Meral, è una donna forte ed energica: direttrice di banca in pensione, si dedica a tempo pieno alla Turkish Federation of Schizophrenia Associations, costituitasi nel Febbraio 2006. Meral infatti ha un figlio schizofrenico, Volga, che ha manifestato la malattia in maniera conclamata soltanto verso i 20 anni ed oggi ne ha 40. Il padre, Akin Taºkent, è stato campione sportivo a livello nazionale nella corsa, insegnante e giornalista sportivo. Per loro è stato arduo accettare la malattia del figlio ma non si sono dati per vinti, nonostante l’assenza di qualsiasi finanziamento e sostegno da parte del governo turco, verso i pazienti con problemi mentali e le loro famiglie. Ayºegul Selenga Taºkent, la figlia più giovane, ha studiato cinema in Inghilterra e negli Stati Uniti, ora vive ad Istanbul, dove insegna cinema all’Università e lavora come regista: il suo primo documentario del 2007 s’intitola Volga Volga: vivere con la schizofrenia e racconta la lotta quotidiana della sua famiglia contro una malattia invisibile, l’impatto emotivo e le difficoltà pratiche ad essa legate, nel tentativo di vivere comunque una vita normale. Sì, perché Volga, che ama i musei, gira in metro per la sua città, parla l’inglese e il georgiano, e ricorda moltissime altre cose, lavora in un caffè fondato nel 2009 dalla Turkish Federation of Schizophrenia Associations, il Mavi At Kafe (Blue Horse Café), dedicato all’esperienza di Franco Basaglia (le cui massime compaiono in turco sulle pareti) e del grande cavallo blu di cartapesta realizzato nel 1973, simbolo della lotta per il superamento dell’istituzione manicomiale. “Lo scopo primario del caffè - raccontano Meral Taºkent e la dott.ssa Natalie Uluhan Walker, anche lei coinvolta attivamente nella Federazione - era quello di dare un’opportunità lavorativa ai pazienti schizofrenici, di rafforzare la loro autostima e migliorare la qualità della loro vita rendendoli membri della società a pieno titolo. Un altro obiettivo era permettere alle persone entrate in contatto con questi pazienti di modificare l’approccio negativo verso di loro”. Il caffè, situato in Mareºal Fevzi Çakmak Avenue, vicino alla zona universitaria, impiega ad oggi 28 pazienti affetti da schizofrenia a diversi livelli, è aperto dal lunedì al sabato ed offre spuntini, bevande e wireless libero. Ma da alcuni mesi l’esperienza straordinaria del caffè è in pericolo: infatti la federazione non riceve alcuna forma di aiuto ed i costi da sostenere sono alti. Il presidente della Federazione, il prof. Haldun Soygür, ha lanciato un appello: “Circa 30 pazienti hanno lavorato regolarmente al caffè per 3 anni, e i primi tempi davamo loro un salario, ora non possiamo più farlo perché il costo dell’affitto mensile (3.000 lire turche, circa 1.500 euro) e delle altre spese non ce lo consente. La schizofrenia è una malattia che dà ricadute ma quasi nessuno che lavora al caffè ne ha avute se non di brevissima durata. Questo luogo rappresenta un ambiente terapeutico per loro ed ha favorito, grazie al rapporto instaurato con i clienti, la riduzione dei pregiudizi sociali verso questi malati. Le medicine sono fondamentali per il trattamento della schizofrenia ma l’inclusione sociale, il lavoro ed i contatti lo sono altrettanto, l’isolamento ha in genere effetti negativi sulla malattia”. Circa 51 milioni di persone sono affette da schizofrenia nel mondo, di cui 700mila in Turchia. Il Blue Horse Café ha lanciato una campagna di sostegno per sopravvivere, tramite sms e altre forme, per aderire basta inviare una mail in inglese a Natalie, nuluhan@yahoo.com e cliccare su “mi piace” sulla pagina FB del locale.

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