Una proposta di legge discriminatoria, anti-costituzionale e anti-economica che anziché aiutare le famiglie creerebbe non solo nuove disparità, ma anche un pericoloso attacco all’essenza stessa della democrazia. Questa in sintesi la valutazione della proposta di legge regionale n° 21 del 26 maggio 2010 “Riforma e riqualificazione dei consultori familiari” scaturita dagli interventi di lunedì scorso durante l'incontro pubblico convocato dalla Consulta Cittadina Permanente dei Consultori Familiari del Comune di Roma.
La proposta di legge, prima firmataria la consigliera regionale del PdL Olimpia Tarzia, era stata inizialmente sottoscritta anche da esponenti dell'IDV e del PD, che dietro le pressioni delle compagne di partito e in particolare di Luisa Laurelli hanno poi revocato la firma.
Dalla discussione sono emerse la necessità e l’urgenza di fare chiarezza sulla illegittimità della proposta dal punto di vista giuridico e sui molteplici ruoli svolti dai consultori per la salute e per la società.
Questa proposta, avendo come reale scopo lo smantellamento di uno dei pochissimi servizi accessibili a tutti, non tiene conto dei bilanci né dei tagli che già stanno erodendo i servizi educativi e scolastici (tagli che colpiscono proprio le famiglie, i soggetti più deboli, le donne, insomma proprio quei soggetti che a parole si dice di voler ‘proteggere’, ma che non si è in grado di mettere in condizione di governare, di lavorare e di scegliere).
Lo smantellamento dei consultori, anche in presenza di eventuali stanziamenti, porrebbe inoltre il problema delle professionalità e delle garanzie di nuovi soggetti operanti sul territorio, soggetti non specificati né identificati, evidenziando contraddizioni come ad esempio accade con gli asili nido pubblici che non aprono per mancanza di personale, mentre vengono aperti asili privati confessionali (cattolici, ma un domani magari anche di altre religioni o confessioni religiose).
Il richiamo alla laicità e alla liceità di nuove proposte di legge è quindi fondamentale.
Occorre una immediata mobilitazione di tutte le forze politiche, associative e dei movimenti, anche per ricordare a tutti e tutte che i consultori non sono 'i luoghi dell’aborto' (questa sembra essere la paura che muove strategie ideologiche e demagogiche) ma piuttosto strutture di sostegno alle famiglie, alle coppie, alle donne e agli uomini, alla salute riproduttiva e sessuale, ai giovani e alle giovani, alle persone con disagio, alla preparazione al parto, alla promozione e assistenza dell’allattamento al seno, all’assistenza di tutte le fasi delle donne dalla prima mestruazione alla menopausa, alla prevenzione, ecc.
Tra le numerose presenze, Giulia Rodano (Consigliera regionale IDV), Gemma Azuni (Consigliera comunale SEL), Claudia Bella (Responsabile del Coordinamento donne della Cgil regionale), Donatina Persichetti (Presidente Consulta regionale pari opportunità Lazio), Carla di Veroli (Assessora politiche culturali, giovanili, PO Municipio XI), Paola Angelucci (Consigliera Municipio Roma XI SEL), Antonio Bertolini (delegato sanità Municipio XI), Francesca Koch, Vittoria Tola.
Lascia un Commento