Una favola cupa celebra la magia del teatro: “La Scortecata”, al Teatro Vascello, per la regia di Emma Dante, dal 19 novembre al 1 dicembre
La fiaba scelta da Emma Dante racconta di un re che si innamora della voce udita dal balcone di un’anziana donna che abita in una catapecchia, insieme alla sorella più vecchia di lei. Il re, indotto a credere che si tratti della voce di un’avvenente giovane, la invita a passare una notte con lui, ma al risveglio, la luce del sole gli rivela l’inganno e il sovrano infuriato butta la donna giù dal balcone. Questa però rimane impigliata ai rami di un albero sottostante e sopravvive, anzi, per magia diventa giovane e bellissima. Il re si pente allora del suo gesto d’ira e le chiede di sposarlo.
La favola che ci racconta Emma Dante è molto più cupa: le due centenarie sorelle, interpretate dai bravissimi Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, vivono ancora nell’illusione che il re cadrà in trappola, palperà il morbidissimo dito mignolo di una delle due, penserà di essere in presenza di una donna giovane e avvenente, la sedurrà e la sposerà. In una scena spoglia, le due vecchiette si affannano nei preparativi dell’incontro amoroso e nel frattempo litigano, si insultano, si deridono a vicenda, battibeccano e rivaleggiano, legate soltanto da un sogno d’amore senza età e senza tempo, linfa vitale per loro, grottesca e straziante illusione per chi osserva.
Alla fine, la notte di passione travolgente ci sarà, ma è una messa in scena: una delle due sorelle recita infatti alternatamente anche la parte del re e lo spettatore resta quindi in dubbio se l’incontro passionale sia veramente esistito o se sia parte dell’illusione che tiene in vita le due protagoniste. Crolla il castello di carte e la luce del mattino riporta alla realtà in tutta la sua durezza: non c’è re, non c’è una giovane e bellissima donna, non ci sono nozze in vista né amore né passione travolgente, ma soltanto la vecchiaia, l’assenza di prospettive, la miseria, il tugurio buio e squallido, la convivenza fatta di cattiverie. Se svanisce l’illusione, non si può più immaginare un futuro, manca la spinta per andare avanti. La novantanovenne chiede quindi alla sorella maggiore di “scortecarla”, cioè di liberarla della sua pelle vecchia che le è ormai intollerabile e quindi, fuor di metafora, di ucciderla.
Un altro piccolo capolavoro di Emma Dante: teatro puro, l’incanto dell’illusione, la magia di due corpi piegati dal tempo e dalla povertà, tenuti in vita da un sogno assurdo, ma necessario per tollerare l’intollerabile. E una dichiarazione d’amore per il teatro e per tutte le illusioni che ci incantano e ci danno la speranza indispensabile per continuare a vivere.
Lo spettacolo replica fino al 1 dicembre. In contemporanea, in orario pomeridiano, “Il Canto della Sirena”, liberamente tratto da una fiaba di H. C. Andersen, sempre con la regia di Emma Dante, adatto ad un pubblico dai 6 anni in su.
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