Dal caso Hasib una ricostruzione dei fatti e l'analisi del concetto di minoranza legata a stereotipi e pregiudizi
Primavalle, 25 Luglio 2022. Hasib Omerovic, un rom di 36 anni, precipita dalla finestra della sua abitazione, durante un’irruzione violenta degli agenti di polizia di Primavalle. Ricoverato d’urgenza in ospedale, in coma.
Primavalle, zona periferica di Roma Capitale, è affetta da degrado urbano, cui tentano di intervenire cittadini volontari della zona per attenuare il disagio degli abitanti. Assenti le istituzioni comunali.
Qui abitava con la famiglia di Hasib Omerovic, un rom disabile sordomuto.
Su Hasib, circolavano sui social, lamentele di donne che dicevano di aver subito molestie sessuali dal rom, senza, però, mai presentare denunce.
Come si sono svolti i fatti emerge dal racconto della sorella minore di Hasib, nell’esposto presentato in procura: “Ho sentito suonare e ho aperto la porta. Una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa. La donna ha chiuso la serranda della finestra del salone. Hanno chiesto i documenti di mio fratello”. La ragazza riferisce ciò che viene riportato nella denuncia. Il fratello si sarebbe spaventato e chiuso nella sua stanza. A questo punto gli agenti avrebbero forzato la porta. “Lo hanno picchiato con il bastone, è caduto e hanno iniziato a dargli calci. È scappato in camera e si è chiuso dentro. Loro hanno sfondato la porta; allora gli hanno dato pugni e calci, poi lo hanno preso per i piedi e lo hanno buttato giù”, riferisce la sorella.
Il fascicolo è stato affidato inizialmente al PM Stefano Luciani, che ha disposto il sequestro di un lenzuolo insanguinato e di un manico di scopa spezzato, usato, secondo la denuncia, per colpire Hasib.1
Nel corso dell’indagine si scopre che l’irruzione della polizia è stata fatta senza mandato di perquisizione.
Nell’indagine sulla ricostruzione di quanto avvenuto, coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino emerge quanto segue: uno degli agenti, il poliziotto Andrea Pellegrini, entrato nell’appartamento, senza alcun apparente motivo, ha infierito su Omerovic con percosse, e con fare alterato ha aggredito Hasib con queste parole: “Non ti azzardare più a fare quelle cose (molestare le donne)”, poi ha preso un coltello da cucina e si è rivolto minaccioso contro Hasib, cui i polsi erano stati legati.2
Nel capo di imputazione viene contestato ad Andrea Pellegrini, di aver “con abuso dei poteri e in violazione della sua funzione, nel corso dell’attività volta all’identificazione (di Hasib Omerovic) e con il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia” causato all’uomo affetto di sordomutismo, “un verificabile trauma psichico, in virtù del quale precipitava nel vuoto, dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti.3
L’agente di polizia Andrea Pellegrini del commissariato di Primavalle, a Roma, è stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare di arresti domiciliari per l’accusa di tortura in relazione alla vicenda di Hasib Omerovic.4
Di fatto, l’accusa di tentato omicidio viene derubricata, poiché è stata modificata nel corso dell’indagine la dinamica dei fatti, ritenendo che Hasib sia precipitato dalla finestra nel tentativo di salvarsi. Passano i mesi, Novembre 2022, mentre l’indagine prosegue, i quattro poliziotti accusati di aver gettato dalla finestra Hasib restano ancora in servizio.
Nel frattempo, emergono in seno alla polizia altri tentativi di depistaggio sul caso Hasib, come si legge nella rubrica Inchiesta del quotidiano La Repubblica il 24 Dicembre 2022, (autore Giuseppe Scarpa): “L’ispettore capo Andrea Pellegrini è finito ai domiciliari per tortura, altri quattro sui colleghi sono indagati per falso e depistaggio. Avrebbero tentato di coprire le violenze perpetrate da Pellegrini. Adesso c’è un altro agente nel mirino della procura, l’accusa è di falsa informazione al PM, si tratta di Roberta Passalia, l’ispettrice superiore.
Il 5 Settembre l’ispettrice del commissariato di Primavalle ha inviato un sms a Daniele Centamori, in servizio alla squadra mobile (incaricato di indagare sul caso Hasib) scrivendo: “Fate ben bene le indagini, perché le cose non stanno come hanno scritto gli operanti,” messaggio a cui Centamori ha risposto: “Roby, in caso di dubbi, scrivi e parati il cu… dalle onde di me…che quando arriva sommerge tutti”. Dopodiché i due sono stati sentiti in procura in un confronto all’americana in merito allo scambio di questi sms. Mentre Centamori ha confermato il vero significato di questi messaggi, mettendoli in relazione con la vicenda del rom, Passalia è stata reticente. Perciò il magistrato ha deciso di indagarla.
Agli atti dell’inchiesta ci sono anche gli screenshot delle conversazioni Whatsapp tra Pellegrini e Laura Buia, numero due del commissariato di Primavalle, la cui posizione è al vaglio della magistratura. Pellegrini aveva inviato le foto del suo intervento a casa di Omerovic. Ecco cosa si scrivevano i due, (Pellegrini): “Riescono a manovrare i giornali e il resto, senza una fottuta prova vera perché spalleggiati dalla politica”. Buia replica: “Dietro agli articoli c’è un giro di soldi”.
La famiglia Omerovic con l’accusa di tentato omicidio derubricata, ha chiesto di essere spostata dalla zona di Primavalle perché “ha paura”.
