Lea Garofalo, la collaboratrice di ndrangheta, prima strangolata, poi bruciata, e non sciolta nell’acido come era emerso dal processo di primo grado
Mercoledi, 21/11/2012 - Lea Garofalo, la collaboratrice di ndrangheta, prima strangolata, poi bruciata, e non sciolta nell’acido come era emerso dal processo di primo grado che portò all’ergastolo di sei persone tra cui il marito Carlo Cosco, anche grazie alla deposizione di Denise, coraggiosa e giovanissima figlia di Lea. I resti sono stati rinvenuti in Brianza, la certezza che il corpo sia il suo “deriva dal contesto in cui è stato ritrovato, anche se ancora manca la conferma del dna” ci conferma Enza Rando l’avvocata responsabile dell’ufficio legale di Libera e avvocata di Denise, che si era costituita parte civile al processo. “Abbiamo saputo del ritrovamento prima che la notizia trapelasse sui giornali, così c’è stato il tempo di preparare Denise ad una notizia che poteva essere scioccante. Il fatto positivo, nella tragedia, è che adesso si potrà dare sepoltura a Lea”.
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