Il calo di natalità in Italia è un fenomeno evidente agli occhi di tutti, peraltro continuamente confermato dalle statistiche; ma non sembra che ci si renda conto del fatto che le cause vanno individuate soprattutto nel sentimento di sfiducia che invade la mente della maggior parte dei nostri giovani , i quali non guardano al futuro con la speranza e la fantasia necessarie a immaginarsi una famiglia. Molti convegni, molti articoli si concentrano sulla condivisione dei ruoli in casa, e sottolineano la forte richiesta femminile di compartecipazione coi partner del ruolo di genitore.E’ senza dubbio una esigenza più che legittima, che accompagna il desiderio delle donne di poter realizzare sè stesse non soltanto come madri.
Tuttavia siamo persuase che la precarietà e la disoccupazione, i licenziamenti per parto e il mobbing a cui le future mamme sono sottoposte sul luogo di lavoro siano le vere cause da rimuovere se vogliamo rivedere frotte di bambini accompagnati da nonni felici nei giardinetti sotto casa. In Italia a giugno 2015 la disoccupazione giovanile era al 44%.
C’è poi il problema delle strutture necessarie a permettere il ritorno al lavoro delle mamme dopo il parto.Gli asili nido sono assolutamente insufficienti, mentre sarebbe opportuno che il Governo incoraggiasse la creazione di nidi aziendali anche con sgravi fiscali o facilitazioni al credito. Anche una certa flessibilità dell’orario di lavoro, delle presenze e dei congedi potrebbe rendere meno difficile la vita delle neomamme.
Il nostro convegno vorrebbe attirare l’attenzione dei media e delle istituzioni di questo paese, che sulla maternità ha costruito tanti stereotipi e tante canzoni, di questa Italia dove c’è chi va in piazza per il Family day, sui problemi drammatici che incontrano le donne quando desiderano o progettano una maternità, ostacolata dalle leggi, dalle regole vigenti nei luoghi di lavoro, dalla paura delle aziende di dover affrontare i costi di una donna in maternità.
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