Rom: negato il diritto di esistere come minoranza. Per comprendere la gravità dell’evento e il criminale comportamento degli agenti di polizia di Primavalle coinvolti nel caso Hasib, dobbiamo chiederci cosa significhi essere un rom.
La percezione comune del nostro Paese riconduce agli stereotipi e ai pregiudizi che attengono alla categoria “zingari”, cioè ladri per antonomasia, parassiti, pericolosi e inquinanti, da tenere lontani, da eliminare dal consorzio civile.
A questo proposito, è nota l’insurrezione della popolazione di Torre Maura, altra periferia problematica di Roma Capitale, quando una famiglia rom divenne assegnataria di una casa popolare del quartiere, gli abitanti della zona, sobillati dagli squadristi di Casapound, hanno costretto al trasferimento della famiglia rom, che ha dovuto lasciare l’abitazione a loro destinata.
Tornando al caso di Primavalle, Hasib Omerovic si configura come il capro espiatorio dei mali sociali, contro il quale si sono scagliati alcuni custodi dell’Ordine Costituito, per colpire un membro della vituperata etnia zingara.
Il caso Hasib riconduce al concetto di minoranza, al rapporto minoranza-maggioranza, dove la minoranza acquista il significato di diversità etnico-culturale, economica, sociale, antropologica, tanto più negativa quanto più gli stereotipi e i pregiudizi etnici riducono la minoranza in una posizione subalterna di rifiuto.
Per quanto riguarda i rom (inclusi Sinti e Camminanti) ci troviamo di fronte alla minoranza più negletta e discriminata in Italia, tanto che non viene riconosciuta nemmeno come minoranza.
Rom: una minoranza senza diritti. A questo punto, è necessario ripercorre a volo d’uccello la loro storia. Originari dell’India si sono affacciati in Europa intorno al 1200-1300 d.C. Abili come musici, giostrai e artisti nelle attività circensi; come artigiani del ferro, del cuoio; e come addestratori e commercianti di cavalli, erano organizzati in carovane mobili, costituendo gruppi viaggianti, in cerca di piazze dove offrire e svolgere le loro attività.
Nonostante i rom si diffusero nelle diverse parti d’Europa, hanno mantenuto la propria lingua madre, il Romané.
Al loro apparire in Europa, erano ricercati e apprezzati soprattutto nelle corti e nelle aristocrazie europee, come musici e artisti circensi. Nelle campagne erano apprezzati come artigiani del rame, nelle fiere e nei mercati, come commercianti e allevatori di cavalli pregiati.
Con l’avvento della società imprenditoriale, amministrativa, dirigenziale borghese, con l’industrializzazione, la urbanizzazione, l’immigrazione degli abitanti delle campagne verso le città industriali, e l’avvento della classe operaia, i rom vennero relegati col tempo ai margini della società. Senza un territorio di appartenenza storica su cui ancorarsi come identità culturale ed etnico-linguistica (la lingua Romanè), condannati come razza di delinquenti nelle teorie razziali, vedi Cesare Lombroso, L’uomo delinquente, di cui ancora si fanno le ristampe, (Editore il Mulino, Bologna, 2012)
I rom, definiti come zingari sono stati ghettizzati, cacciati, messi al bando, quando non sono stati schiavizzati, fino a subire lo sterminio nei lager tedeschi (Porrajmos nella lingua Romanè). Per i sopravvissuti nelle diverse nazioni europee, la marginalità è stata ed è tutt’ora la loro condizione sociale ed economica.
In Italia, i cosiddetti zingari, sono circa 180mila, la maggioranza dei quali, presenti nel nostro paese da oltre mezzo secolo (per non parlare dei rom storici presenti tra di noi da secoli) hanno la cittadinanza italiana, sono inseriti nel mondo del lavoro, ma privi di una identità etnico-culturale riconosciuta, così come stabilito dalla Corte Costituzionale italiana.
Gli altri, (20-30mila?) soprattutto i profughi dalle guerre in ex Jugoslavia e, o dalle persecuzioni nei paesi dell’ex Unione Sovietica, come la Romania, sono stati esclusi dalla tutela prevista dal decreto di accoglienza (asilo politico temporaneo) dal Governo italiano. Così, abbandonati, sono finiti a ridosso dei cosiddetti “campi nomadi”, senza tutela, senza diritti, a cominciare dal permesso di soggiorno e identità anagrafica. Eppure, come abbiamo detto, i rom come minoranza presente nei secoli nel nostro Paese, avrebbero diritto ad essere riconosciuti e tutelati dall’ordinamento giuridico italiano, come enuncia l’articolo 6 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
Nel 1999 l’articolo 6 della Carta Costituzionale è stato attuato con legge. le minoranze linguistiche sono state riconosciute e tutelate, esclusa la minoranza rom-sinti-camminanti. Senza il riconoscimento di minoranza linguistica, i rom sono stati privati di una identità giuridica, attraverso la quale far sentire la propria voce per denunciare le discriminazioni di cui sono vittime, e reclamare i loro diritti.
Come conseguenza gli stereotipi e i pregiudizi negativi sui rom proseguono e si aggravano, andando a peggiorare la condizione di rifiuto ed esclusione dei rom, a sopprimere il loro diritto di esistere.
Il caso di Hasib Omerovic è significativo in tal senso.
Note:
https://www.agi.it/cronaca/news/2022-09-13/rom-disabile-precipitato-finestra-perquisizone-18062397/#
https://www.agi.it/cronaca/news/05/01/23
Caso Hasib: https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/21/news/
cit.
Delle Donne M., Relazioni etniche, Stereotipi e Pregiudizi, Roma, EdUP
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