Dopo il femminicidio di Shahnaz e le violenze che ha subito Nosheen c'è stato il presidio e la fiaccolata. Alcune riflessioni di chi l'ha voluta e organizzata...
Martedi, 12/10/2010 - 11 ottobre 2010. Siamo arrivate a Novi Sabato sera per il nostro presidio cariche, come sempre, delle cose che immaginiamo utili: dalle coperte alle stuoie da mettere per terra, dalle spille da balia ai volantini. Manici delle scope per le bandiere, cartelloni e lumini.
Siamo arrivate a Novi trepidanti, come sempre in queste situazioni, perché non sappiamo mai in anticipo chi ci sarà, quante saremo. Di questi tempi poi sembra impossibile fare politica e indire manifestazioni senza un ufficio stampa degno di questo nome che noi non abbiamo.
Buona volontà però tanta.
Siamo arrivate a Novi accompagnate dai tanti tantissimi messaggi arrivati sulla nostra pagina di Facebook, e dall’evento lanciato tramite il web: alle otto di sera, quando noi avremmo acceso i nostri lumini in piazza, loro – donne e uomini del web – avrebbero spento i pc, le televisioni e acceso un lume sulla finestra.
Come avevamo già fatto durante la Staffetta. Così è stato.
E quando abbiamo cominciato a delimitare la piazza di Novi con i nostri striscioni bandiere stuoie e ad accendere i lumini sono arrivate le donne, tante: donne nate in Italia e donne nate altrove che oggi vivono nel nostro Paese.
Ci siamo sedute in cerchio, chi per terra, chi sulle sedie prestate dal giovane del bar di fronte, diversamente abbigliate, diversamente pettinate e truccate e subito ci siamo messe a parlare, le une con le altre. Abbiamo cominciato a parlarci come fanno le donne quando si trovano vicine, faccia a faccia. Donne con bambini, donne di diverse generazioni, madri e figlie.
Oltre alle donne di Novi, Carpi, Modena e dei paesi vicini sono arrivate le donne dell’Udi di Ravenna, della Casa delle Donne contro la Violenza di Modena, rappresentanti delle istituzioni, della politica e della cultura. L’Udi e circolo Artemisia di Sassuolo, il Cif di Carpi con i messaggi del Cif nazionale e regionale. Da Reggio Emilia sono venute le donne dell’Associazione Non da Sola e del Gruppo archivio. Spero di aver nominato tutte.
Non c’era bisogno di urlare slogan, parole d’ordine, il solo fatto di essere lì insieme mostrava in modo evidente a tutti quelli che passavano che abbiamo lo stesso corpo, che abbiamo la volontà di ritrovarci fuori dalle logiche, dai limiti e dalla violenza che il patriarcato, in ogni latitudine, impone alle donne per moderarle.
E’ stata una serata unica e intensa che mi ha ricordato altri momenti, ugualmente delicati, in cui è stato fondamentale incontrare l’altra diversa da me per vincere le tante battaglie di civiltà che abbiamo combattuto in questo Paese.
Battaglie che troppo spesso, in televisione, ma anche al cinema e sui media, vengono rivendicate da questo o da quel personaggio politico, dimenticando con troppa facilità che senza le associazioni femminili e senza la società civile, tante leggi non si sarebbero potute avere: nuovo diritto di famiglia, divorzio, tutela della lavoratrice madre, 194…
Penso che quanto è accaduto a Novi segni una svolta perché sabato si è visto in modo chiaro e inequivocabile che l’Udi, grazie alla sua pratica e alla sua tradizione, sa intrecciare relazioni tra donne, penso anche che possa segnare una svolta nel rapporto e nel dialogo con le istituzioni. Sono sicura che questi giorni hanno reso evidente che certe battaglie si vincono solo insieme, ciascuno con il suo ruolo e con le sue competenze e che nessuno-nessuna può considerarsi autosufficiente.
La democrazia ha bisogno di tutti, in questo momento storico, di TUTTE.
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