Lunedi, 29/05/2023 - Oggi ricorre il quarantunesimo anniversario della morte di Romy Schneider.
Un piccolo ricordo scritto solo per non dimenticare di rammemorare una delle migliori attrici del secolo scorso: quasi fa impressione definire così una donna così bella, sensibile, con un sorriso che dava una luce tutta ‘particuliér’ al suo volto, diversa ma se stessa sempre, per ogni suo ruolo che, come recita il detto “muore giovane chi è caro agli dei (e, forse, alle dee, chissà)”, ci ha lasciato con la sua aura anche di umanità quasi ancora presente, fiore ancora fresco che la neve ha preservato nella memoria, circonfuso di eternità.
Note sono la sua vita e la sua splendida carriera teatrale e cinematografica con i grandissimi del Novecento internazionale e, forse, il miglior modo per ricordarla è rivedere la sua sempre appassionata maniera di recitare sul grande schermo.
E qui si vuole, per l’appunto, sinteticamente, far riferimento ad una delle sue ultime interpretazioni, "La morte en dirècte – La morte in diretta", del 1980 che pare, per certi versi, presagire la sua fine, recitando una se stessa senza speranza. Il film, opera del grande regista francese Bertrand Tavernier, è un piccolo capolavoro quanto mai antesignano (ancora incredibilmente ‘up-to-date’) del mortifero mondo dei 'mass-media' in cui Romy duetta con Harvey Keitel, calibratissimo 'alter ego' nella conduzione delle loro simultanee infelicità e, in un essenziale 'cameo', l’immenso Max Von Sidow, nordico rasserenante angelo della morte ‘sempre bergmaniano’. I grandi dolori della sua vita e, forse, l’amore mai sopito per Alain Delon, la fecero ‘vento a scomparire’, poco dopo i quarant’anni: il 23 settembre 1982 avrebbe infatti compiuto 44 anni.
Tempo fa i giornali francesi la avevano definita 'inoubliable'Romy – indimenticabile Romy: saranno davvero indimenticabili, per sempre, anche per chi ama ‘solo’ il cinema, quegli occhi, quello sguardo, quelle espressioni, quel sorriso a volte sfrontato, a volte insicuro, ma sempre bellissimo, quella camminata che la contraddistinse fin dai suoi primi film, un po’ frettolosa, un po’ dinoccolata, quasi sgraziata, per nulla elegante, timida e decisa ad un tempo, che ha attraversato, con lieve imprescindibile ed indimenticabile incisività, i migliori anni della nostra stagione cinematografica di ‘qualche anno fa’.
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