Mercoledi, 21/07/2021 - E’ stata una delle migliori e (più belle) attrici del secolo scorso.
Suona strano, quasi anacronistico dirlo guardando alcune delle sue foto più significative, da quando iniziò una carriera ‘voluta’ da una madre già attrice che desiderava per lei, ambiziosamente, ciò che la Magnani impersonò in ‘Bellissima’ di Luchino Visconti.
La cosa ‘strana’ è che quello stesso mitico ed intellettuale cineasta milanese le fece ‘scoprire’ il mondo del teatro (vero) e del cinema, poi.
Visconti, in arte, la plasmò – un po’ come aveva fatto per Clara Calamai in “Ossessione”, un plagio d’amore stupendo quanto inutile, lei innamoratissima di lui, lasciava fare, lui...gay – e lo fece anche per continuare a ‘condividere’ con lei il bel Alain Delon, grande feticcio d’amore, per entrambi.
Insieme li forgiò come creta in ‘Tis pity she’s a whore – Peccato che sia una sgualdrina’, splendido dramma del Seicento inglese dell’elisabettiano John Ford, ripreso poi sullo schermo da Patroni Griffi e lei, amica anche di Cocteau, ‘lasciò’ fare...
Qualcosa di fondamentale che poi avrà un sèguito in tutta la sua vita, conscio od inconscio, a parte.
Nata nel 1938, l’anno delle Leggi Razziali in Italia, è mancata di malattia e di dolore, più che altro, nel maggio del 1982. Son dunque 39, gli anni, che la separano dal mondo del cinema ‘d'aujourd'hui’ – lei, austriaca poi ‘naturalizzata’, per amore e professione, francese, anche se dicono che quando si arrabbiava il suo viennese le tornava alla mente – ma i suoi film, la sua recitazione, cresciuti dagli anni di ‘Sisi’ ed ‘esplosi’, per caratterizzazione, per modernità di interpretazione fino ad uno degli ultimi, il chiaroveggente, “La morte en directe – La morte in diretta” del 1980, di Bertrand Tavernier, di sicuro han fatto in modo che lei non sia/sarà mai dimenticata.
E dopo tanti anni, giustamente, un suo ricordo su pellicola vien svolto al Cinema Ritrovato di Bologna, mèntore d’eccezione il premio Oscar Volker Schlöndorff, suo amico e sodale per tanto tempo, fin dagli anni giovanili, suo coetaneo che ha curato la retrospettiva a lei dedicata.
Non a caso, il titolo della sezione: ROMY, VITA E ROMANZO.
“...I film che abbiamo scelto - ha dichiarato Schlöndorff - attestano che i suoi ruoli sono stati segnati dalla sua vita quanto dalle sceneggiature; finzione e vissuto si informano a vicenda, per realizzare il ritratto di una donna che non esita a esporsi a tutte le lacerazioni che la natura e la storia le impongono, anche se ciò significa far soffrire il suo corpo e la sua anima fino alla morte...”.
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