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Roma 3 ottobre, informazione no al guinzaglio. 'noidonne' ci sarà

Roma 3 ottobre, informazione no al guinzaglio. 'noidonne' ci sarà

Quale libertà di stampa? Riflessioni al femminile: Presidenza AFFI, Casa Internazionale delle Donne, Francesca Koch, Marina Pivetta, Udi di Napoli, Comitato 194, Donne in nero di Napoli, Arcidonna, Arcilesbica, Associazione Maddalena

Venerdi, 02/10/2009 -
L'adesione di 'noidonne'

La redazione di 'noidonne' e il CdA della Coop Libera Stampa‘noidonne’ (suo editore) accolgono positivamente l’invito della Federazione Nazionale della Stampa e aderiscono alla manifestazione indetta per sabato 3 ottobre 2009 a Roma per la libertà dell'informazione condividendone gli obiettivi.

Accanto ai gravi problemi che attraversano il mondo dell'editoria in Italia - la concentrazione dell'informazione nelle mani di pochi grandi gruppi, l'inaccessibilità alla pubblicità per i piccoli giornali e la progressiva scomparsa degli editori puri - si registra la vergogna dell'uso volgare del corpo delle donne nelle televisioni e nei mesaggi pubblicitari che propongono un'immagine femminile offensiva, lesiva della sua dignità e lontana dalla realtà.

Un complesso di realtà che, unito all'irrisolto conflitto di interesse del Presidente del Consiglio, rendono oggettivamente inaccettabile il sistema dell'informazione nel nostro Paese. Un sistema malato che ci preoccupa anche in relazione alle sempre più evidenti violazioni dell’articolo 21 della Costituzione. Come donne sentiamo una responsabilità in più perchè sappiamo che nelle società in cui sono posti limiti alle libertà degli individui le prime e maggiori vittime sono proprio le donne e i loro diritti, che poi sono diritti umani.

Non è un caso che la citazione in giudizio inviata al quotidiano l’Unità riguardi tutte donne che, direttora in testa, alla 'colpa' di fare il loro mestiere aggiungono di farlo anche 'in quanto donne'. Il genere femminile,

secondo l'attuale interpretazione del potere, o è sottomesso (in tutti i sensi) o non è. Anzi, non può essere. Quante volte abbiamo sentito direttamente dalla voce del Presidente del Consiglio offese rivolte alle giornaliste che gli facevano domande nel corso delle conferenze stampa? Siamo solidali con le

colleghe de l'Unità anche come donne e chiediamo che nella manifestazione del 3 ottobre  'il femminile' dell'Italia che reagisce alle intimidazioni e allo strapotere maschile e maschilista sia vivo e riconoscibile.

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Tra l’ urlo e il silenzio scegliamo la parola




E’ un coro assordante, da destra e da sinistra. Presidenza AFFI e Casa Internazionale delle Donne



“Dove sono le femministe? “

“Perché questo silenzio ? “

Ci siamo e parliamo! anche se per voi, signori dei media, emettiamo solo “silenzio”.

Provate a passare, a Roma, alla Casa Internazionale delle Donne a Via della Lungara.

Ci troverete impegnate quotidianamente a contrastare questa politica razzista, fascista, omofobica e maschista che ha ridotto l’Italia a zimbello nel mondo.

Come può la democrazia esserci se manca la parola delle donne ?

Come può la democrazia inverarsi se si stravolge il senso delle parole?

Avevamo detto da femministe che “il personale è politico” lo avete trasformato in “Il privato è politico” con il risultato di fare delle donne spettacolo da drive-in e riproporre per gli uomini pancia e testicoli senza cervello.

CAMBIARE LA POLITICA

STOP AL FEMMINICIDIO E ALLA VIOLENZA MASCHILE

ESSERCI DOVE SI DECIDE

DEMOCRAZIA PARITARIA

DOPPIA PREFERENZA DI GENERE

Sono proposte politiche femministe stravolte in una svilita presenza femminile con obbligo di sudditanza.

Questa si silenziosa e senza parola di donna!

nascondendo quelle, e sono tante, che invece continuano con la loro Politica a voler cambiare il mondo.

Presidenza AFFI - e Casa Internazionale delle Donne

Roma 3 ottobre 2009

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Un silenzio molto eloquente

Udi di Napoli, Comitato 194, Donne in nero di Napoli, Arcidonna, Arcilesbica, Associazione Maddalena



Sappiamo che le donne in piazza saranno molte e che la loro presenza è frutto della generosità sconfinata che da sempre le ha viste protagoniste nella costruzione, ancora in corso, della democrazia italiana.

La libertà, e non solo quella della stampa, vigente nel nostro paese non ha in sé quella delle donne, tuttora impegnate a difendersi da violenze, prostituzione coatta, ricatti familiari, ricatti economici.

Le donne saranno il 3 ottobre a difendere una libertà maschile che sottopone il diritto di denunciare morte e torture inflitte a vario titolo, alle convenienze e ai piccoli teoremi politici.

Mentre gli uomini lottano tra loro per il diritto di gridare più forte, affidiamo alle donne che nonostante tutto ci saranno, la memoria del bavaglio che ancora portiamo sulle nostre verità, bavaglio imposto da quegli stessi che non hanno voluto che il soggetto politico Donne fosse in piazza.

