Roma, manifestazione contro la legge bavaglio - di Nadia Angelucci
Cronaca del pomeriggio a Piazza di Spagna. Giulietti, Rodotà, Mannoia, Piccolo, Saviano, Fracci sono alcuni dei personaggi noti che insieme alla FNSI hanno testimoniato il loro sdegno e la preoccupazione per la libertà di informazione
Venerdi, 02/07/2010 - La lunga e ordinata fila alle fontanelle (‘nasoni’ per noi romani) per bere e cercare un po’ di refrigerio, nella caldissima piazza Navona di ieri pomeriggio (1 luglio 2010), rendeva perfettamente il senso di scollamento che vive il nostro paese e allo stesso tempo era quasi più eloquente delle parole degli oratori che si sono alternati sul palco. Cittadini e cittadine che si mettono in fila aspettando il proprio turno a fronte di una classe dirigente che proprio non ne vuole sapere di rispettare le regole di convivenza civile.
E così, se il tema era la libertà di stampa e la protesta contro la legge sulle intercettazioni che il governo vuole portare a casa nel più breve tempo possibile, la piazza, ancora una volta, si allargava all’’emergenza’ democratica che sta vivendo i paese.
Collusioni con la criminalità organizzata, impedimenti più – O MENO – legittimi, risate della cricca mentre il terremoto devasta l’Aquila e la sua gente, storie di mafia e di ingiustizia ricorrevano negli slogan, nei manifesti e negli interventi dal palco, guidati da Tiziana Ferrario, volto di un TG1 già da tempo al centro di polemiche per l’informazione a dir poco ‘parziale’ che offre con la sua ultima direzione: Franco Siddi, segretario della FNSI, Giuseppe Giulietti di Articolo 21, Stefano Rodotà, Curzio Malese, Fiorella Mannoia, Ottavia Piccolo. E poi Roberto Saviano, con il viso serio e dolce, il popolo delle Agende Rosse che alza fieramente al cielo il suo simbolo, tanti cittadini che ci sono sembrati molto stanchi, a volte disillusi, esasperati e soprattutto indignati. Con la strategia delle leggi ad personam, con l’illegalità della classe dirigente; senza sconti per nessuno.
La Costituzione è protagonista intangibile nella piazza; ma al banchetto dell’IdV la regalano; una donna la sfoglia, scorre qualche articolo e poi mi dice che è la prima volta che si sofferma a leggerla e che è bellissima.
Aveva aperto la manifestazione l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, sul quale si sono abbattuti i tagli del Decreto Bondi, cantando Fratelli d’Italia accompagnati dalla piazza. Ho avuto una sensazione di déjà vu. Amici latinoamericani mi raccontavano che durante le dittature cantavano l’inno nazionale per proteggersi dalle cariche dell’esercito durante le manifestazioni.
Anche qui si cerca protezione nel patto fondativo che più di 60 anni fa ha fatto nascere la Repubblica italiana. Ma il rischio che l’alleanza della nazione si rompa definitivamente è davvero altissimo; lo dice il cuore e l’intuito e lo dice la ragione che fa invocare a tutti la trasversalità della battaglia per il rispetto delle regole comuni.
C’è poco da sperare che dalla guida del paese sopraggiunga un gesto di responsabilità. Resta l’auspicio che la piazza sappia guardarsi e riconoscersi.
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