Ruta Pacifica de las Mujeres sulla Colombia: Le Donne in Nero al Presidente Mattarella
Il drammatico appello sulla grave situazione legata al rispetto ai diritti umani a partire dal 28 aprile 2021 in Colombia
Giovedi, 10/06/2021 - Riceviamo e pubblichiamo
Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Gentile Presidente,
come Rete italiana delle Donne in Nero, Le inviamo un drammatico appello ricevuto dalle attiviste della Ruta Pacifica de las Mujeres, una Rete femminista e pacifista attiva da molti anni in Colombia, che oggi riunisce più di trecentocinquanta organizzazioni di donne.
La ringraziamo per la considerazione che, nel suo ruolo di Capo dello Stato e garante della Costituzione italiana, potrà dare alle parole delle donne colombiane, impegnate in una accorata richiesta di aiuto e di attenzione politica da parte della comunità internazionale.
I nostri saluti più cordiali
Rete italiana delle Donne in Nero
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APPELLO DELLE DONNE DELLA RUTA PACIFICA A TUTTE LE NOSTRE SORELLE: DONNE IN NERO, FEMMINISTE E PACIFISTE DEL MONDO, A PROTEGGERE LA VITA E A FERMARE IL SANGUE CHE SI STA VERSANDO IN COLOMBIA.
BOGOTA', 4 MAGGIO 2021.
In nome della sorellanza convochiamo tutte le donne, femministe e pacifiste del mondo, le nostre sorelle Donne in Nero, le Reti internazionali di cui facciamo parte, i nostri alleati e alleate internazionali nella costruzione della pace.
La Colombia attraversa una grave situazione legata al rispetto ai diritti umani a partire dal 28 aprile 2021, quando il popolo ha deciso di fare uso del suo diritto alla protesta e alla mobilitazione sociale per esigere dal governo del presidente Ivan Duque Marquez l'abrogazione delle riforme tributarie e della salute che vanno a detrimento dei diritti umani e approfondiscono le disuguaglianze per le donne, le bambine e le loro comunità, già gravemente colpite da un anno di pandemia.
Il popolo desidera portare a compimento l'Accordo di Pace concordato e raggiungere il superamento delle disuguaglianze esistenti rispetto alla mancanza di lavoro, di scolarizzazione e di tutela della salute.
Oggi, 4 maggio, abbiamo un paese ferito, addolorato e polarizzato. Negli ultimi 6 giorni nel paese si sono verificati 1.181 episodi di violenza da parte della polizia; 26 persone hanno perso la vita e ci sono stati 216 interventi brutali da parte delle forze dell’ordine; si registrano inoltre 9 vittime di violenza sessuale per mano delle stesse (Temblores, 4 maggio 2021) e molte aggressioni, in particolare a persone giovani che hanno fatto uso del loro diritto alla mobilitazione e alla protesta sociale.
In special modo, la città di Cali è attualmente vittima di una risposta sproporzionata da parte delle forze dell’ordine ed è immersa in un caos intenzionale che cerca di legittimare la militarizzazione come risposta all'inerzia di un Governo sordo e muto davanti al popolo che lo ha eletto, un Governo che ha invece il dovere costituzionale di proteggerlo e di vegliare perché si dia compimento alle leggi.
Oggi il Governo decide per una politica che scommette sulla repressione della protesta sociale, sulla militarizzazione della vita civile e propone leggi che vanno a detrimento della vita della popolazione, con la logora scusa del bene comune e della protezione del popolo, contro il dettato della Costituzione e il rispetto dei diritti umani.
A partire dalla sorellanza e dal senso civico vi chiediamo di:
• pronunciarvi di fronte a questa violazione dei diritti umani;
• respingere in modo energico la violenza; N
• esortare a smettere di usare la forza pubblica come strumento per la gestione della protesta sociale;
• inviare lettere alla cancelleria colombiana e alle ambasciate della Colombia nei vostri Paesi.
Vi preghiamo di sollecitare i vostri governi e le vostre istituzioni a prendere una posizione politica e a inviare un messaggio forte al Governo del Presidente Ivan Duque Marquez in cui si dichiari la NON ACCETTAZIONE di questo tipo di politiche.
Vi preghiamo di chiedere ai vostri legislatori di sospendere o condizionare gli aiuti militari alla Colombia, al suo esercito e alla sua polizia al rispetto dei diritti umani e della Costituzione, così come di garantire l'investigazione sui reati commessi e la sanzione dei responsabili delle violazioni dei diritti umani.
Vi chiediamo inoltre di accompagnarci nelle reti sociali e di rispondere a tutti i nostri messaggi e campagne per proteggere la vita e denunciare le violazioni ai diritti delle donne.
Che i violenti e i signori della guerra e della violenza sappiano che noi non siamo sole e soli, che voi ci proteggete a distanza.
NOI DONNE, OGGI PIU' CHE MAI, RIPETIAMO: “NON METTIAMO AL MONDO FIGLI E FIGLIE PER LA GUERRA NE' LA VIOLENZA”
PER LA GUERRA E LA VIOLENZA , NULLA
Nei giorni successivi alla divulgazione di questo appello, il quadro della repressione si è aggravato: alla data del 20 maggio, gli episodi di violenza da parte della polizia sono arrivati a 2387; 51 persone hanno perso la vita, di cui 43 per mano delle forze dell’ordine; 33 persone hanno subito ferite agli occhi. Si sono registrate inoltre 18 vittime di violenza sessuale per mano della Forza Pubblica (ndr).
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