Venerdi, 17/07/2009 - Rompere il silenzio sulla deriva ogni giorno più allarmante che sembra caratterizzare in Italia il rapporto donne e politica/donne in politica è divenuto urgente. Così come è urgente denunciare l’impoverimento e la strumentalizzazione dei linguaggi della politica e il degrado delle sue pratiche, per non soggiacere inerti alla trivialità di cui è permeata gran parte della scena pubblica, così intrisa di una “idea di donna” che era lecito sperare superata da tempo.
La Società Italiana delle Storiche lancia un appello a tutte le donne e gli uomini di questo paese che avvertono la necessità di un immediato ritorno alla responsabilità della politica, per denunciare la quotidiana offesa alla dignità delle donne e alla loro presenza pubblica. Questa ha rappresentato e rappresenta infatti una delle più significative battaglie del mondo contemporaneo e la condizione perché le donne possano affermare una nuova visione della politica, frutto degli spazi che esse si sono faticosamente conquistate nella vita economica, sociale e culturale.
Giorno dopo giorno, l’immagine che ci viene rinviata dai media è invece essenzialmente quella di giovani donne disposte a tutto pur di calcare, in alternativa ai palcoscenici dei teatri di posa, le aule di consigli e parlamenti; di donne dal bel corpo pronte ad offrirlo ad affaristi e uomini politici di successo pur di garantirsi vantaggi diretti e indiretti: un incarico istituzionale, un ruolo di spicco in una società mista, un finanziamento in bilancio, un comma di legge utile. Il silenzio di ministre della Repubblica che tacciono su tutto questo è assordante.
Siamo ben coscienti che quell’immagine ritrae solo una scheggia della realtà, anche se ha dalla sua la forza di corpi che occupano ossessivamente le pagine dei periodici di successo e gli schermi delle trasmissioni più seguite. Ma è una raffigurazione che non rende giustizia alle migliaia di donne che si dedicano alla politica con passione e autorevolezza.
Denunciamo quindi il degrado dei metodi della politica, in particolare dei meccanismi di selezione della classe dirigente. Tuttavia non ci nascondiamo che nel costruire e alimentare questo stato di cose molte donne sono soggetti attivi e propulsivi, partecipi della stessa cultura di cui quel degrado è frutto ed espressione e dunque complici della costruzione di stereotipi pronti a ritorcersi contro tutte le donne che credono nella politica come luogo di progettazione e mutamento reale.
Di qui la necessità di dire con forza:
- che è urgente porre mano a una vera e propria rifondazione democratica della cultura politica italiana;
- che il tema della parità e dignità delle donne non può non costituirne un tratto fondamentale;
- che di tale processo vogliamo e dobbiamo essere protagoniste non estemporanee.
Siamo infatti donne coscienti della nostra forza, dei nostri diritti e delle nostre responsabilità civili e intellettuali consapevoli delle competenze e delle esperienze che possiamo mettere in campo.
Abbiamo bisogno di interlocutori - e molte in questi giorni sono state le testimonianze del disagio di essere costrette/i a vivere questo clima politico - ma vogliamo anche essere interlocutrici attive. Il nostro, infatti, non è solo un segnale di allarme; è un invito a progettare e promuovere incontri e iniziative a breve e medio termine con altre associazioni. È altresì un impegno a ripensare parole e linguaggi, ruoli e identità, strumenti e progetti che permettano di lasciarsi alle spalle la tristezza morale e politica di questo presente, fuori da ogni incongruo ottimismo, ma anche da ogni tendenza a chiudersi nell’orizzonte dello sdegno impotente e della resistenza individuale fine a se stessa.
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