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Rifiuti e ambiente nell’Occhio del Riciclone

Rifiuti e ambiente nell’Occhio del Riciclone

Percorsi cooperativi - Recuperare, riciclare, riutilizzare. Tutto può essere trasformato e trovare una nuova collocazione. Ci spiegano come Maya Battisti e Francesca Patania, Presidenti della Onlus e della Cooperativa Occhio del Riciclone

Silvia Vaccaro Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

 Lo smaltimento dell’immondizia rappresenta un bel fardello per le amministrazioni locali. In un paese che ricicla circa il 39% dei rifiuti urbani prodotti (dati Rapporto Rifiuti ISPRA 2013) - dato lontano dall’obiettivo di riciclo fissato dall'Unione europea al 50% entro il 2020 - i governi regionali e comunali hanno tutto l’interesse a incentivare le operazioni di recupero e riuso di scarti, oggetti e materiali vari, che, dopo essere stati trasformati in nuovi prodotti, sono pronti ad essere nuovamente immessi sul mercato. Nel Lazio, dopo la chiusura di Malagrotta, la situazione non è propriamente sotto controllo e sono troppe ancora le tonnellate di rifiuti che finiscono nelle discariche invece di essere differenziati e, ove possibile, riutilizzati. 



Al fine di sensibilizzare gli amministratori locali, che rivestono un ruolo importante nello sviluppo dei territori, lo scorso 8 aprile la provincia di Roma ha organizzato F.A.I. RIUSO! Formare Amministratori e Imprese al RIUSO, in collaborazione con Occhio del Riciclone Onlus. Sensibilizzare dunque, ma anche fornire agli amministratori e alle imprese, profit e no profit, coinvolte nella gestione dei rifiuti un quadro aggiornato delle esperienze realizzate sul territorio nazionale in tema di riutilizzo e preparazione al riutilizzo fornendo gli indispensabili strumenti conoscitivi per la pianificazione di interventi. “Occhio del Riciclone nasce nel 2003 per promuovere il riutilizzo. Abbiamo istituito il nostro centro di ricerca per sviluppare progetti e dare il sostegno ad un approccio tecnico e scientifico sul tema - spiega la Presidente Maya Battisti. Nel riutilizzo ci sono tante opportunità, a partire dal mettere in atto politiche ambientali virtuose sottraendo una gran parte dei rifiuti fino allo smaltimento alle tante possibilità occupazionali nella filiera del riuso. Tanto valore che può tornare sui territori”. Tra le attività della Onlus, il progetto Life-Plus Ambiente PRISCA che si propone di dimostrare la fattibilità di un centro di riuso (in sperimentazione a Vicenza) a cui afferiscono beni dai vari punti di raccolta comunali. Il centro smista, controlla, igienizza, ordina e produce nuovi oggetti da vendere all’ingrosso o al dettaglio. “L’obiettivo è mettere in contatto quello che viene intercettato nei centri di raccolta e il mercato, attraverso una gestione efficace e trasparente”.



Durante l’incontro in Provincia è emerso quanto ci sia ancora da fare partendo dalla sistematizzazione delle esperienze. Urge anche una legge che ancora non c’è. Non esiste infatti una normativa certa che regoli il funzionamento del riutilizzo sia a livello europeo che nazionale, e questa mancanza condiziona fortemente lo sviluppo del settore, secondo Maya Battisti, che aggiunge un altro dato critico “L’alternanza dei politici e dei governi ha reso molto difficile riuscire a portare a compimento i progetti, trovandoci sempre di fronte a nuovi interlocutori. È molto importante una certa continuità istituzionale per le nostre attività”. Che l’usato sia un settore su cui la politica dovrebbe investire lo dicono i dati. Complice la crisi economica, sempre più italiani fanno acquisti nei negozi dedicati all’usato: ben 3.283 sul territorio nazionale, di cui 430 solo nel Lazio. Secondo i dati forniti dall’Occhio del Riciclone, a questi si devono aggiungere le 2.444 microimprese dell’usato di cui 1.886 composte da ambulanti realizzanti oltre il 50% del fatturato del settore. Roma, inoltre, si conferma la città con la maggiore presenza di mercati dell’usato come Porta Portese o il Mercatino Franchising ma mancano totalmente delle cooperative organizzate presenti invece in Nord Italia o in Europa. La possibilità di istituire centri come quello in sperimentazione con il progetto PRISCA va esattamente in questa direzione, nell’ottica di rendere la vita più semplice anche a questi commercianti. “Il cliente all’ingrosso per eccellenza di un centro di recupero è il settore dell’usato, che è composto da rigattieri, ambulanti, negozi conto terzi, e molti venditori informali. Spesso un grosso problema è proprio la tracciabilità delle merci: acquistandole in un centro come quello di Vicenza, questi venditori potrebbero emergere dall’informalità”.



#foto5sx#Dal 2005, alla Onlus si è aggiunta la cooperativa Occhio del Riciclone, spin-off dell’associazione, che produce le borse della linea belt-bage, realizza accessori e oggetti, sempre con materiali di scarto, lavorando su commissione di aziende profit e no-profit. La Presidente è Francesca Patania, geologa siciliana, con una passione per la moda che rispetta l’ambiente. “Inizialmente utilizzavamo abiti usati, ovvero scarti post-consumo. Poi abbiamo capito che, mentre gli abiti usati hanno già i loro canali di riciclo, gli scarti pre-consumo finirebbero in discarica, non avendo un canale di riutilizzo. Per fare un esempio, le nostre borse sono fatte con le cinghie delle auto che noi stessi andiamo a recuperare negli sfasci”. Non solo borse, ma anche merchandising per le aziende. “Per le aziende no profit produciamo merchandising che vendono sul sito per le campagne di fundraising. Le aziende profit invece ci chiedono articoli per clienti e dipendenti”. Tra le attività anche corsi di formazione sul riciclo e riutilizzo nelle scuole e in alcune aziende che vogliono dare nuove competenze ai lavoratori.



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