Manca una settimana al varo della legge di riforma Costituzionale del Senato, ma a Palazzo Madama, malgrado il superamento del fatidico articolo 2 sui criteri di nomina dei futuri Senatori, il fermento è ancora forte e continua il confronto serrato che ha coinvolto anche le donne più rappresentative del PD. La ragione è molto semplice. L'articolo 2 ha contemplato, come principio, che i Senatori futuri non siano nominati dai Consigli Regionali (come voleva il Governo) ma siano eletti con il coinvolgimento dei cittadini che, votando per i Consigli Regionali, scrivono sulla scheda anche i nomi dei Consiglieri che vorrebbero poi vedere al Senato. Ma gli scogli non sono ancora tutti superati.
Questo coinvolgimento dell'elettorato nella composizione del nuovo Senato non si è potuto scrivere nero su bianco (perché altrimenti si sarebbe modificato l'inemendabile articolo 2) ma è stato votato come principio rinviando ad una futura legge ordinaria la definizione del principio.
Tutto ben specificato, ma quanto è facile al Parlamento votare una nuova legge? A volte si impiegano anni, a volte non se ne fa niente. Ecco quindi che il fermento riprende quota e la minoranza del PD vuole che quando si arriverà a votare l'articolo 39 (sulle norme transitorie) si specifichi che il principio del coinvolgimento dei cittadini parta da subito e non sia rinviato sine die in attesa di una legge specifica.
Sarà nuova battaglia? Sarà trovato facilmente un accordo? Tutto si deve definire, come detto, nell'arco di una settimana e quindi la domanda avrà presto una risposta.
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