Conti Viola Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Il tema della riforma delle libere professioni riaffiora ciclicamente nel dibattito economico e politico. Negli ultimi mesi la questione è tornata di attualità, sulla scia di due importanti avvenimenti: la relazione sulla concorrenza dei servizi professionali, nella quale la Commissione Europea formula alcune raccomandazioni agli Stati per una deregolamentazione del settore e la presentazione del disegno di legge Mastella che delega il Governo a procedere al riordino delle professioni intellettuali, alla riorganizzazione degli ordini, albi e collegi professionali, al riconoscimento delle associazioni professionali, alla disciplina delle società professionali. L'intervento normativo si esplica su alcuni capisaldi: libero accesso alle professioni; eliminazione dei vincoli territoriali nell'esercizio dell'attività; libera concorrenza e possibilità di effettuare pubblicità ed abolizione dell'obbligo di tariffe minime.
L'approvazione di questo disegno di legge sarebbe molto importante, perché finora sul tema delle riforme delle libere professioni si sono fatti molti dibattiti che non hanno mai avuto come conseguenza
esiti concreti. I termini generali della questione sono abbastanza semplici e possono essere sintetizzati nel seguente modo: il settore delle libere professioni è stato fino ad ora sottratto alle dinamiche concorrenziali, poiché la complessità delle prestazioni professionali comporterebbe l'impossibilità, per il fruitore del servizio, di valutare le caratteristiche e la qualità della prestazione che gli viene offerta. Tutto ciò giustificherebbe speciali forme di tutela dei consumatori che prendono forma, ad esempio, di limitazione dei soggetti che possono svolgere l'attività ai soli iscritti agli elenchi (albi tenuti dagli ordini professionali), di imposizione di tariffe minime di servizi e di divieti al professionista di farsi pubblicità. Questi vincoli, ed altri ancora, sarebbero necessari per soddisfare le esigenze dell'utenza. Questo ragionamento non è condiviso né dall'Antitrust italiana, né dalle Associazioni dei Consumatori, né dalla Commissione Europea che, focalizzando l'attenzione su sei professioni (notaio, avvocato, contabile, farmacista, architetto ed ingegnere), ha reso noto che l'Italia
risulterebbe il Paese a più elevato livello di regolamentazione. Per questo i provvedimenti di liberalizzazione contenuti nel decreto Bersani, dell'agosto del 2006, riguardanti i farmacisti, gli avvocati ed i notai, sono stati un primo, ma non sufficiente passo sulla via dell'apertura del mercato e della concorrenza. E' necessario andare avanti in tempi rapidi ed approvare il disegno di legge, che avrà conseguenze positive sui giovani laureati, non più vincolati ad estenuanti tirocini, sugli utenti, che potranno scegliere e contrattare liberamente e sulle imprese, che potranno ridurre le loro spese, che vanno dal 6 all'8%, per i servizi resi dai professionisti iscritti negli ordini.
(2 maggio 2007)
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