Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Arguta, appuntita, intelligente, paradossale, Sabina Guzzanti sul palcoscenico scioglie tutto l’impeto che le anime sante hanno cercato di arginare sugli schermi grandi e piccoli, nei comizi, sulle piazze, e ci dà la prova che il teatro è ancora un cantuccio libero e felice dove si può rovesciare il paniere etichettato “non ne posso più” possono, dove è lecito enunciare verità moleste, argomentare accuse impertinenti, dichiarare antipatie furibonde, spiattellare ingiustizie e soprusi, calpestare saltellando arroganze e furbizie e magari tessere un’appassionata autodifesa dopo essere stati accusati di vilipendio.
Si intitola così, “Vilipendio”, il suo ultimo monologo che nel più grande teatro di Torino, il Colosseo ha raccolto gli applausi di un pubblico composto di ogni sorta di persone. Con una bordata trasversale, Sabina l’imbronciata, ha riassunto le magagne di un paese dove tutto appare grottescamente deformato. La politica, per prima, con i suoi protagonisti; i conflitti di interessi mai deflagrati; i giornali, l’economia; l’istruzione; la giustizia ridotta a pezzi. E poi la televisione, che dissimula gli scandali, ma non quelli a lei attribuiti. In barba alle spietate polemiche seguite al suo intervento sul palco di Piazza Navona, Sabina enuncia gli stessi ragionamenti di allora, spogliandoli degli eccessi contestati e con candore e pervicacia ribadisce le sue ragioni. Scocciata per essere stata definita “show girl”, “soubrette”, “stridula e sboccata”, non fa sconti a nessuno. Ne ha una per tutti, fra un discorso e l’altro, e con disinvoltura e rapidità, delle cialtronerie individuate fa una montagna di straccetti da consegnare al suo pubblico molto divertito. Vertici dello show sono la provocazione e la satira; ma le frecce più urticanti sono sempre quelle dell’imitazione. Risultano irresistibili il premier e la sua ministra Mara Carfagna, evocata non in tailleurino Armani, ma in indumenti generosamente rivelatori. Le imitazioni senza trucchi e costumi sferzano anche Anna Finocchiaro e altri bersagli del polo opposto, perché se la destra piange sotto i colpi della bella Sabina, la sinistra, annacquata e convinta di essere per bene, non ride. In compenso fa ridere il Bertinotti in maniche di camicia che si sbraccia trafelato.
Furiosamente laica, qualche frammento di turpiloquio (mai di volgarità) l’attrice se lo permette, ma con quella vocina e quel mezzo sorriso monello può dire quello che vuole davanti agli esempi poco edificanti di una disonestà fatta costume e della miscela più micidiale: l’arroganza accompagnata dalla stupidità.
Lo spettacolo è in tournée. La regia è di Giorgio Gallione, che ha inserito anche proiezioni dense di un’informazione non limata e due bravi musicisti che accompagnano dal vivo.
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