Salute della donna, cura materno-infantile: quando il sogno diventa realtà
Emilia Romagna - La Medicina di Genere si inserisce in una proposta innovativa di strategie operative
Mori Roberta e Pariani Anna Domenica, 23/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2014
L’OMS ha inserito la Medicina di Genere nell’Equity Act a testimonianza di come l’equità sia un principio che si applica non solo all’appropriatezza, ma anche all’accesso alle cure. La Medicina di Genere si inserisce dunque, a pieno titolo, in una proposta innovativa di strategie operative, organizzative e di ricerca per colmare le diseguaglianze della salute femminile rispetto a quella degli uomini, un problema che interessa il 55% della popolazione mondiale. La qualità della prestazione sanitaria passa attraverso l’appropriatezza fino ad una personalizzazione della cura che valuti le diversità e le differenze, rappresentando una sfida costante al miglioramento del sistema pubblico, forgiato sull’integrazione dei servizi territoriali e ospedalieri e sull’apporto multidisciplinare delle equipe mediche.
Una rappresentazione plastica di questo approccio l’ha offerta il convegno “Ospitiamo il futuro. Nascita, procreazione, cura, didattica e ricerca, il progetto va avanti”, tenutosi a fine 2013 al Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia, dove i massimi rappresentanti locali e regionali della sanità, della politica e della società civile hanno presentato pubblicamente M.I.R.E. (Maternità Infanzia Reggio Emilia), il centro di assistenza, cura e ricerca avanzata, interamente dedicato alle donne, che sorgerà nell’area dell’Arcispedale Santa Maria Nuova.
Tale progetto nasce dall’idea di alcuni medici e primari di dotare il territorio reggiano – dove in particolare l’immigrazione ha incrementato la natalità e la complessità delle domande socio-sanitarie – di una struttura integrata e davvero innovativa in grado di rispondere ad ogni fase e problematica della salute e del benessere femminile. Ciò significa la concentrazione di varie attività, tra cui: ricerca medica e scientifica integrata alle cure, accoglienza, consulenza e cura personalizzata delle pazienti, le migliori tecnologie disponibili al servizio della gravidanza, parto e puerperio, educazione alla genitorialità e trattamenti per favorire la procreazione, unitamente ad un allestimento degli spazi a misura di donna.
I responsabili delle Aziende locali sanitaria e ospedaliera sono in prima linea sul progetto M.I.R.E., credendo alla sua fattibilità sin da quando si è manifestata la volontà politica unanime dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna attorno alla realizzazione del nuovo Ospedale materno-infantile. Il sogno ha incrociato la realtà, grazie anche all’impegno dell’associazione Onlus CuraRe presieduta da Deanna Ferretti che, con iniziative di grande richiamo e spessore - basti citare la prestigiosa mostra itinerante “90 artisti per una Bandiera” ospitata anche nel complesso del Vittoriano a Roma -, ha già raccolto i fondi necessari per la progettazione preliminare dell’opera.
Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parità
L’EMILIA-ROMAGNA nel 2014. PROSPETTIVE DI UN SISTEMA IN MOVIMENTO.
Anna Pariani, presidente Gruppo regionale PD
Nonostante i pesanti tagli ai trasferimenti statali degli ultimi anni, anche per il 2014 la Regione ha scelto di non ridurre le risorse dedicate alla sanità, mantenendo un rapporto tra costi e qualità dei servizi che ci pone in assoluto ai vertici nazionali, tanto da essere presi come riferimento per la definizione di gran parte dei costi standard nelle politiche di spending review. A pressione fiscale invariata, dunque, la sanità pubblica emiliano romagnola è garantita e cresce di 70 milioni il fondo per la non autosufficienza.
E’ chiaro che a fronte di 9 punti di Pil persi dal 2008 e una disoccupazione all’8,9% non possiamo “cantare vittoria” o dire risolti i tanti problemi derivanti dalla crisi economica. Possiamo però scegliere, come abbiamo fatto, di non operare tagli al bilancio delle politiche di welfare, di non lasciare solo nessuno e continuare a investire nel sociale quale baluardo di quei diritti e servizi alla persona che rendono più forte la comunità.
