Dalle donne di Pisa - Ridurre l’età pensionabile ed aumentare l’occupazione femminile: la proposta di alcuni gruppi feminili di Pisa
Sabato, 07/12/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2013
Arriva dalle donne di Pisa una richiesta rivolta al Governo in materia di età pensionabile e volta ad un possibile incremento dell’occupazione femminile e la sottoscrivono il Gruppo donne riprendiamoci il nostro tempo, Casa della donna di Pisa, Comitato donne 13 febbraio (Pisa). Riportiamo di seguito le richieste e rinviamo al nostro sito (pagine http://www.noidonne.org/blog.php?ID=04821 - http://www.noidonne.org/files/allegati/PISA_pensione_donne.pdf) la lettura della versione integrale del documento.
(….) Per garantire reali pari opportunità si deve partire dalla culla, non dall’età per la pensione!
Dalle relazioni presentate finora dalla Ragioneria dello Stato risulta altresì che l’importo medio di risparmio (valutato in termini differenziali rispetto a quanto già previsto dalla normativa previdente) è di circa 10.200 euro per le lavoratrici dipendenti e circa 8100 euro per le lavoratrici autonome, una goccia nell’oceano per l’INPS, mentre per le donne avere la pensione 5-6 anni dopo è un danno inestimabile, senza considerare le suddette conseguenze sull’intera comunità e l’aggravio per il sistema sanitario, infatti, avere la possibilità e il tempo di curare la propria salute con lo sport, l’impegno sociale e culturale aiuterebbe le donne ad invecchiare in buona salute senza farmaci, allontanando i disturbi intellettivi ed emotivi, la depressione e le disabilità fisiche.
Proposta operativa
A fronte di questa situazione chiediamo al governo provvedimenti seri, graduali e a lungo termine (non sanatorie provvisorie) per tutte le donne e, in particolare, per quelle che oggi hanno oltre 50 anni:
• Sistema pensionistico flessibile senza penalizzazione economica con una soglia minima di 57 anni o 35 anni di servizio fino a quando non si saranno realizzate le condizioni per una reale pari opportunità tra donne e uomini fin dalla culla.
• Solo in via transitoria, in considerazione della crisi, si potranno valutare penalizzazioni minime fino al raggiungimento dell’età di pensionamento prevista per i maschi.
• Sostituzione incentivata di ogni donna anziana pensionata con una/un giovane.
• Riduzione del divario salariale medio/minimo rispetto ai compensi dei manager e delle relative pensioni in favore di una ridistribuzione più equa della ricchezza fra lavoratrici/tori e fra pensionate/i.
• Stessa retribuzione per le donne nella piena parità di incarichi e carriere rispetto agli uomini.
• Riconoscimento economico (ed anche ai fini pensionistici) e del valore sociale ed etico del lavoro di cura, sia che venga svolto dalle donne che dagli uomini.
• Forme di valorizzazione delle differenze di genere e di generazioni presenti fra le lavoratrici ed i lavoratori, in relazione anche alle nuove norme sulla valutazione del personale (per obiettivi).
• Azioni positive come telelavoro, part time, banca delle ore, orario personalizzato, flessibilità organizzativa etc., che tengano conto anche dell’invecchiamento della forza lavoro, senza penalizzazioni sul fronte delle opportunità di carriera ed economiche.
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