Dalla VIVA VOCE - Memoria. Verità. Rosanna: nomi di genere femminile. Il dire e il fare delle donne nella lotta alle mafie
Rosa Frammartino Lunedi, 08/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010
Incontro Rosanna Scopelliti a Roma; entrambe proveniamo dalla Calabria, nostra comune regione.
Io interrompo il mio viaggio verso Modena per il piacere di salutarla. E’ appena tornata dalle vacanze natalizie. A Roma, città dove vive e studia, Rosanna dedica una grande parte delle sue energie alla Fondazione A. Scopelliti di cui è Presidente. Un ruolo che, ormai da anni, assorbe la sua passione civile per la lotta a tutte le diverse forme di mafia. Un impegno che, dopo tanti anni, le consente di vivere un rapporto “da figlia” con un papà che la criminalità le ha sottratto quando aveva appena sette anni. Cerchiamo un angolo tranquillo per cominciare la nostra conversazione.
Quando è morto tuo padre?
Era l’estate del ’91 e come tutti gli anni, eravamo dai nonni per le vacanze. Papà tornava a casa dopo una giornata di mare. Era solo; senza alcuna scorta. Le minacce c’erano da tempo, ma lui aveva scelto di continuare la vita di sempre. Non voleva che per proteggerlo altre persone potessero rimetterci la vita. Stavo aiutando la mamma ad apparecchiare per la cena. Al telegiornale delle venti, la giornalista disse che vicino a Campo Calabro c’era stato un agguato in cui aveva perso la vita un giudice. Io e la mamma capimmo subito. Mi sentii cresciuta di colpo. Mio padre era stato ucciso proprio lì, nella sua terra, vicino alla sua casa, in un luogo che amava e dove, nonostante tutto, si sentiva al sicuro.
Come fu ucciso?
Gli spararono mentre rientrava a casa dopo qualche ora trascorsa al mare. La sua auto venne affiancata da un altro mezzo e qualcuno esplose contro di lui due colpi di fucile caricato a pallettoni.
Ci furono dei testimoni?
Nonostante a poca distanza dal luogo dell’agguato ci fossero delle case, solo lo splendido panorama che si apre sullo Stretto di Messina, fu testimone degli ultimi istanti di vita di papà. Inizialmente, chi accorse sul luogo dell’agguato, pensò che si trattasse di un incidente d’auto, ma ci volle molto poco per capire che in realtà si era trattato di un assassinio in piena regola.
E il funerale?
Al funerale presenziarono le più alte cariche dello Stato, ma ciò che mi colpì di più fu un’amara dichiarazione di Giovanni Falcone: “Se oggi hanno ucciso Scopelliti, il prossimo sarò io”. Solo nove mesi dopo la Storia racconterà la Strage di Capaci. Nonostante questo il delitto Scopelliti fu presto dimenticato e già dopo ferragosto la stampa si interessava di altri scoop estivi.
Chi volle la morte del Giudice Scopelliti?
Nel maggio del ’91 papà aveva accettato di rappresentare la pubblica accusa in Cassazione nel maxi processo a Cosa Nostra e, nonostante la notizia fosse del massimo riserbo, già qualche giorno dopo però, stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Marino Pulito, alcuni figuri gli offrirono circa 5 miliardi di vecchie lire per “trattare con riguardo” le sorti degli uomini di Cosa Nostra nell’ambito del famoso Processo. Papà ovviamente non accettò e, credo, fu proprio in quel momento che, con serena consapevolezza, firmò la sua condanna a morte. Per compiere l’ assassinio Cosa Nostra coinvolse i “cugini” della ‘Ndrangheta.
Il suo lavoro era una minaccia per la ‘ndrangheta?
Forse si. Papà nel corso della sua carriera si è occupato di terrorismo, di mafia, dei sequestri... E si è sempre prodigato per garantire la giustizia.
Sono ormai trascorsi tanti anni. Oggi c’è una piena verità?
Il Caso Scopelliti è stato ormai chiuso. Nel 2004 il processo sul delitto Scopelliti si è concluso con la conferma delle assoluzioni che ci furono in Appello. Credo sia stata proprio questa sentenza, insieme al silenzio ed all’indifferenza che hanno accompagnato la morte di papà a fare più male a me e mia madre. La sensazione sempre viva che la Giustizia aveva fallito e che la morte di papà era stata vana. Ed è proprio da ciò che nasce il mio impegno: restituire verità e giustizia al sacrificio di mio padre.
Oggi sei la Presidente della Fondazione A. Scopelliti e collabori attivamente con il Movimento Antimafie Ammazzatecitutti...
Tanto tempo è passato. Molta parte di esso nel silenzio delle Istituzioni. Oggi il silenzio non mi fa più paura. Ho capito che il sentimento percepito per anni come vergogna era solo dolore; un dolore talmente forte da non poter essere accettato. Oggi mi sento più forte. Soffro ancora per il modo in cui è morto mio padre, ma affiancata dai tanti amici del Movimento “Ammazzatecitutti” lotto per cercare la piena verità sulla sua morte e per contribuire alla costruzione di un futuro libero dalle mafie.
Antonino Scopelliti, considerato il numero uno dei sostituti procuratori generali italiani presso la Corte di Cassazione, è stato ucciso a 56 anni, il 9 agosto del 1991. Si era occupato di vari maxi processi, di mafia, camorra, 'ndrangheta e terrorismo.Il delitto viene ripercorso nel libro “Morte di un giudice solo. Il delitto Scopelliti” (Città del Sole edizioni) del giornalista Antonio Prestifilippo, giornalista che ha lavorato a Il Messagero, Il Secolo XIX, Il Giorno e, attualmente, per la Gazzetta del Sud. La Fondazione A. Scopelliti è in Via della Scrofa, 39 (00186 ROMA), il sito: http://www.fondazionescopelliti.it/ , la e-mail: info@fondazionescopelliti.it
Lascia un Commento