Adele Delponte - Da una lettera a un libro, i suggerimenti preziosi di una donna la cui lunga esistenza "ha coinciso, con la storia del nostro paese".
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
Sono certa che Adele concorda con la mia decisione: invece di rispondere alla sua lettera, ho sentito il bisogno di utilizzare le sue parole per rivolgermi a tutte le lettrici (ed i lettori), invitandole ad una condivisione della sua missiva e sollecitandole ad interloquire. Con lei e con ‘noidonne’. La vita di Adele è narrata nel libro di cui riportiamo la copertina. In circa 80 pagine scorre rapida una lunga esistenza che ha coinciso, come Adele stessa scrive, ‘con la storia del nostro paese’. Da una Milano proletaria degli anni trenta, con i bambini che giocavano in strada evitati dalle poche biciclette circolanti, il viaggio di Adele continua nella segheria della fabbrica della Bovisa. “Il lavoro era una grande palestra di vita”, ma a 14 anni e nel 1938 poteva accadere che una donna volesse progredire. Perfetti, allora, i corsi di stenodattilografia alla scuola festiva dell’Umanitaria fondata dalle prime amministrazioni socialiste, dai quali “usciva una mano d’opera non solo qualificata, ma anche socialmente combattiva”. Non a caso, pochi anni dopo, le donne furono “tra i maggiori diffusori della stampa clandestina” nel periodo della Resistenza. La libertà riconquistata libera energie e suscita entusiasmi: dal ’45 al ’48 “furono tempi straordinari di rinascita culturale” in cui le giovani generazioni “prendevano culturalmente coscienza di sé”. Con questo spirito nel ’55, diventata maestra, Adele insegna in una scuola in cui si sperimentano nuovi percorsi ispirati alla pedagogia di Jean Piaget e Jhon Dewey accanto ai tradizionali programmi ministeriali. L’esperienza torna utile negli anni in cui l’emigrazione inzeppa le classi di bambini meridionali che portano nella scuola culture, linguaggi e tradizioni diverse. Gli stimoli e le contestazioni trovano sintesi utile nel ‘Giornale dei genitori’ degli anni ’80 con i contributi di persone del calibro di Gianni Rodari. La scuola e la cultura sono i luoghi da cui non si può prescindere se si vuole conquistare “il proprio ruolo assieme agli altri, collettivamente, giorno per giorno”. Le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008 rappresentano una svolta storica per l’Italia. Sulle analisi delle ragioni possiamo divergere, ma cerchiamo di trovarci d’accordo - e in fretta - sulla strada da prendere perché un progetto culturale condiviso, e non gli egoismi, tornino ad essere protagonisti della storia. Adele ci offre molti utili suggerimenti.
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