Donne in campo/Speciale EXPO - In occasione della giornata di Donne in Campo-Cia all’Expo di Milano, una conversazione con Pina Terenzi, imprenditrice agricola nel Lazio e vicepresidente nazionale dell’associazione
Bartolini Tiziana Lunedi, 31/08/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2015
“Quando vedo un terreno incolto sto male, è un’espressione di incuria per il nostro ambiente, una mancanza di rispetto”. Pina Terenzi è una ‘donna del vino’ cresciuta tra i vigneti dell’azienda di famiglia che porta il nome del papà, Giovanni Terenzi (www.viniterenzi.com). In occasione della terza giornata CIA in Expo, il 24 luglio scorso, Donne in Campo ha celebrato l’Assemblea annuale e Pina è stata eletta vicepresidente nazionale. L’abbiamo intervistata a Milano, poche ore dopo la nomina. “L’adesione a Donne in Campo è venuta naturale, perché nella nostra azienda le donne hanno sempre avuto un ruolo importante, per esempio era mia nonna che gestiva le persone in vigna e lo stesso ha fatto mia madre. La consuetudine è sempre stata quella di discutere in famiglia le decisioni, di condividere le scelte, di avere rispetto per i ruoli. Per questo non vedo la differenza tra uomini e donne in azienda”. Solide radici, quelle che legano Pina Terenzi alla terra, alla sua terra. “La nostra azienda è nata per scelta, seguendo le orme di mio nonno che subito dopo la guerra ha iniziato a fare il vino per passione. Alla fine degli anni Sessanta mamma è papà prendono la grande decisione di dedicarsi all’agricoltura in modo professionale, erano in controtendenza per quel tempo”. L’azienda è a Serrone, in provincia di Frosinone, e il boom industriale, arrivato in Ciociaria, ha spopolato le campagne perché alle fatiche dell’agricoltura le persone preferivano i salari sicuri delle fabbriche e meno ore di lavoro. “I miei genitori, invece, hanno creduto nell’azienda, hanno dato valore alle loro radici contadine e hanno impiantato vitigni autoctoni delle nostre zone: il cesanese e la passerina”. Ora siete alla terza generazione e la prospettiva è quella di consolidare questa tradizione di famiglia. “Io e i miei due fratelli siamo cresciuti in questa realtà e abbiamo fatto la scelta di rimanerci, anche utilizzando gli studi che ciascuno di noi ha fatto. La ragione? Penso che una leva potente è stata la passione e l’amore che abbiamo visto nei nostri genitori, che ci hanno insegnato l’umiltà e il senso di appartenenza. Sono stati un grande modello per noi figli. Oggi la nostra azienda è un bel mix tra innovazione e tradizione”. Infatti in casa Terenzi la tradizione del buon vino si è sposata con una nuova visione del grande patrimonio rappresentato dal vigneto, ben al di là della produzione stessa e delle nuove tecnologie in cantina. “La nostra è stata la prima azienda in Ciociaria ad aprire le porte della sua cantina organizzando visite e degustazioni. All’inizio ci criticavano, poi hanno capito il senso di quella scelta, che ha precorso i tempi. I visitatori colgono l’occasione delle degustazioni anche per passeggiare tra i filari, per conoscere le lavorazioni, sono intessute del piacere dell’ascolto e del racconto”. Pina Terenzi è sommelier ed è lei che segue questa attività, preziosa opportunità per chiederle se è cambiato negli anni il modo di bere il vino. “Sì, c’è una crescita della cultura del vino e del buon bere, c’è più attenzione e anche noi curiamo meglio questi incontri. Lasciamo che le persone capiscano l’importanza del lavoro che c’è dietro al vino. Devo dire che dopo aver soddisfatto le curiosità senza l’assillo dell’orologio, i visitatori sono rilassati e persino il sapore del vino è diverso!” E da Donna in Campo, cosa vede tra le priorità che l’associazione deve affrontare? “Occorre fare rete e darci forza reciprocamente, perché lavorare in solitudine rende tutto più difficile. Occorre farlo tenendo sempre un occhio di riguardo alla terra, unica fonte di vita”.
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