Questo è possibile perché l’Emilia-Romagna è la Regione meno indebitata d’Italia e ha ridotto del 20% la spesa per il suo funzionamento; perché non ci siamo fermati mai, modificando l’organizzazione dei servizi, eliminando molte inefficienze e semplificando le procedure, in un percorso di riforme a 360° che continuerà fino al termine della legislatura. Abbiamo anche utilizzato interamente i fondi strutturali europei e investito nella capacità di spesa dei nostri Comuni, allentando a livello territoriale i vincoli del patto di stabilità e consentendo a molti enti locali di investire le risorse in bilancio per opere pubbliche che danno occupazione e ossigeno alle imprese.
Come dichiarato dal Presidente Errani nella relazione annuale di mandato, ci siamo dati molteplici obiettivi: da una grande attenzione al mondo del lavoro, alla tutela di disoccupati, inoccupati, persone in cassa integrazione o in mobilità, fino alla difesa del territorio emiliano-romagnolo, al patrimonio che dalla costa all’Appennino richiede di essere mantenuto e valorizzato. Confermato anche in futuro l’impegno della ricostruzione nella zona colpita dal terribile sisma del 2012 e l’investimento sullo sviluppo delle attività produttive, sulla loro internazionalizzazione e innovazione, così come sul fondo di finanza agevolata e sostegno dei consorzi fidi per le aziende in difficoltà di tutta la regione.
Fra le novità e i segnali positivi per il 2014, segnalo infine il lavoro della Commissione assembleare pari opportunità, di cui faccio parte. Dopo un intenso percorso di incontri e audizioni che hanno coinvolto le rappresentanze, l’approvazione unanime di 8 atti di indirizzo volti a rafforzare i diritti femminili in ogni campo, sarà presto in discussione il progetto di legge quadro “per la parità e contro le discriminazioni di genere”. Una normativa che valorizzerà il contributo e il ruolo delle donne nelle istituzioni, nel lavoro, nella società, per cambiare in meglio tutti insieme e finalmente alla pari.
La valenza regionale del progetto M.I.R.E.
In occasione del Convegno “Ospitiamo il futuro” (23 novembre 2013, Centro L. Malaguzzi di Reggio Emilia), la presidente dell’Assemblea legislativa regionale Palma Costi è intervenuta definendolo un “sogno collettivo”, i cui punti di forza sono «il contesto in cui nasce, fortificato da un network educativo legato ai diritti dell’infanzia, la sinergia tra Reggio Children, il sistema sanitario reggiano e un centro d’eccellenza come l’Irccs dell’Ospedale Santa Maria Nuova». La presidente Costi ha sottolineato dunque questo «patrimonio di capitale umano, culturale e sanitario che rilancia il ruolo di avanguardia del modello emiliano-romagnolo non solo a livello nazionale ma anche in vista dall’apertura delle frontiere sanitarie europee».
Piena condivisione nelle parole del capogruppo PD in Commissione Sanità, il piacentino Marco Carini, che ha parlato di un progetto che «sembra riguardare l'idea stessa del progetto di vita che sta dietro una scelta di maternità.» «È un'idea tecnica dal sapore fortemente politico, ma di una politica che sa spingersi oltre il solo, e pur necessario, soddisfacimento del bisogno, per delinearsi nel suo significato più alto, quello di una politica delle relazioni, una politica di Comunità.» La stessa eccellenza al servizio della salute femminile che l’Assemblea legislativa ha promosso con due Risoluzioni ricordate dal consigliere: la prima sostiene le esperienze di breast unit quali organizzazioni integrate per la prevenzione e il trattamento del cancro alla mammella, la seconda impegna la Giunta regionale a inserire la medicina e ricerca di genere nella pianificazione socio-sanitaria. Entrambe approvate all’unanimità a fine 2012.
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