Lunedi, 04/03/2013 - Si inaugura sabato 9 marzo alle ore 17 presso il Museo “Luigi Pigorini” Mujeres argentinas (si) raccontano - Artiste dietro le quinte, mostra che documenta e racconta il percorso artistico e di vita di 7 donne argentine emigrate in Italia. Noidonne ne parla con Marina Rivera, una delle autrici.
Come nasce il progetto Mujeres argentinas (si) raccontano?
L’arte è sempre dietro le quinte, perché osserva il mondo e lo restituisce con una nuova prospettiva, cogliendone le tante possibilità di trasformazione. La mostra Mujeres Argentinas (si) raccontano nasce dal desiderio di tre donne, immigrate in Italia dall’Argentina, di iniziare a documentare la vitale presenza femminile argentina in Italia. Il progetto parte dunque dal racconto del percorso artistico e di vita di sette donne argentine che hanno scelto di vivere nel Bel Paese, accomunate della passione di creare. Realizzata all’interno di [S]oggetti migranti / [READ-ME 2], un progetto di museografia partecipativa, è ospitata dal Museo Luigi Pigorini di Roma.
Quali sono le caratteristiche delle donne coinvolte?
Sono donne coraggiose, voraci, sensibili, che sanno commuovere e ispirare. Donne che arricchiscono quotidianamente le espressioni dell’arte di questo paese, che vestono le vie e le piazze italiane di murga - una forma di teatro di strada che unisce canto, danza e musica – che illuminano la realtà attraverso la poesia, che catturano istanti e forme di bellezza, che esalano musica: dai loro sguardi fioriscono nuovi orizzonti. Le artiste che hanno preso parte al progetto sono Karina Filomena (ballerina), Silvana Chiozza (pittrice), Irma Carolina Di Monte (attrice), Marcela Szurkalo (cantante e ballerina), Yanina Lombardi (musicista), Yamila Suárez (attrice) e Sofía Karakachoff (videomaker e musicista).
Come è organizzata la mostra?
Utilizzando la tecnica del reportage audiovisivo, nasce una vera e propria mostra multimediale che permetterà al pubblico un ingresso nuovo, insolito, straordinario nelle vite di donne che, emigrando in un nuovo paese, ne toccano un centro vitale, il cuore immaginativo e quello reale. Un viaggio attraverso le immagini che appartengono al loro bagaglio personale e ne raccontano il percorso: le artiste si narrano dunque in presa diretta, guardando ed essendo guardate. La scenografia è quella del soggiorno di un’abitazione, uno spazio intimo e vitale, scelto dalle protagoniste come punto di partenza per un viaggio che suggestiona la vista, la memoria, l’immaginazione e la riflessione su quanto di noi dimora nella casa dell’altro. Le donne argentine che visiteranno la mostra sono invitate a diventare a loro volta co-protagoniste, e non solo spettatrici: portando una propria fotografia da inserire nel “salotto multimediale”, all’interno di cornici “ancora” vuote, diverranno parte – simbolicamente e concretamente – dell’immagine dell’immigrazione creativa a Roma.
Cosa emerge dal progetto?
Un dato che già avevamo e cioè che non ci sono statistiche vere sull’immigrazione argentina in Italia. Molti argentini infatti hanno la doppia cittadinanza molti argentini e arrivano qui con un passaporto italiano, senza avere contatti con il consolato di appartenenza e quindi lasciare un segno del loro trasferimento. Il Consolato ha solo quindi solo dei numeri parziali, diciamo un 50% di chi arriva in Italia. Un altro dato è che l'immigrazione argentina in Italia non è stata documentata a differenza di quella italiana in Argentina. Negli anni passati maggiori risorse economiche hanno permesso agli italiani di andare a conoscere, vedere, filmare, intervistare i marchigiani, gli abruzzesi, i pugliesi che sono emigrati a Buenos Aires, a Mendoza o a Cordoba e lì hanno costruito industrie, associazioni, lavoro e prodotto arte, linguaggi nuovi (il lunfardo), il tango. Basta pensare ai cognomi come Piazzolla, De Caro, Pugliese i più grandi del tango. Adesso penso che è arrivato il nostro momento. E anche quello delle donne: smettere di aspettare che siano altri a fare per noi e raccontare un percorso al femminile.
Il futuro?
Pensiamo portare la mostra in altri luoghi in Italia e anche in Argentina. Una delle nostre co-autrici vive adesso lì (prima viveva in Italia ma ha trovato lavoro nell'Università e si è trasferita da 1 anno) e si sta dando da fare per trovare fondi per continuare il progetto. Vogliamo intervistare ad altre donne, non solo a Roma ma in tutta Italia, con altre storie; siamo molto interessate anche all'immigrazione che è arrivata durante la dittatura e quella della crisi economica del 2001.
Inés Grion: italo-argentina, giornalista professionista e autrice di reportage, si trasferisce a Roma nel 2003 dopo aver lavorato per 10 anni in emittenti televisive, radio e agenzie di stampa argentine. Nella vita quotidiana trae ispirazione dalle sue origini e dallo spirito artistico delle donne argentine.
Marina Rivera: italo-argentina, designer, si occupa di comunicazione, arte, fotografia, illustrazione per l’infanzia. Si trasferisce in Italia nel 1992. Lavora nella progettazione visiva per enti pubblici e privati in Argentina e Italia. Le sue visioni prendono sempre spunto del proprio percorso come argentina, migrante e donna.
Leticia Marrone: italo-argentina, sociologa. Si occupa di cooperazione e relazioni internazionali. Attualmente vive a Buenos Aires e lavora presso l'Università di Avellaneda.
Mostra: Mujeres argentinas (si) raccontano
Con il patrocinio di:
Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia - Ufficio culturale
Con il contributo di:
Baires
Mostra: Mujeres argentinas (si) raccontano
Un progetto di Inés Grion, Leticia Marrone e Marina Rivera
Luogo: Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
Lascia un Commento