Domenica, 19/10/2014 - La lettura delle ultime rilevazioni statistiche mette in evidenza un trend che sembra irreversibile rispetto all'occupazione,in particolare giovanile,in particolare delle giovani donne. Permane enorme il divario nel nostro Paese tra la scolarizzazione delle donne e la loro utilizzazione nell’economia produttiva e nella politica. Così come ancora molto elevato permane il gap salariale tra uomini e donne che svolgono le stesse mansioni. Gli Stati Generali delle donne convocati a Roma il prossimo 5 dicembre metteranno a fuoco le criticità e le peculiarità delle donne che vivono in Italia, che lavorano, che sono alla ricerca del lavoro, che studiano. Il lavoro iniziato due anni fa con i tour in molte città italiane ha visto la partecipazione ai gruppi di lavoro di molte donne che stanno riflettendo secondo le proprie competenze e le proprie esperienze di vita. Ne uscirà un documento che verrà consegnato alla Politica e che sarà una piattaforma sulla quale lavoreremo per un anno, per arrivare alla Conferenza mondiale delle Donne che abbiamo convocato a Milano in Expo nei giorni 26 27 28 settembre 2015.
Il tema che abbiamo posto al centro è il lavoro. Molte donne di tanti paesi del mondo stanno rispondendo al nostro appello, per ricongiungerci a Milano, Pechino vent'anni dopo.
Ci stiamo ponendo molte domande, alle quali dovremo dare risposte precise e trovare soluzioni, in particolare a quello dell'occupazione. La presenza di donne in posizioni di leadership è un elemento chiave per la performance e il business in ogni Paese.
È anche un moltiplicatore per aumentare la presenza femminile in tutte le sfere della società e dell’economia, che a sua volta è motore trainante della crescita e dello sviluppo. Le donne raggiungono posizioni top senza cambiare la loro identità: è l’inizio di una profonda rivoluzione culturale. In tempo di crisi osserviamo che le donne stanno rispondendo con la creazione di nuove imprese alla mancanza di lavoro. L’imprenditoria femminile contribuisce in maniera significativa al PIL italiano costituendo una risposta importante alla crisi, grazie anche al contributo di competenze e stili imprenditoriali spesso differenti. Il potenziale imprenditoriale delle donne è un motore di crescita economica e occupazionale molto poco sfruttato. Le donne costituiscono il 34,4% dei lavoratori autonomi in Europa, questo indica come sia necessario un maggiore incoraggiamento per diventare imprenditrici. Occorre favorire la nascita di nuove imprese femminili attraverso il sostegno, la valorizzazione e l’individuazione delle capacità e potenzialità imprenditoriali dei soggetti con maggiore rischio occupazionale e di esclusione dal mercato del lavoro, favorendone il consolidamento e radicamento sui diversi territori.
Occorre sostenere e valorizzare il capitale umano e le pari opportunità mediante la creazione di nuove leve imprenditoriali all’interno dei diversi settori di attività.
Occorre ridurre il tasso di mortalità delle nuove imprese correlato alla carenza dei fattori di conoscenza del tessuto produttivo, di stabilità e di continuità delle nuove iniziative imprenditoriali. Riteniamo in generale che sia fondamentale il ruolo delle pubbliche amministrazioni nelle politiche di gender mainstreaming, nell’incoraggiare, supportare e accompagnare attivamente le politiche aziendali favorevoli ad una migliore “conciliabilità” tra il tempo per il lavoro e il tempo per le famiglie.
Solo stimolando approcci innovativi nell’organizzazione del lavoro aziendale compatibili con le responsabilità familiari sarà possibile raggiungere il tasso di occupazione previsto dagli obiettivi dell’Ue per il 2020. Evidentemente occorre rafforzare le politiche di riduzione del divario tra i generi in Italia perché, come ricorda il Word Economic Forum, “Le donne rappresentano la metà del potenziale talento di base di un paese. La “competitività” di una nazione, a lungo termine, dipende in modo significativo da come la nazione educa e utilizza le sue donne.
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