Alle giornaliste che, perché donne e anche a costo della vita, svelano il volto delle guerre, del terrorismo ambientale e delle dittature diciamo il nostro enorme grazie di sempre chiedendo loro di non dimenticare il debito con noi, madri e sorelle, e di riprendersi la voce.

Nella libertà di stampa c’è una quota di illibertà femminile sulla quale abbiamo l’obbligo di non essere reticenti. Non ci è stato chiesto di essere in piazza proprio per questo. Ci vogliono come cittadine e non come soggetti politici.

In Italia la politica è bloccata perché non sa che fare di fronte alle donne perchè “vogliono di più”.

Sappiamo infatti che è per questo: per la paura di perdere i posti “degli” uomini, che alle donne viene imposto di far carriera pagando col loro corpo.

Sappiamo anche che la libertà per la quale ci si batte oggi ha un significato differente per noi, soggetto politico, e non vogliamo che quella libertà venga espressa utilizzando le immagini delle donne come clave tra cavernicoli.

Noi siamo donne e non immagini, e siamo quelle che vedono che in Italia il cammino della democrazia riprenderà solo abbattendo gli steccati che si frappongono tra la vita e la sua rappresentazione.

Noi non abbiamo dubbi sulla qualità di un potere politico che regge perché tiene in ostaggio gli altri poteri, non abbiamo dubbi sulla violenza ed il furto quotidiano che perpetra. Abbiamo però la certezza che chi vuole liberarsene non vuole liberare noi donne, testimoni di un’oppressione e di una sottomissione che fa vittime anche tra gli uomini.

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Le nostre pratiche, le loro parole: donne - politica – informazione

Francesca Koch, Marina Pivetta



"Le nostre pratiche, le loro parole: donne - politica - informazione": l’incontro che si è tenuto sabato 26 settembre alla Casa Internazionale delle donne a Roma ha visto la presenza di più di 60 donne.

Si potrebbero nominare una ad una perché sono quelle che da anni continuano, imperterrite, a garantire una presenza politica capace di smentire, in ogni momento, i titoli mediatici sul “silenzio delle donne”…

Sarebbe auspicabile, anche in vista della manifestazione del 3 ottobre, una onesta autocritica di giornalisti/e, direttori in testa, sulla loro ignoranza colpevole proprio perché dovuta alla totale assenza di curiosità. Pochissimi sono i colleghi, un po’ di più le colleghe interessate a capire il perché delle pratiche e del linguaggio politico di chi continua a mantenere il punto su quella rivoluzione permanente e non cruenta che va sotto il nome di femminismo o femminismi.

Da decenni molte donne si sono intestardite a portare avanti questa nuova cultura considerandola indispensabile per la salute politica di questo povero Paese. Salute oggi minacciata da una violenza così aggressiva da permeare ogni cosa. Non è un caso che durante questa riunione si è parlato proprio di guerra maschile contro le donne. Una aggressione camuffata di volta in volta o in guerra di religione, o in guerra economica, o in guerra mediatica e non da ultimo in guerra politica. E’ come se ci fosse una volontà profonda di riorganizzare la polis secondo primitive gerarchie di potere. Senza accorgersi che la stessa rivoluzione tecnologica ha messo in forse antiche certezze ed esige profonde rielaborazioni concettuali.

La caparbietà di voler mantenere il punto sul nesso sessualità potere ha portato a deformare e manipolare alcune elaborazioni di fondo del femminismo : “il personale è politico” si è trasformato in “il privato è politico” con tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi. Oppure l’elaborazione e le pratiche relative alla libertà di poter decidere sulla propria sessualità, sul proprio corpo sono state aggredite dalla volontà di annullarne ogni valore etico per ricondurre il tutto a espressione di bisogni quantitativi propri della cultura del “libero” mercato. Così il corpo si fa merce, acquista una proprietà transitiva, perde la forza dell’Io –dell’io sono mia. Diventa proprietà altrui.

E’ d’obbligo ricordare allora la legge 40, ma anche tutto quello che si è detto sulla prostituzione, sulla pornografia e sull’immaginario mediatico per arrivare ai problemi della disoccupazione, dell’abitare e del migrare, della salute e dell’educazione, senza nominare stupri o assassini, si può dire e, in questa riunione è stato detto: tutte le differenze che si sono articolate in questi anni è bene che trovino un denominatore comune capace di farsi parola attiva, visibile, mobilitante.

E’ per questo che è stato chiesto di riattivare quella rete carsica capace di riproporre in ogni città il dibattito su questi ma anche su altri temi da individuare. Così da arrivare al 21 novembre il sabato prima del 25, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ad una manifestazione nazionale.

E ancora prima, il 10 ottobre, ci si incontra di nuovo alla Casa delle donne sul documento "Sesso e politica nel post patriarcato" ( "il manifesto", 26 settembre).

Oggi rispetto a ieri abbiamo una fortuna in più: con le nuove tecnologie, grazie alla rete virtuale le donne possono contare su una possibilità maggiore di scambio e rafforzamento reciproco. Forse possiamo fare a meno dei media che rappresentano le donne insignificanti, invisibili e mute, di quei media che si ostinano a voler far vedere non le realtà ma il loro immaginario strumentale.

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